< Previous40 L'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2021 Conflitti e infrastutture Indicativo è il caso del fiume del fiume Indo, condiviso, tra gli altri da India e Pakistan. Per quasi sessant'anni il Tratta- to sulle acque dell'Indo (IWT) è sopravvissuto alle tensioni diplomatiche, ma i recenti progetti di infrastrutture idriche a monte hanno riacceso i conflitti. Inoltre il peggioramento degli effetti del cambiamento climatico sui ghiacciai hima- layani potrebbe aumentare la probabilità di disastri e mi- nacciare la sicurezza idrica a lungo termine delle comunità. Sulla base dei confini creati nel 1947 dopo aver ottenuto l’indipendenza dall’Inghilterra, l’India acquisì la parte del bacino idrografico dell’Indo a monte rispetto al Pakistan. La pianura alluvionale dell’Indo, nella quale vive la maggior parte della popolazione pakistana, è una delle più grandi regioni agricole dell'Asia. Circa il 90% del cibo del Pakistan e il 65% della sua occupazione dipendono dall'agricoltura e dalla zootecnia sostenute dalle risorse idriche legate alla presenza del fiume. A seguito della volontà del governo indiano di costruire una serie di dighe sul corso e lungo i suoi affluenti (si veda il progetto della centrale idroelettrica di Kishanganga), sono esplose tensioni diplomatiche tra i due Stati. Anche le narrative politiche e mediatiche aumen- tano la probabilità di conflitto. L’escalation di sospetto e sfiducia tra i due Stati è usata per provocare sentimenti anti-indiani da una parte e anti-pakistani dall’altra, fornen- do terreno fertile per ulteriori ostilità e conflitti. Nel complesso quadro globale, segnato principalmente- dalle azioni umane (benvenuti nell’era dell’Antropocene), le risorse scarse, esauribili e depauperabili, come l’acqua, dovranno essere gestite in modo sempre più avveduto e dovranno essere tutelate. Questo proposito sarà necessario sia per permettere agli equilibri ecosistemici di mantenersi intatti e stabili nel tempo, evitando il collasso del sistema Terra (riprendendo la linea di Rockstrom) sia per garantire a tutta l’umanità l’accesso ad un bene di primaria impor- tanza per la vita. ▲42 L'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2021 ABITARE / di Ivan Manzo S ebbene l’acqua sia l’elemento primario della vita, non è detto che per il nostro benessere debba tro- varsi proprio ovunque. Oltre ai problemi degli at- mosferici avversi, c’è una serie di “eventi minori”. È il caso delle infiltrazioni di acqua, capaci di rendere le mura domestiche umide, meno solide e poco salutari. Il problema della “risalita capillare” Le infiltrazioni nelle case non sono soltanto guidate dalle piogge ma dipendono da ciò che succede sotto i nostri pie- di. Il fenomeno della risalita capillare è quel processo na- turale che spinge l’acqua verso l’alto, dal terreno alle mura delle abitazioni e la cosa interessa tra il 10% e il 20% del patrimonio edilizio in Italia. Avviene grazie a una corrente L’acqua a volte si trova dove non vorremmo, come nel caso dell'umidità nelle abitazioni Il danno è umido elettrica generata da acque sotterranee che possono tro- varsi tanto a due quanto a cinquanta metri di profondità. Una volta che l’acqua si “sfrega” con il terreno, cede degli elettroni che, tramite il processo di “ionizzazio- ne”, creano una corrente elettrica (in questo caso si tratta di un flusso di elettroni continuo) che veicola l’acqua verso l’alto. Il problema affligge i piani terra degli edifici ma può spingersi fino a diversi metri. Quando accade, il carico della struttura si appesantisce di diverse tonnellate met- tendo a rischio la stabilità dell’abitazione. Diversi studi sulla sicurezza degli edifici, hanno dimostrato che un muro umido si comporta diversamente rispetto a uno asciutto in presenza di un evento sismico. Nei muri umidi con il passare del tempo si sviluppano fenomeni di salinità. I sali, presenti nel terreno e negli stessi materiali da costruzione, veicolati dall'acqua, si concentrano all'interno del muro generando grossi dan- ni (crepe e spaccature). In molti, grazie al fermento sul mercato suscitato dal Superbonus 110%, si preparano a far costruire cappotti termici alle proprie abitazioni. Con i muri umidi i risultati potrebbero non essere quelli sperati. La parte isolante, a contatto con l’umidità, po- trebbe perdere fino all’80% della sua efficaci, rendendo così vana un’operazione altrimenti vantaggiosa sia sotto l’aspetto ambientale e sia sotto quello economico. Umidità e muffe: i pericoli per la salute L’umidità è uno dei problemi più fastidiosi e dannosi per il comfort abitativo, abbassa la temperatura intern,a de- grada i materiali, dà luogo a muffe che durante la loro crescita generano piccole spore che si disperdono nell’a- ria. Sul sito del ministero della Salute si legge che «all’e- sposizione alle muffe e all’umidità domestica si associa una maggiore prevalenza di sintomi respiratori, come asma e danni funzionali respiratori […] i risultati com- plessivi di studi trasversali su bambini di 6-12 anni han- no confermato la relazione positiva tra la muffa visibile e la tosse notturna e diurna dei bambini e, nelle famiglie più affollate, la relazione con asma e sensibilizzazione ad allergeni inalanti». Il dispositivo, italiano e resiliente, per vincere la sfida dell’umidità Nel nostro Paese la stragrande maggioranza delle soluzio- ni offerte dal mercato è data da intonaci traspiranti, aeranti e deumidificanti, intonaci “macroporosi”, a base di cemen- to o di calce. Soluzioni, adottate anche dagli enti pubbli- ci incaricati alla gestione del patrimonio edilizio, che si sono rivelate insufficienti. Come “eliminare l’acqua” in un modo efficace e continuo? Ne abbiamo parlato con Luigi Vantangoli, titolare dell’azienda Atena che ha inventato la tecnologia “Dry Up” basata sui campi elettromagnetici. «Tengo a specificare che si tratta di campi elettromagnetici ‘naturali’ – ha esordito Vantangoli -. ‘Dry Up’ è una tec-44 L'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2021 nologia innovativa che non lavora direttamente sulle molecole d’acqua, non è invasiva e utilizza meno dispositivi di quella alimentata a energia elettrica». L’obiettivo di “Dry Up” è di armonizzare il campo magnetico naturale. «Il dispositivo della grandezza di un libro, lavora per rimuovere la differenza di potenziale elettrico, ristabilendo quell’equilibrio naturale che permette all’ac- qua di tornare nel terreno grazie alla legge di gravità. È un dispositivo che, grazie al lavoro di anni, non risente di alcun fattore esterno. Dato che non è collegato ad alcuna rete elettrica, “Dry Up” in passato risentiva di eventi esterni in grado di alterare il campo elettromagnetico, come tempeste solari e terremoti. Oggi la tecnologia è talmente matura da autoconfigurarsi, restando sempre stabile nella sua azione». “Dry Up” è utilizzabile in tutti i tipi di edifici e già dopo due-tre mesi si vedono i primi risultati, soprattutto in termini di salubrità (superficie del muro asciutta, senza muffe e cattivi odori). Vantango- li ha dichiarato: «Credo che siamo gli unici al mondo a lavorare sulle onde di forma degli edifici. Il problema dell’umidità nelle case non va preso sottogam- ba, poiché mina la stabilità della struttura. Nella basilica Sant’Apollinare Nuo- vo di Ravenna, dove stiamo lavorando, abbiamo stimato in 28 tonnellate l’ac- qua presente per risalita capillare. Un peso elevato che grava sulle fondamenta». In conclusione, “Dry Up” è un dispositivo intelligente che applica il concetto di resilienza al mondo della ricerca e dello sviluppo. E, per giunta, si tratta di tecnologia del tutto italiana. ▲ Il Dry Up di Atena46 L'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2021 ENERGIA / di Cecilia Bergamasco* Un ciclo rinnovabile Acqua ed energia hanno un legame indissolubile che arriva dalla storia I l nexus tra acqua ed energia è profondo e indissolu- bile. Da sempre la produzione e la trasmissione di energia richiedono grandi quantità di acqua, non solo l’idroelettrico, ma anche il nucleare o il termo- elettrico, dove l'acqua è il mediatore indispensabile tra la fonte di energia e l'energia prodotta. L’acqua oltre a es- sere una fonte di energia o un mezzo di raffreddamento per le centrali termoelettriche e nucleari, è anche un “am- biente” in cui realizzare impianti per la produzione di energia; parliamo dell’eolico off shore e del fotovoltaico galleggiante, quest’ultimo ad oggi pressoché inesistente fatta eccezione per pochi impianti al mondo. 47 L'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2021 Idroelettrico, l’energia dell’acqua per eccellenza L’Italia annovera un’antica tradizione nell’ambito idroelettrico, attorno all’arco alpino, con particolare concentrazione in Lombardia. Questa forma di energia è ancora la principale tra le fonti rinnovabili con il suo 41% (dati GSE) della generazione verde nazionale e il 15% sul totale dell’energia elettrica prodotta in Italia. Fanno la parte del leone, i grandi impianti idroelettrici costruiti nel secolo scorso e fino ai primi anni 2000, poi- ché dopo quella data solo impianti di mini idroelettrico (con potenza inferiore ai 500 kW), hanno visto la luce grazie ha un minore impatto ambientale e investimen- ti più contenuti rispetti alle gran- di centrali idroelettriche. Di questo, ne parliamo in dettaglio nell’intervista con Paolo Picco, presidente di Federidroelettrica. Un mare di energia L’energia dalle maree deriva dal moto periodico di salita e disce- sa di grandi masse di acqua at- tratte dall’azione gravitazionale della luna e del sole. Ci sono due modi per sfruttare le maree, il primo è la costruzione di una barriera che è scavalcata dalle ac- que quando si innalzano, il se- condo prevede l’uso di opportu- ni idrogeneratori, simili a pale eoliche, che sfruttano il moto delle acque. I sistemi a barriera difficilmente sono utilizzati perché, oltre a es- sere molto costosi, sono impat- tanti sotto l’aspetto ambientale. Attualmente, la produzione di energia dalle onde soddisfa lo 0,02% della domanda energetica in Europa ma se, come previsto, si arrivasse a coprire il 10% del fabbisogno energetico europeo entro il 2050 con lo sfruttamento combinato anche delle maree, sarebbe possibile pro- durre energia per due intere nazioni come Francia e Grecia, oppure sostituire 90 centrali elettriche a carbo- ne, un terzo degli impianti europei attualmente in fun- zione. Si ridurrebbe in modo indicativo la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili, che oggi ge- nera una bolletta da 400 miliardi di euro l’anno, doven- do coprire oltre il 50% dei consumi. Le zone con il più alto potenziale di energia dalle onde sono le coste oc- cidentali della Sardegna nei pressi di Alghero e della Corsica e anche il Canale di Sicilia e le aree costiere di Algeria e Tunisia. L'Italia è il Paese più avanzato del ba- cino mediterraneo per ricerca e sviluppo di dispositivi; esistono siti di prova a Pantelleria, Reggio Calabria, Napoli e nell’Adriatico. La Sardegna, secondo uno studio dell’Enea, è l’area che potrebbe produrre il maggior quantitativo di energia dal mare, con un potenziale di 13 kW per metro di co- sta, valore simile a quello dei Paesi europei all’avan- guardia, come la Danimarca. I ricercatori hanno calco- lato che un mini parco marino da 3 MW, realizzato con gli attuali dispositivi offshore produrrebbe oltre 9,3 GWh/anno, riuscendo a soddisfare il fabbisogno di energia elettrica di oltre 2 mila famiglie, il doppio ri- spetto a quello del Canale di Si- cilia (7 kW/m), oltre tre volte superiore rispetto al basso Tir- reno. Vento in alto mare Qualsiasi vento è vento di mare, scriveva la poetessa russa Mari- na Ivanovna Cvetaeva. Il vento in mare ha un enorme potenzia- le. Produce energia elettrica grazie ai parchi eolici offshore, ad aerogeneratori al largo delle coste e fissati al fondo del mare. Il Mare del Nord è un’oasi ide- ale per questa tecnologia; i fon- dali sono bassi e i venti costan- ti. Stanno spuntando numerosi impianti soprattutto al largo della Danimarca, della Germa- nia e del Regno Unito, tanto che oggi in Europa siamo arrivati a circa 25 GW di potenza instal- lata. E in Italia? Zero. Nel nostro Paese le condizioni anemometriche e la morfologia dei fondali sono differenti; il Mar Tirreno ha fondali troppo profondi, l’Adriatico andrebbe bene ma i venti sono incostanti e la Bora è un mostro nero per l’eolico. A questo, si aggiungono gli oppositori locali, com’è successo per il progetto al lar- go delle coste di Rimini, mentre i 30 MW nel Golfo di Taranto non hanno ancora visto la luce. Per fortuna si può contare su un’altra tecnologia, quella dell’eolico galleggiante che permette la realizzazione di parchi an- che in acque profonde con un costo sempre più compe- titivo. Qui trova spazio il progetto “Mediterranean Wind Off Shore” nel Canale di Sicilia, a 60 chilometri dalle coste che prevede 190 turbine in grado di generare a regime 2,9 Gigawatt e dare energia a 3,4 milioni di famiglie, per un fatturato di 1 miliardo l’anno. Sarà uno dei più grandi a l mondo ed è sostenuto dalle associazioni ambientaliste. L'elettricità da idroelettrico ha una lunga storia e anche un futuro promettente48 L'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2021 Il dilemma della matrice ERA Parlando di idroelettrico abbiamo sentito Paolo Picco, presi- dente di Federidroelettrica, per una riflessione su idroelettri- co e il suo rapporto con l’ambiente. Qual è l'equilibrio da trovare tra la necessità di imple- mentare la produzione rinnovabile, in questo caso idroelettrica, e la tutela ambientale? «La tutela ambientale per l’idroelettrico è garantita dalla “Di- rettiva Derivazioni”. Con il Decreto Direttoriale n. 29 del 13 febbraio 2017 il Ministero dell’Ambiente (ora Ministero del- la Transizione Ecologica) ha approvato le linee guida per le valutazioni ambientali ex ante, da effettuare per le domande di derivazione idrica, che hanno dettato i criteri di applica- zione della valutazione del rischio ambientale di un impianto idroelettrico, tradotti poi nella matrice ERA (Esclusione, Re- pulsione, Attrazione). Per arrivare a questo risultato il Mini- stero ha istituito un Tavolo Tecnico Nazionale con i rappre- sentanti delle Autorità di Bacino Distrettuali, al fine di assi- curare l’armonizzazione, a livello nazionale, dell’applicazio- ne, nei distretti, dei criteri metodologici approvati; all’esito dei lavori del Tavolo Tecnico, ogni Autorità di Bacino ha prov- veduto a modificare la propria Direttiva. La “Direttiva Deri- vazioni”, seppur semplificata, ha comportato un inasprimen- to notevole in fase di valutazione di impatto ambientale dei progetti in essere; basti pensare che di tutte le autorizzazioni in corso d’opera se ne potrebbero salvare non più del 35%. Nonostante queste modifiche, approvate a fine 2017, ancora oggi molte associazioni ambientaliste vorrebbero che si ritor- nasse all’uso dell’originaria matrice ERA contenuta nel cita- to Decreto n. 29, molto più restrittiva, tanto che molte orga- nizzazioni hanno presentato ricorsi in questa direzione». Come possiamo rispettare i target di produzione rin- novabile al 2030 se non si riescono a realizzare im- pianti? «Se vogliamo realmente aumentare la produzione da fonti rinnovabili, come previsto dai parametri UE al 2030 e voglia- mo come è giusto che anche la fonte idroelettrica possa ap- portare il suo fondamentale contributo - ricordo che si tratta di una delle poche fonti rinnovabili programmabili - occorre rivedere i parametri della matrice ERA in quanto troppo re- strittiva soprattutto in quelle zone montane dove si sviluppa la maggiore produzione idroelettrica. Esistono degli impian- ti idroelettrici costruiti in passato che non rispettano i para- metri ambientali ma dobbiamo capire che di fatto esiste la reale possibilità di sviluppare un idroelettrico sostenibile. Penso che proprio in questo periodo di pandemia l’idroelet- trico abbia dimostrato la sua sostenibilità; nel primo lockdown, quando tutte le industrie hanno chiuso e le centrali idroelet- triche erano in pieno funzionamento, i parametri di qualità dell’acqua sono migliorati in tutti i Distretti di Bacino. Sareb- be importante per tutti che i dati di quel particolare periodo potessero essere analizzati anche dalle associazioni ambien- taliste per addivenire ad un serio confronto». ▲ *Giornalista scientificaAUTO ELETTRICHE A 6500 USATO CERTIFICATO: SICURE E TESTATE DA OLTRE 260.000 CLIENTI. A BREVE ACQUISTABILI IN ESCLUSIVA NELLA FIERA DIGITALE!Next >