< Previous21 L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2022 PERSONAGGI / di Sergio Ferraris* O eccellenza su qualità della vita, ecologia e benessere o discarica d'Europa. Le due alternative per l'Italia, secondo Lorenzo Fioramonti, sono queste D eputato, già ministro dell'Istruzione, economista, Lorenzo Fioramonti, è impegnato sul fronte dell'ecologia politica con un'attenzione particolare alle questioni economiche. Ecco ciò che ci ha detto su come coniugare ecologia, clima, economia e sociale, oggi, in Italia. Pil, sviluppo economico e clima. Abbiamo visto che nel 2020 a fronte di una diminuzione del 6% del Pil, le emissioni sono diminuite di circa la stessa percentuale, ma solo per pochi mesi. Gli obiettivi europei al 2030 prevedono il 55% in meno di emissioni. Com'è possibile disaccoppiare il Pil dalle emissioni in così poco tempo? «Non è possibile disaccoppiare il Pil dalle emissioni, senza cambiare il concetto di Pil. Il Pil misura come un vantaggio economico qualunque tipo di transazione, anche quelle che fanno male alle persone, alla salute e all'ambiente. Noi dovremmo invece avere un Pil che distingue tra le transazioni Bivio Italia22 L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2022 che fanno bene all'economia, alla società e quelle negative. Per esempio, più gente si ammala più sale il Pil perché si spende di più per farmaci, prestazioni sanitarie e così via. Un Pil intelligente nel XXI secolo dovrebbe distinguere il tipo di consumo che aggrava le condizioni di salute o che è conseguenza di una pessima salute, rispetto a quello per rimanere in buona salute. E lo stesso vale per l'ambiente. Come dicono sia gli scienziati del clima sia quelli dell'economia, dobbiamo rivedere che cosa significa "essere un'economia che va bene". Dal mio punto di vista un'economia che va bene è quella nella quale si migliora la qualità della vita di tutti». In Italia con la crisi energetica, la politica tassa le rinnovabili e fa nulla sulle fossili. Come mai? «Si tratta di una scelta miope. Credo che l'idea alla base sia quella di racimolare il più possibile e allora qualcuno avrà detto: ‘eh sì, ma i carburanti fossili sono già tassati tanto, perché ci sono le accise su benzina, sul diesel e ci sono tasse un po' ovunque e allora tassiamo altre forme di produzione energetica come le rinnovabili’. Questo è un errore perché le fonti rinnovabili sono quella parte di Pil che ha effetti, per così dire, benefici e che al contrario vanno detassate non per fargli un favore, ma perché hanno effetti positivi sulla salute e sull'ambiente. È necessario che si pensi sempre al fatto che ogni volta che c'è un effetto positivo sulla società e sull'ambiente ci sono meno problemi per lo Stato e quindi meno tasse per i cittadini. È necessario fare esattamente il contrario di ciò che è stato fatto. Dovremmo capire che rimanere ancorati al carbone, al petrolio e al gas significa rinunciare a una grande spinta innovativa della nostra economia. Continuare a distruggere l'ambiente vuol dire rinunciare a modernizzarsi». In Italia abbiamo eccellenze industriali sulla sostenibilità che non riescono a imporre delle politiche industriali a livello delle sfide. Qual è il problema? «È un problema culturale, non si considerano questi settori fondamentali e importanti. Li si valuta come interessanti e in crescita, ma non sono visti come la spina dorsale dell'economia. L'idea di molti politici, ma anche di molti giornalisti, è che l'unica economia valida sia quella pesante e tradizionale, ma non è certo in quel contesto che si generano posti di lavoro e si crea sviluppo. C'è anche un problema di strategia di quel mondo produttivo. Manca ancora la consapevolezza, nel mondo dell'economia circolare e delle rinnovabili, che le filiere industriali dell'economia della sostenibilità si devono unire, devono fare un'attività di pressione insieme, devono agire come una vera e propria lobby positiva. Oltre a ciò c'è un problema strategico. È necessario il cambiamento anche dal lato della domanda, non solo dell'offerta. La domanda di cambiamento che deve venire dai ceti produttivi non è aggregata e affiatata, mentre purtroppo quelli che vogliono mantenere lo status quo e che vogliono continuare a produrre come il secolo passato sono molto ben organizzati. Loro sì che hanno una strategia». Solo l'8,6% del materiale al mondo ha origine dal riciclo ed è una percentuale in lieve diminuzione. In che modo e in che tempi va affrontata l'economia circolare? «Penso che il concetto di circolarità debba diventare l'unico modello produttivo. La circolarità deve diventare la modalità operativa generale, il modus operandi dell'economia. Noi dobbiamo avere delle regole macroeconomiche che dicano: dovete produrre secondo le regole della circolarità, perché la produzione non 23 L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2022 *Giornalista scientifico, caporedattore L'Ecofuturo Magazine può più avvenire a spese dell'ambiente e stiamo esaurendo le risorse del Pianeta. Punto. Ciò significa anche rivedere la circolarità, che non è solo riciclo. Si tratta di un concetto di circolarità molto più ambizioso e intelligente. Se pensassimo di riciclare tutto, tecnologicamente ci sarebbero dei grandi problemi. Non è possibile riciclare tutto e non è possibile riciclare costantemente, perché si sfidano i princìpi della termodinamica, visto che si produce una perdita d'energia ad ogni passaggio. Lo vediamo per esempio con il trattamento dei rifiuti. Non è così facile avere a valle un sistema di riciclo di tutto ciò che produciamo. È molto complesso separare alcuni materiali e spesso diventa un incubo per il cittadino e per chi si occupa di nettezza urbana. La circolarità deve essere prevista a monte. È necessario produrre in maniera diversa e soprattutto riutilizzare. Non dobbiamo avere 100 mila idee su come riciclare, bastano le regole. Abbiamo proposto delle leggi che incentivino il riuso e non serve più l'innovazione tecnologica, serve quella sociale». Ecologisti in Italia. Come mai a livello politico l'ecologia non riesce a uscire dalla nicchia ristretta? Che cosa ritiene non sia convincente sul fronte della politica ecologista? Ci sono tre tipi di problemi. Il primo è culturale, di gran parte dei cittadini e del mondo dell'informazione, che non credono nella trasformazione ecologica. Per tentare di ovviare a ciò, da ministro dell'Istruzione, ho voluto che l'insegnamento della sostenibilità e dei cambiamenti climatici diventasse obbligatorio nelle scuole. Non possiamo più permetterci di non avere una formazione che ci renda capaci di affrontare questi problemi. L'ignoranza degli effetti sugli ecosistemi è una grave lacuna e diventa anche un problema dal punto di vista della creazione di imprese e di lavoro. Gli italiani escono dalle scuole con molte meno conoscenze su questi temi rispetto ai tedeschi, ai finlandesi e agli svedesi e sono meno efficienti su ciò che si deve fare in questa nuova economia. Il secondo è un problema di linguaggio da parte del mondo ambientalista. Nel nostro Paese l'ambientalismo politico è troppo e da troppo tempo concentrato sul problema ambientale come se fosse una questione di pura conservazione dell'esistente, mentre va affrontato come una grande opportunità economica e di rivoluzione del sistema produttivo. Bisogna far capire alle persone che parlare di ecologia oggi significa parlare di economia, di innovazione, di creazione di quelle imprese che saranno competitive domani. Il terzo problema, grave, è che gli ecologisti in genere non si vogliono bene. Tra di loro si disgregano. C'è una disgregazione sconvolgente nel mondo degli ambientalisti ed ecologisti italiani che non si trova in altri settori, come per esempio in quello fossile che al contrario è molto ben organizzato, ha delle lobby, dei club che producono delle azioni congiunte e quindi hanno forza politica che il mondo dell'ecologia non ha, molto spesso per vanità e narcisismo». Come immagina l'Italia al 2040? «Immagino l'Italia che è diventata la nazione del benessere in Europa, nel quale si trasferiscono i giovani imprenditori europei perché vogliono vivere in un Paese dove si fa innovazione e dove al tempo stesso si ha una qualità della vita eccellente. Vorrei che l'Italia diventasse un attrattore mondiale su questo fronte, perché sempre più innovatori nel mondo si trasferiscono non solo nei paesi dove si fanno soldi, ma dove questi soldi si possono spendere in cambio di un'ottima qualità della vita. Possiamo arrivarci a patto che l'Italia di oggi, del 2022, abbia compreso che questa è la sua vocazione. Se invece l'Italia continua a immaginarsi legata al modello di sviluppo del passato, avremo un Paese che diventerà la pattumiera d'Europa». ▲26 ANALISI Un Piano epocale di Maurizio Fauri 30 DIBATTITO Atomi e fotoni di Giuliano Gabbani 34 OPPORTUNITÀ PNRR in piccolo di Giorgia Marino 37 PROPOSTE Idee per il PNRR di Fabio Roggiolani 40 CRITICITÀ Poco clima per la ripresa di Ivan Manzo 42 ECONOMIA CIRCOLARE Troppi rifiuti di Rudi Bressa 44 OPINIONI PNRR poco verde di Angelo Bonelli 46 TESTIMONIANZE L’oro giusto di Tiziana Giacalone 48 AGRICOLTURA Gocce elettriche di Giorgia Burzachechi 50 IL PUNTO Miracolo nel Bel paese di Karima Oustadi 51 L'AMBIENTE IN NUMERI Un PNRR di numeri di Sergio Ferraris FOCUS RipartireL'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2022 26 I l Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (acronimo PNRR) è un documento redatto dal governo italiano per illustrare le modalità di investimento dei fondi speciali stanziati dall’Unione Europea per lo sviluppo sostenibile e il rilancio dell’economia degli Stati membri dell’UE nella ripresa post-COVID (https://bit.ly/3L2yopM). Il Piano è stato realizzato seguendo le linee guida emanate dalla commissione europea. Nell’ambito del PNRR, l’Italia gestirà 235,12 miliardi di Euro di cui: • 191,5 miliardi di origine comunitaria (68,9 miliardi di sovvenzioni e 122,6 miliardi di prestiti) da impiegare nel periodo 2021-26; • 13 miliardi di euro nell’ambito del programma Assistenza alla ripresa per la coesione ed i territori d’Europa; • 30,62 miliardi stanziati dal governo italiano con decreto L’opportunità del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è storica e non deve essere persa Un piano epocale ANALISI / di Maurizio Fauri* Foto di Gerd Altmann da Pixabay L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2022 27 legge per completare i progetti previsti nel Piano. Il PNRR è un pacchetto di investimenti e riforme articolato in sei missioni cui andranno le risorse comunitarie così suddivise: • digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo (~ 41 miliardi); • rivoluzione verde e transizione ecologica (~ 60 miliardi); • infrastrutture per una mobilità sostenibile (~ 25 miliardi); • istruzione e ricerca (~ 31 miliardi); • inclusione e coesione (~ 20 miliardi); • salute (~ 15 miliardi). Il PNRR non contempla solo investimenti economici, ma prevede anche una serie di riforme legislative sia per l’attuazione del piano sia per la modernizzazione dell’Italia. Le riforme sono una condizione indispensabile per l’ottenimento dei finanziamenti. Lo stanziamento dei fondi europei è vincolato al rispetto dei target prefissati e ai progressi ottenuti con i programmi di sviluppo finanziati con le risorse europee. A dicembre 2021 sono stati raggiunti 35 dei 51 obiettivi pianificati nel PNRR per il 2021, con la previsione dell’approvazione di 24 misure di investimento e 27 riforme da adottare. DIGITALIZZAZIONE, INNOVAZIONE, COMPETITIVITÀ, CULTURA E TURISMO La Missione 1 mira complessivamente a ridurre i divari strutturali di competitività, produttività e digitalizzazione e si articola in tre componenti. M1C1 La Componente 1 (“Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA”) ha l’obiettivo di trasformare e digitalizzare la Pubblica Amministrazione. M1C2 La Componente 2 (“Digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo”) promuove l’innovazione e la digitalizzazione del sistema produttivo. M1C3 La Componente 3 (“Turismo e cultura 4.0”) intende rilanciare i settori economici della cultura e del turismo. Il Piano punta a portare, entro il 2026, connessioni a banda ultra-larga su tutto il territorio nazionale con copertura di 9 mila edifici scolastici ed oltre 12 mila strutture sanitarie. RIVOLUZIONE VERDE E TRANSIZIONE ECOLOGICA La Missione 2 dispone del 30,05% dei fondi del PNRR ed è suddivisa in quattro componenti. M2C1 La Componente 1 (“Economia circolare e agricoltura sostenibile”) si prefigge il miglioramento della gestione dei rifiuti e dell’economia circolare, nonché lo sviluppo della filiera agricola/alimentare smart e sostenibile. M2C2 La Componente 2 (“Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile”) prevede investimenti e riforme per incrementare la penetrazione delle fonti rinnovabili, rendere le reti più smart e resilienti, decarbonizzare alcuni segmenti industriali e gli usi finali. M2C3 La Componente 3 (“Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici”) è indirizzata all’incremento del livello di efficienza degli edifici migliorandolo con tutte le tecnologie possibili. M2C4 La Componente 4 (“Tutela del territorio e della risorsa idrica”) intende rendere l’Italia più resiliente ai cambiamenti climatici, proteggere la natura e le biodiversità, nonché garantire la sicurezza e l’efficienza del sistema idrico. Per conseguire gli obiettivi del Green Deal europeo, l’UE dovrà incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili di almeno 500 GW entro il 2030 e chiede agli Stati membri di realizzare il 40 per cento di questo obiettivo entro il 2025 nell’ambito dei PNRR. o di Gerd Altmann da Pixabay L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2022 28 INFRASTRUTTURE PER UNA MOBILITÀ SOSTENIBILE La Missione 3 si articola in due componenti e mira a rendere, entro il 2026, il sistema infrastrutturale più moderno, digitale e sostenibile per supportare lo sviluppo della mobilità green. M3C1 La Componente 1 (“Investimenti sulla rete ferroviaria”) ha l’obiettivo principale di potenziare il trasporto su ferro di passeggeri e merci, aumentando la capacità e la connettività della ferrovia. Sono previsti interventi per: il completamento dei principali assi ferroviari ad alta velocità ed alta capacità; l’integrazione fra questi e la rete ferroviaria regionale; la messa in sicurezza dell’intera rete ferroviaria. M3C2 La Componente 2 (“Intermodalità e logistica integrata”) prevede interventi a supporto dell’ammodernamento e della digitalizzazione del sistema della logistica. Il PNRR prevede inoltre investimenti, con risorse nazionali, per: • il miglioramento della sicurezza stradale; • l’incremento della resilienza climatica/sismica di ponti e viadotti; • lo sviluppo del sistema portuale per il miglioramento della competitività, capacità e produttività dei porti italiani; • ulteriori interventi di rafforzamento del servizio ferroviario regionale. ISTRUZIONE E RICERCA La Missione 4 riconosce le criticità del sistema italiano di istruzione, formazione e ricerca e intende rafforzare le condizioni per lo sviluppo di un'economia ad alta intensità di conoscenza, di competitività e di resilienza. La Missione 4 prevede due componenti. M4C1 La Componente 1 (“Potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione: dagli asili nido alle università”) cerca di colmare o ridurre, in tutti i gradi di istruzione, le carenze strutturali nell’offerta dei servizi di educazione e istruzione primarie. M4C2 La Componente 2 (“Dalla ricerca all’impresa”) prevede un significativo aumento del volume della spesa in ricerca e sviluppo e un più efficace livello di collaborazione tra la ricerca pubblica ed il mondo imprenditoriale. INCLUSIONE E COESIONE La Missione 5 si articola in 3 Componenti e riguarda il contrasto alle discriminazioni di genere, l’incremento delle prospettive occupazionali dei giovani, il sostegno all’imprenditorialità femminile, il riequilibrio territoriale e lo sviluppo del Mezzogiorno e delle aree interne del Paese. M5C1 La Componente 1 (“Politiche per il lavoro”) ha l’obiettivo strategico di aumentare il tasso di occupazione, ridurre il mismatch di competenze, aumentare quantità e qualità dei programmi di formazione dei disoccupati e dei giovani. M5C2 La Componente 2 (“Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore”) punta a valorizzare le politiche sanitarie, urbanistiche, abitative, dei servizi per l’infanzia, per gli anziani, per i soggetti più vulnerabili. M5C3 La Componente 3 (“Interventi speciali per la coesione territoriale”) intende riattivare lo sviluppo economico delle Zone Economiche Speciali (ZES) attraverso il miglioramento delle infrastrutture di servizio. *Professore dipartimento Ingegneria civile, ambientale e meccanica, Università di TrentoL'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2022 29 SALUTE La Missione 6 si compone di 2 Componenti ed è tra le più importanti, specialmente dopo l’attuale esperienza della pandemia di Covid-19. M6C1 La Componente 1 (“Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale”) intende rafforzare le prestazioni erogate, l'assistenza domiciliare (fino ad almeno il 10 % degli over 65 anni, entro la metà del 2026), lo sviluppo della telemedicina ed una più efficace integrazione con tutti i servizi socio-sanitari. M6C2 La Componente 2 (“Innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale”) include misure per il rinnovamento e l'ammodernamento delle strutture tecnologiche e digitali esistenti, il completamento e la diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), una migliore capacità di erogazione e monitoraggio dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Da quanto illustrato, il PNRR traccia un programma di sviluppo di grandissimo respiro e rilevanza che copre tutti i settori, da quello sociale a quello ambientale, da quello economico a quello sanitario. Il PNRR rappresenta un'opportunità storica, senza precedenti, che l’Italia può e deve cogliere. ▲ Maurizio Fauri nella Commissione tecnica nazionale per il PNRR Mentre stiamo componendo questo numero della rivista, riceviamo una notizia che ci riempie di gioia e di soddisfazione: Maurizio Fauri, amico storico di Ecofuturo nonché autore di questo articolo, è stato appena nominato nella Commissione tecnica nazionale sul PNRR-PNIEC. L'organismo si occuperà della valutazione ambientale dei progetti finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e dei progetti attuativi del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC). Fauri è Professore di Sistemi Elettrici per l’Energia presso l’Università degli Studi di Trento, Presidente della società Polo Tecnologico per l’Energia, Presidente della Commissione Tecnica IMQ “Certificazioni del personale e certificazioni ambientali di prodotto e imprese” per la stesura delle regole di certificazione, Presidente della giuria GoodEnergyAward, che mira a valorizzare le capacità imprenditoriali e le performance nel settore dell’efficienza energetica e vanta numerosi altri titoli. Ma soprattutto è membro del Comitato Scientifico di EcoFuturo e ispiratore nel corso degli anni di tante nostre iniziative. Ora dovrà sicuramente lasciare qualche incarico, dal momento che l’impegno in Commissione a Roma è a tempo pieno. Ma siamo certi che troverà sempre un po’ di tempo per Ecofuturo e porterà nella Commissione del Pnrr, oltre alle sue straordinarie competenze, anche un po’ dei sogni della nostra rete. Tanti auguri per questa nuova avventura, caro Maurizio. Jacopo Fo, Fabio Roggiolani, Michele DottiNext >