< PreviousL'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2022 30 Ecosistema mare BIODIVERSITÀ / di Chiara Castellani* S iamo impegnati a proteggere la biodiversità del nostro Pianeta già dal 1993, anno in cui entrò in vigore la Convenzione Internazionale per la Biodiversità delle Nazioni Unite, firmata da 168 paesi, Italia compresa. La convenzione rappresentò un passo fondamentale per la protezione della diversità biologica, l’uso sostenibile delle risorse e la condivisione equa dei benefici della sua conservazione. Ulteriore svolta si ebbe nel 2010, in occasione della decima riunione della Conferenza delle Parti, quando venne adottato un nuovo Piano Strategico per la Biodiversità, articolato in 20 obiettivi da perseguire entro il 2020. La missione era quella di intraprendere misure efficaci e urgenti per contrastare la perdita della biodiversità, secondo il principio di una vita in armonia con la natura. Solo due anni dopo, nel 2012, la Giornata internazionale per la biodiversità fu interamente dedicata al mare, a sottolineare la cruciale importanza di questo ambiente per la varietà degli esseri viventi che vi abitano, dai più grandi animali che esistono sul nostro Pianeta ai miliardi di specie microscopiche. La biodiversità marina è un valore del quale conosciamo poco, ma che è essenziale per tutte le attività umane, oltre che naturaliL'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2022 31 Biodiversità di valore La sopravvivenza della biodiversità degli ecosistemi marini e costieri non è fine a se stessa ma gioca un ruolo prioritario per la vita del nostro Pianeta, per la salvaguardia delle comunità costiere (circa il 40% della popolazione mondiale vive entro una distanza di 100 km dalla costa) e per il nostro benessere. Pensiamo solo che la vita, qualche miliardo di anni fa, si è evoluta proprio da un oceano primordiale e che quasi il 20% delle proteine di origine animale assunte con il cibo proviene da organismi marini e da molte economie, specialmente dei paesi in via di sviluppo che dipendono fortemente dai prodotti della pesca. Ma non basta: l’elenco dei servizi ecosistemici, ovvero dei benefici che l’uomo, a volte inconsapevolmente, trae dalla biodiversità marina è piuttosto lungo. Sul fondo del mare vi sono vere e proprie praterie di piante marine che con i loro apparati radicali trattengono i sedimenti, contrastando l'erosione a cui sono soggette molte aree costiere e attenuando l’energia delle onde che si frangono a riva. Producono ossigeno prezioso per la vita e sequestrano importanti quantità di anidride carbonica, principale gas responsabile dei cambiamenti climatici. I fondali marini, ricchi di forme diverse di vita, hanno valore estetico oltre che ecologico, con implicazioni per l’attività turistica e subacquea. Tuttavia sono molte le cause che minacciano la biodiversità dei mari. Pensiamo per esempio al sovra-sfruttamento degli stock ittici a opera di una pesca praticata troppo spesso in modo non sostenibile, alla drammaticità e attualità dei cambiamenti climatici che già stanno tropicalizzando il Mar Mediterraneo e minacciando la sopravvivenza delle barriere coralline, vere e proprie culle di biodiversità dei nostri mari, all’inquinamento delle acque, all’introduzione di specie estranee ai nostri mari e alla presenza di forme di turismo poco rispettose degli ecosistemi marini e costieri e delle forme di vita che vi si trovano. L’insieme di questi fattori porta alla perdita di specie e all’alterazione nel funzionamento degli ecosistemi. Il Mediterraneo sta perdendo numerose specie endemiche (cioè originarie e tipiche di questo mare), mentre i grandi mammiferi marini e le tartarughe marine sono quotidianamente minacciati da catture accidentali, dalla collisione con navi sempre più grandi e imbarcazioni sempre più veloci. La consapevolezza su questi temi è il primo passo per affrontarli e la strada per risolverli è stata già tracciata e in parte intrapresa: a livello globale, con la citata Convenzione internazionale per la Biodiversità ma anche alla scala europea, mediterranea e nazionale. Ambizioni europee La Strategia dell’Unione Europea sulla Biodiversità per il 2030 è stata approvata recentemente. Il documento (maggio 2020) presenta un Piano completo e ambizioso per proteggere e ripristinare l’ambiente naturale e gli ecosistemi all’interno dell’unione. Tra le principali azioni da realizzare nell’arco temporale di un decennio (2020-2030), figura la creazione di una rete coerente e ben gestita di zone protette, che sia pari ad almeno il 30% della superficie terrestre e marina dell'Unione europea. Ciò significa che quasi un terzo dei mari europei dovrà essere in qualche misura tutelato per proteggere o ripristinare la biodiversità. L’obiettivo è davvero ambizioso, ancora più di quello fissato nel programma avviato nel 2010 dalla Convenzione Internazionale per la Biodiversità, che puntava ad un sistema di aree marine protette pari al 10% della superficie marina mondiale. Il Mediterraneo è stato definito come “hotspot di biodiversità” per sottolinearne la straordinaria ricchezza nella vita marina. Secondo la fotografia scattata nel 2019 nel Rapporto sullo Stato dell’Ambiente e dello Sviluppo nel Mediterraneo (SoED), oggi possiamo contare su oltre 1200 aree in cui sono attuate misure di conservazione della biodiversità. Le aree complessivamente tutelate coprono quasi il 9% del Mar Mediterraneo, una percentuale in crescita ma ancora non sufficiente per raggiungere gli obiettivi internazionali. Lo stesso vale per l’Italia, che può contare su una rete di circa trenta aree marine protette, pari a poco più del 4% delle acque territoriali, secondo l’ultimo Rapporto del WWF (WWF, 2021). Non basta tuttavia designare un’area di tutela per salvaguardare la sua biodiversità. È necessario mettere in atto delle misure concrete, definite in opportuni piani di gestione, la cui efficacia va monitorata nel tempo. Questo evidentemente non è facile: subentrano problemi di costi di gestione e di implementazione delle misure, conflitti con altri usi del mare che possono arrecare danni alle specie protette, mancanza di coordinamento tra le diverse autorità competenti, mancanza di strumenti adeguati di controllo ecc. Di fatto, si stima che solo il 10% delle aree protette del Mediterraneo sia gestito adeguatamente. Gestione efficiente Incrementare l’efficacia di gestione delle aree marine protette, oltre che la loro estensione, risulta di primaria importanza. Esistono diversi esempi positivi cui possiamo guardare con fiducia, così come piccoli gesti quotidiani per contribuire alla conservazione della biodiversità del mare. Ci sono aree marine protette con proposte di turismo sostenibile e che escogitano percorsi per fruire delle risorse in modo consapevole, invitando i visitatori alla conoscenza e al rispetto della flora e fauna locali (si veda al proposito l’articolo a pag. 60-61, NdR). Si delimitano aree di divieto di ancoraggio, per tutelare le praterie di Posidonia che abitano i fondali. Si sviluppano nuove applicazioni digitali come sistema di aiuto alla navigazione per evitare danni alle stesse praterie. Si promuovono attività di pesca-turismo che sensibilizzano i turisti sui temi del mare e della pesca sostenibile, potendo in parte compensare perdite economiche legate alla diminuzione delle catture. Si promuovono corsi di formazione per bambini, studenti e operatori della ristorazione per invitarli alla sperimentazione di nuove ricette che utilizzino specie diverse, meno sfruttate dalla pesca commerciale. Esiste un mondo di buone pratiche che sta prendendo forma anche su base volontaria e che merita di essere esplorato, valorizzato e messo a sistema, perché si possano replicare in contesti diversi da quelli in cui sono state sviluppate, funzionando come moltiplicatori di conoscenza. Al di là degli strumenti di regolamentazione (divieti, zone di protezione) e degli strumenti economici (incentivi, tassazioni), iniziative su base volontaria di informazione, comunicazione e aumento della consapevolezza, così come lo scambio delle conoscenze tra diversi portatori di interesse stanno fornendo un contributo prezioso alla tutela della biodiversità del mare e al conseguimento degli obiettivi stabiliti dalle politiche internazionali. ▲ * Specialista Ambientale Senior presso Thetis SpAL'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2022 34 Cerchi marini EXCO / di Elena Pagliai S e la Terra è definita da confini, il mare è ancora un luogo, per la maggior parte, comune. Oggi è diventato luogo di nessuno, dove vengono scaricati rifiuti da tutti. Alcune rotte marine sono tra i luoghi più inquinati al mondo per l’utilizzo di carburanti ormai proibiti sulla terraferma, le isole dei rifiuti e le microplastiche sono ormai conosciute ovunque. Nel tempo, la realizzazione maldestra di alcuni interventi portuali ha determinato interramenti o erosione costiera e il paesaggio del mare per come lo abbiamo ereditato è oggi pesantemente modificato. Ventidue anni fa la prima proposta di Legge che permetteva ai pescatori di non ributtare in mare i rifiuti raccolti durante la pesca, proposta da Fabio Roggiolani, allora presidente della Commissione Agricoltura nella trasmissione “Vivere il mare” della Rai, segnò l’inizio di un lungo percorso di responsabilizzazione sul mare. Oggi, grazie alla Legge Salva Mare dell’ex Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, si apre una nuova fase. In questi anni si sono affermate numerose eco-tecnologie Apre il nuovo padiglione “Mare circolare”. La prima fiera sulla rinascita del mareL'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2022 35 per incentivare e rendere possibile la rinascita ecologica del mare. Tecnologie che saranno esposte nel nuovo Padiglione della Fiera EXCO VR, denominato “Mare circolare” a tutti gli effetti il primo evento fieristico a livello mondiale che raggruppa queste innovazioni. La creazione di questo padiglione nasce dall’intervento di Paolo Baldoni di Garbage Group all’ultima edizione del Festival Ecofuturo, a luglio 2021 a Padova, che presentò la sua nave per la raccolta dei rifiuti “Pelikan” e annunciò un cambio di strategia dell’intero Gruppo grazie alla contemporanea presenza al Festival di numerose altre innovazioni per la rinascita del mare. A guidare il nuovo padiglione di EXCO è proprio Garbage Group, che oltre allo stand ha realizzato uno showroom virtuale con un modello 3D per presentare il battello Pelikan. Garbage Group realizza la raccolta, il trattamento, recupero e/o smaltimento dei rifiuti di qualsiasi genere e tipo provenienti dalle navi. Con più di 500 interventi effettuati il gruppo ha raccolto più di 10 mila tonnellate di rifiuti e 2 mila tonnellate di rifiuti pericolosi. In questi giorni si è conclusa la raccolta fondi civica promossa dalla Regione Marche, Garbage Group e Svem nell’ambito del progetto europeo Blue crowdfunding che ha raggiunto la quota obiettivo di 40 mila euro, cifra che sarà impiegata per la pulizia di quattro porti regionali con il battello Pelikan. L’unione dei Fondi istituzionali europei con quelli privati dei cittadini rappresenta un unicum ma anche la speranza di una nuova metodologia e un nuovo approccio alla tutela ambientale che fa sentire ciascuno partecipe del progetto e responsabile di un pezzetto di mare -che come dice Giobbe Covatta nello spot del progetto: «Uno è!». Per dare un’idea della necessità e importanza di questa fiera ricordiamo alcuni dati relativi ai rifiuti plastici che ogni anno si riversano in mare, per l’80% portati dai fiumi e dai corsi d’acqua. «Nel 2020, la pandemia di Covid-19 ha avuto un impatto significativo sull'uso della plastica. Da un lato, c'è stato un rapido aumento della domanda di dispositivi di protezione individuale (come le mascherine per il viso), il passaggio al cibo da asporto e il passaggio alla vendita online. Dall'altro, l'uso della plastica nell'industria e nei settori commerciali è diminuito a causa del blocco delle aziende. Nel complesso, il consumo di plastica è diminuito nel 2020, ma è rimbalzato ampiamente nel 2021. I fiumi sono la via attraverso la quale la plastica arriva all'oceano e il processo può richiedere decenni. Nel 2019 si stima che 6,1 Mt di rifiuti di plastica siano finiti negli ambienti acquatici, di cui 1,7 Mt sono sfociati nell'oceano. Ciò porta lo stock totale di plastica accumulato negli ambienti acquatici nel 2019 a 139 Mt». Le tecnologie per ripulire mare, fiumi e coste inquinate, sono una realtà. Ma occorre agire per interrompere lo scempioL'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2022 37 Intercettare la plastica nei fiumi Per prevenire l’inquinamento dei mari, River Cleaning ha ideato, progettato e realizzato boe fluttuanti in grado di bloccare i rifiuti nei corsi d’acqua. Questa tecnologia, esposta nel padiglione “Mare Circolare” guarda alla sostenibilità ambientale e anche ad un aspetto economico. «Il nostro sistema - spiega River Cleaning -consente alle municipalità di realizzare operazioni di pulizia/bonifica con risultati efficaci; la riduzione dei danni economici subiti dal settore turistico (110 milioni di euro all’anno in Italia) e dal settore ittico (4 milioni di euro all’anno in Italia). La raccolta effettuata consente di avere una fornitura di materiale aggiuntivo per il riciclo, creando valore per la filiera della trasformazione dei rifiuti. Secondo le indicazioni dell’Università La Sapienza di Roma, la concentrazione di microplastiche su grandi fiumi è bassa rispetto a quella rilevata in mare: significa che la loro degradazione avviene prevalentemente in ambiente marino anche a causa di una maggiore salinità. Pertanto, recuperare i rifiuti nei corsi d’acqua permette di accedere a materiale molto meno corroso e riciclabile in percentuale molto più elevata. Questa tecnologia può essere utile per investimenti di piccole e medie imprese per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti». «L'uso attuale della plastica è tutt'altro che circolare. Dei 353 Mt di rifiuti di plastica globali generati nel 2019, solo circa 55 Mt sono stati raccolti per il riciclaggio, di cui 22 Mt sono stati smaltiti. La plastica secondaria rappresentava appena il 6% del consumo intero. In totale, 67 milioni di tonnellate di rifiuti e residui di plastica sono stati inceneriti in strutture industriali e 174 milioni di tonnellate smaltiti in discariche sanitarie. La quantità di rifiuti di plastica mal gestiti e disseminati è in aumento e ha raggiunto 82 Mt all'anno. Di questi, solo 3 Mt sono raccolti mediante misure di bonifica dei rifiuti». (Fonte: “Global Plastics Outlook”) Ripulire il mare dalle plastiche non è l’unico intervento necessario. L’erosione costiera e il riempimento dei bacini naturali di fanghi è un altro problema. Abbiamo intervistato Davide Benedetti di Decomar, azienda che va a chiudere il cerchio di un’economia circolare per salvaguardare il nostro mare. Sviluppo portuale in un’ottica di sostenibilità «Gli ecodragaggi sono legati al Festival Ecofuturo dove è stata presentata per la prima volta questa tecnologia che è diventata una realtà importante grazie alla partnership industriale con Fincantieri e la creazione di un nuovo soggetto che si chiama Fincantieri Deco e che ha già nel suo portafogli la vittoria della gara dell’ecodragaggio del porto di Ravenna. L’Italia ha un dualismo forte da sostenere, da una parte la bellezza delle coste e quindi una tutela ambientale importante, dall’altra lo sviluppo industriale. Finora non esisteva una tecnologia che permettesse lo sviluppo del porto in sintonia con la costa; l’ecodragaggio fa diventare il porto il primo alleato nella lotta all’erosione costiera. In un’ottica di economia circolare vera, come quella che chiede l’Europa con lo sviluppo sostenibile, il PNRR e il Recovery Plan che ha dedicato 70 miliardi alla crescita sostenibile, si sposano in modo virtuoso lo sviluppo del porto e la tutela della costa con una tecnologia Gli stand di alcune delle imprese presenti nel Padiglione "Mare Circolare" della Fiera Virtuale EXCO.L'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2022 38 che recupera le sabbie intrappolate nei porti e le rende disponibili per affrontare l’erosione costiera. Questa soluzione ha una valenza straordinaria. I porti hanno un gettito positivo per l’erario di oltre 18 miliardi in Italia. Il porto di Rotterdam da solo, contro i 23 porti nazionali italiani, fattura 21 miliardi, nonostante paghi 14 giorni di navigazione in più e ha dei costi maggiori. L’Italia deve tornare a riappropriarsi di asset strategici della propria storia nazionale, i porti e le coste, per innescare quella crescita sostenibile che può ridare all’Italia la centralità nel Mediterraneo». Nei porti italiani sono stoccati 70 milioni di m3 di fanghi e nei bacini idroelettrici interni italiani ne sono stoccati 4 miliardi di m3. L’agricoltura, cambiando il modello da gira poggio a ritto chino, ha riempito i bacini interni con il dilavamento e l’erosione della terra. Fino all’avvento della tecnologia Decomar era impossibile togliere questi fanghi dai bacini se non svuotando il bacino (Valli di sotto, alta Garfagnana). Quando si muove la sabbia automaticamente il fiume a valle si riempie di residui e avviene l’anossia: gli organismi muoiono per mancanza di ossigeno. Come avvenuto a La Spezia nel 2015, dove nonostante tutti gli avvisi sono morti 2 milioni di mitili a causa di un intervento di dragaggio realizzato con benne vecchio sistema. Con il sistema Decomar si recuperano tutte le sabbie ed essendo un circuito chiuso non si crea torbidità. Si separa la sabbia dal limo in maniera tale che possiamo anche proporre la chiusura di tutte le cave italiane perché la sabbia sepolta nei bacini sarà il futuro. La vicenda è più grave in tempi di siccità quando l’agricoltura soccombe per la mancanza di acqua, che dovrebbe provenire dai bacini idroelettrici i quali non riescono a garantirla perché il 60% è pieno di fanghi. Arrivando a casi estremi come la diga della Penna sul fiume Arno completamente piena di fanghi. Con le aziende presenti nel padiglione Mare Circolare di EXCO sta per nascere la banca delle sabbie per scambiare in tempo reale limo e sabbia ed evitare che si compia lo sfregio di prelevare la sabbia che è finita nei porti invece di restituirla alle spiagge in erosione, perché scaricata con tecniche sbagliate in mare inquinando e rendendo impossibile il ripascimento. Grazie all’abbinamento della tecnologia di Sami per i residui a terra, altra azienda nel padiglione “Mare Circolare”, a quella di Decomar, si può disinquinare la parte di materiale estratto ripulendolo in loco. Le bonifiche possono diventare fattive in ogni posizione, a dispetto delle difficoltà logistiche. L’area di Bagnoli è un esempio di situazione in cui abbinando i dragaggi in mare di Decomar e la tecnologia Sami, si ottiene una bonifica integrale. ▲ Per altre informazioni basta entrare nella fiera virtuale EXCO: https://www.ecquologia.com/exco e navigare nel padiglione “Mare Circolare”.www.martignani.com MARTIGNANI SRL Via Fermi, 63 - Zona Industriale Lugo 1 48020, S. Agata sul Santerno (RA) Italy Tel. 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