< PreviousEurope for Future L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2021 20 PERSONAGGI / di Sergio Ferraris Next Generation EU è un'occasione unica da non mancare. Parla Fabio Massimo Castaldo, Vicepresidente del Parlamento europeo 20 L' Europa è sulla soglia, forse, di una trasformazione epocale in direzione della sostenibilità. Abbiamo posto una serie di domande sulle opportunità che si aprono per il Vecchio Continente e quali sono le barriere per l'Italia a Fabio Massimo Castaldo, Vicepresidente del Parlamento europeo, che ci ha tracciato un quadro completo ed esaustivo, con uno sguardo verso il futuro. Che occasione rappresenta il Next Generation EU per l’Europa? «Non credo sia esagerato definire l’accordo che ha portato al Next Generation EU un momento storico per l’integrazione europea. Il pacchetto economico approvato dal Consiglio europeo dello scorso luglio rappresenta la convinzione dei leader dell’UE che, se non si fosse agito con coraggio, le distanze sociali ed economiche all’interno dell’Unione sarebbero potute arrivare a un punto critico, alimentando nel frattempo la disaffezione dell’opinione pubblica nei confronti dell’UE stessa. Il bilancio dell’UE non ha mai svolto funzioni di stabilizzazione macroeconomica a causa delle sue modeste dimensioni e della sua scarsa adattabilità al variare della congiuntura. Il nuovo bilancio pluriennale e Next Generation EU rappresentano, invece, una risposta fiscale significativa, con risorse che raggiungono circa il 5% del RNL dell’Unione a 27, senza delegare, per la prima volta, la soluzione dell’emergenza alla sola politica monetaria. Questo permetterà di attenuare l’impatto immediato della pandemia, di rilanciare gli investimenti pubblici e realizzare, con successo, una strategia di crescita per l’Europa, attraverso la duplice trasformazione digitale e verde, divenuta ancora più urgente dopo la crisi pandemica. Non possiamo accontentarci. Dobbiamo puntare a rendere permanente lo strumento di Next Generation EU per uscire dalla logica emergenziale dell’intervento straordinario e fornire all’Unione gli strumenti per la ripresa».21 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2021 PERSONAGGISul fronte degli obiettivi climatici, pensa che siano più un ostacolo o un’opportunità? «Rendere la transizione ecologica una delle “colonne portanti” per la ripresa post-pandemia è innanzitutto una necessità. Lo dobbiamo alle future generazioni, ma abbiamo la possibilità di trasformare le sfide ambientali in opportunità. È proprio questo l’ambizioso obiettivo del Green Deal, il cui traguardo dichiarato è di trasformare, entro il 2050, l’Europa in un territorio climaticamente neutro. Ciononostante non bisogna trascurare la situazione sociale ed economica dei singoli Stati. Questa “rivoluzione” potrebbe compromettere l’accettazione sociale degli investimenti e delle riforme che servono per accelerare la transizione energetica. Si tratta di un percorso imponente che si rende sempre più necessario». L’Unione europea spesso sulle questioni ambientali si è divisa, come sul diesel gate, pensa che si tratti di un fase superata? Se sì, come? «Quando parliamo del “Dieselgate”, parliamo di uno scandalo gravissimo che ha portato a frodi massicce anche verso molti consumatori italiani che dopo cinque anni e mezzo sono ancora in attesa di rimborso. Da quel momento, il M5S non ha smesso di cercare giustizia in Europa: chi inquina deve pagare. Credo che la storia di questo scandalo sia servita a convincere molti decisori politici nell’UE della necessità di portare la transizione verso un sistema dei trasporti pulito ed efficiente e verso un Continente a impatto zero sul clima. Lo dimostra il fatto che il Green Deal sia stato fin dall’inizio il primo obiettivo della nuova Commissione a guida von der Leyen». Veniamo all’Italia. Il Next Generation EU sembra essere un’occasione unica, come andrebbe applicato? «Per il rilancio dell’Italia e per una veloce ripresa del sistema economico nazionale, è prioritario avviare, velocemente, una serie di investimenti per la trasformazione ecologica e digitale, sbloccare nuovi fondi per il rilancio delle politiche industriali per crescere e creare ricchezza sul territorio nazionale improntando i nuovi modelli produttivi sul paradigma della sostenibilità: possiamo e dobbiamo riconciliare l’economia con l’ecologia. E consentitemi di aggiungere quello che ritengo sia uno dei temi più importanti: bisogna riportare al centro dell’agenda politica il tema dei giovani e dell’innovazione come motore trainante per il futuro. Una scommessa non da poco, che impegnerà il governo in uno sforzo notevole. È in gioco la capacità effettiva di riuscire a finalizzare i singoli progetti, parliamo di investimenti per circa 222 miliardi di euro, e a realizzare le riforme indicate nel Piano. Ritardi nell’esecuzione porrebbero a serio rischio l’utilizzo delle relative risorse». L’Italia non ha mai brillato per politiche industriali. Ora vanno realizzate e oltretutto in direzione green. Come sta agendo il nostro Paese in questa direzione? «In una fase in cui le dinamiche di mercato si fanno sempre più complesse, la duplice trasformazione tecnologica e ambientale ci impone di prestare attenzione all’importanza centrale assunta da nuove PERSONAGGIfiliere, come l’intelligenza artificiale, in cui l’azione politica può fungere da catalizzatore a sostegno delle imprese. Le risorse che arriveranno dall’Europa rappresentano un’occasione unica che dovremmo saper sfruttare pienamente. Il governo, nel Piano nazionale di rilancio, si è mosso, a mio avviso a ragione, nella direzione degli assi strategici condivisi a livello europeo e quindi punta sull’innovazione digitale, sul potenziamento delle infrastrutture, sugli investimenti per la transizione energetica, sulla collaborazione fra le imprese e i poli di ricerca e sul processo di internazionalizzazione, allo scopo di rafforzare la capacità competitiva di un tessuto produttivo eccessivamente frammentato per competere nei mercati internazionali. In definitiva, lavoriamo affinché la fase post-pandemia trovi un sistema produttivo nazionale più forte, che possa nell’immediato e magari, al termine di questo processo, anche tornare a essere in grado di promuovere modelli economici innovativi che vadano oltre i confini nazionali». In Italia le politiche green non hanno un’enorme popolarità. Come si potrebbe cambiare questo atteggiamento? «Ritengo che sulle politiche verdi il vento stia già cambiando. Le generazioni più giovani sono più sensibili al tema del cambiamento climatico. Secondo un recente sondaggio, in Italia più della metà delle persone intervistate, vorrebbe che il governo tenesse conto della sostenibilità ambientale in ogni suo provvedimento. Ciò mostra come, grazie anche all’impegno che il Movimento ha sempre messo su questo tema, si stia raggiungendo un livello d’interesse che riguarda trasversalmente più fasce della popolazione. L’Italia offre risorse preziose per una transizione efficace e partecipata. Quest’anno il nostro Paese co-presiede con la Gran Bretagna la Cop 26 e ha in programma una serie di eventi preparatori dedicati ai temi dell’ambiente, compreso lo “Youth4Climate2020”, il vertice dedicato all’attivismo giovanile. Far leva sulla formazione è fondamentale. Le ricadute positive della rivoluzione “verde” non saranno a costo zero. Per cogliere i benefici della transizione ecologica sarà fondamentale dedicarsi efficacemente alla riqualificazione e al miglioramento delle competenze, investendo nella formazione senza distinzione di età e livello, da accompagnare a misure che possono avere un effetto benefico sulla mobilità sociale delle persone, come indennità di disoccupazione e salari minimi adeguati. Nessun cambiamento strutturale, come la transizione ambientale, può funzionare se non si parte dalle persone». Come immagina il futuro dell'Europa tra dieci anni? «Per l’Unione europea questo è il momento di scegliere come gettare le basi per il futuro. A Porto, Il 7 e 8 maggio scorsi, è stata lanciata la Conferenza sul Futuro dell’Europa, occasione per ridisegnare il progetto di un’Europa inclusiva, che non lasci indietro nessuno e che faccia del pilastro sociale il punto di forza della propria ripartenza. Ma non basta. Tra dieci anni immagino un’Europa sempre più green che metta la persona e l’ambiente al centro, un insieme di Stati che si ponga come obiettivo il superamento delle diseguaglianze. Un’Unione dove non si tema la cittadinanza attiva, anzi la si protegga e incentivi, rendendola la prima linea difensiva nella tutela dei diritti fondamentali. È un disegno ambizioso quanto realizzabile con lo sforzo e l’impegno di tutti». ▲24 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2021 RICORDO / di Redazione L uigi Vincenti, un amico di Ecofuturo e grande appassionato di rinnovabili è venuto a mancare. Tutta la comunità di Ecofuturo si è stretta attor- no alla famiglia e ricorderà nei propri appunta- menti futuri la figura di questo ecologista. Noi, come rivi- sta, abbiamo dedicato al nostro "enerGino" queste pagine con una serie di testimonianze sia scritte sia per immagi- ni, per ricordarlo: «Luigi Vincenti - per gli amici Gino - era un uomo buo- no, gentile, garbato, generoso. Sempre allegro e solare (in tutti i sensi), pieno di vita e di speranza per il futu- ro. Grande appassionato di energie rinnovabili, ha pas- sato sui tetti più tempo di uno spazzacamini. Sempre a Un ricordo di Luigi Vincenti, grande ecologista e amico di Ecofuturo, che ci ha lasciati prematuramente Grazie di tutto, enerGino 25 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2021 contatto con il Sole e il vento del suo Salento che tanto amava, a installare impianti solari ed eolici, come quella meravigliosa pala ad asse verticale che ci ha sempre affa- scinati ad Ecofuturo Festival. Già, perché lui era uno di famiglia. Della “grande famiglia” di Ecofuturo. E ne era davvero orgoglioso, è stato il nostro “ambasciatore” in terra di Puglia. Era un vero ecologista, sincero, coerente, appassionato. Stava andando in pensione, ma non aveva alcuna intenzione di fermarsi, ci raccontava della sua vo- lontà di dedicarsi -come volontario- alla formazione dei giovani, per trasmettere tutto il know-how acquisito in decenni di impegno. Porteremo sempre dentro di noi un pezzetto del suo sorriso, della sua gentilezza, del suo en- tusiasmo». Michele Dotti «Luigi era una persona speciale, generosa, disponibile, ecologista fino al midollo. Era un grande innovatore, un ricercatore assolutamente instancabile di soluzioni. In- ventava sempre nuovi progetti, con grande intuizione e capacità di comprendere. E soprattutto con una straor- dinaria capacità inclusiva». Fabio Roggiolani «La sua presenza era caratterizzata da una questione che era per lui molto importante: i numeri. Ogni volta che faceva qualche esperimento con le rinnovabili, mi- surava tutto, con il tester o altri strumenti. Era pragma- tico e concreto, il suo era vero un ambientalismo scienti- fico». Sergio Ferraris «Aveva due grandi caratteristiche: il calore umano e la passione. Ogni volta che ci incontravamo, era travolgen- te, ti portava nel suo mondo con una facilità disarmante. Era molto bello colloquiare con lui. Avevamo una pas- sione in comune, quella per l’eolico e quando ne parla- vamo era davvero una grande gioia condividere rifles- sioni. La passione per le energie rinnovabili era per lui una ragione di vita. Era un esempio per chi lo incrociava e se avevi una giornata un po’ giù, parlando con Gino la giornata tornava serena». Sauro Secci «Ci siamo conosciuti ad Alcatraz, all’inizio di tutta l’avventura. Era una persona di spiccata intelligenza, brillante proprio. Sprizzava energia da tutti i pori, era di un’attività frenetica, suggeriva, parlava con tutti, era un vulcano. Saremmo dovuti intervenire insieme a breve per il progetto di autocura energetica delle scuole, per- ché aveva acquisito una grande capacità di presentare questi temi. Era concreto e preparatissimo su un piano scientifico». Giuliano Gabbani «Ricordo quando insisteva per il reddito energetico, era estate ed era veramente instancabile, lavorava sem- pre sui tetti per 8/9 ore sotto il Sole, era un leone, non si stancava mai. Veniva persino in spiaggia per parlarmi di leggi, di progetti, di idee sull’efficienza energetica, sul fotovoltaico... E lo faceva perché lui credeva nel futuro, era un visionario, aveva una visione di città sostenibile. Non ha mai lavorato per il profitto, lo faceva proprio per passione, lui desiderava veramente un mondo green. Era una persona buona, eccezionale, aveva un cuore immen- so». Antonio Trevisi «enerGino era un grande scopritore di energie, quando ci siamo incontrati, si è avvicinato al mondo dei suoni e lo faceva con un’energia e una sensibilità incredibile. Vo- leva usare i suoni per portare vitalità ed energia alle per- sone. Mi ha incoraggiato nei momenti di difficoltà, chia- mandomi ogni sera quando ho avuto problemi di salu- te». Michele La Paglia «L’immagine che ho di lui è di energia allo stato puro. Un’energia esplosiva sia a livello lavorativo sia personale. Io ho avuto modo di verificarlo, insieme all’amico Gio- acchino Allasia, anche a livello di pranoterapia. Quan- do si parlava con lui, senza accorgersene, si poteva fare un’ora al telefono. Ricordo quando ci fu la tromba d’aria al Festival a Padova, lui fu tra i primi ad uscire per vede- re come andavano le cose». Marina Salvato «Luigi era un innovatore, e allo stesso tempo un uomo sensibile, gentile e generoso, un tecnico di grande capa- cità». Giustino Melchionne «L’ho conosciuto cinque anni fa e mi ha colpito subito per la sua solarità, per la sua apertura. Tutte le volte che ci siamo visti mi ha sempre accolto e abbracciato. Quan- do ci s’incontrava, era come se ci si conoscesse da molto più tempo. Avrò di lui un ricordo meraviglioso, mi man- ca veramente tanto». Alfredo Albiani «Avevamo un rapporto fraterno, ci conoscevamo da oltre vent’anni e abbiamo fatto tante battaglie insieme, un po’ come dei Don Chisciotte. Con lui, anche se non si combi- nava niente, ridevamo, scherzavamo, era bellissimo sta- re insieme. Lui non chiedeva, era sempre pronto a dare, a condividere, anche controcorrente. Mi manca, ma lo por- terò sempre nel cuore». Rocco Di Taranto26 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2021 PROSPETTIVE / di Rudy Bressa L e comunità energetiche sono probabilmente lo strumento più importante che abbiamo a disposizione per raggiungere la decarbonizzazione del sistema energetico italiano. Come abbiamo ampiamente trattato nei numeri precedenti della rivista (vedi Ecofuturo 3/2020), si tratta di “qualcosa di rivoluzionario”, che dà ai cittadini, alle associazioni e alle imprese commerciali la possibilità di installare impianti per la produzione di energia da fonte rinnovabile e di auto consumarla collettivamente in loco. Si stima che, entro il 2050, circa 264 milioni di cittadini europei si uniranno al mercato dell'energia come Le comunità energetiche potrebbero spingere il nostro Paese verso la transizione energetica. Ecco la realtà italiana e gli scenari di sviluppo al 2030 Rivoluzione di comunità 27 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2021 prosumer, generando fino al 45 per cento dell'elettricità rinnovabile complessiva del sistema (https://bit. ly/3e7ZZr3). Non ci sono solo i risvolti energetici da prendere in considerazione, ma anche quelli economici e sociali. Lo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili a livello cittadino, potrà costituire un importante fattore abilitante per lo sviluppo delle cosiddette Net Zero Carbon Cities, progressivamente consentendo l’elettrificazione di vie e quartieri e promuovendo l’efficienza energetica (https:// bit.ly/2QGOqyo). Comunità energetiche, le prime esperienze italiane Nel nostro Paese non sono mancate negli anni esperienze riconducibili a quelle che possono essere considerate i primi “prototipi” di comunità energetica. La più antica, che quest'anno festeggia il centenario, è la “Società Elettrica Santa Maddalena”, di Funes, un piccolo paese in Alto Adige. Qui l’energia elettrica utilizzata è prodotta da tre centrali idroelettriche, da un impianto fotovoltaico (170kW) e da due impianti di teleriscaldamento a biomassa. La valle oggi è in grado di produrre tutta l'elettricità di cui necessita. Passando al Sud, uno degli esempi da citare, perché estremamente innovativo, è la Comunità energetica nel comune di Roseto Valfortore, in Puglia. La comunità è composta da cittadini autoproduttori e cittadini consumatori. Ogni impianto è dotato di smart meter che eroga un autoconsumo pari al 35 per cento. Inoltre è prevista la realizzazione di un parco eolico da 3 MW per la produzione di 7.500 MW/h immesse direttamente in rete, l'installazione di una nano-grid e di sistemi di accumulo presso i consumer (coloro che non hanno installato impianti in loco). L'obiettivo è di arrivare alla copertura totale dei consumi elettrici, destinando il surplus energetico alla vendita fuori dalla comunità stessa. La prima comunità ufficiale italiana di Magliano Alpi Nonostante esistano in Italia numerose iniziative che hanno come obiettivo quello di autoprodurre l'energia in maniera decentralizzata e impiegando solo fonti rinnovabili, il primo vero progetto che ha inaugurato l'era delle comunità energetiche è senz'altro quello del comune di Magliano Alpi, in Piemonte. Seguendo l’iter previsto dal decreto Milleproroghe e dalla direttiva Red II (2018/2001/Ue), l'amministrazione comunale ha aderito, ad aprile 2020, al “Manifesto delle Comunità Energetiche per una centralità attiva del Cittadino nel nuovo mercato dell’energia”, promosso dall’Energy Center del Politecnico di Torino, polo di eccellenza del mondo della ricerca sui temi energetici e delle smart city. «Le comunità energetiche sono una cosa normale, anche se fino all’anno scorso non erano riconosciute», commentava Gianni Girotto, presidente della Commissione permanente dell’Industria in Senato, durante l'inaugurazione ufficiale dello scorso marzo. «Una cosa così banale come condividere energia era vietato». L'amministrazione comunale in questo caso ha messo a disposizione l’impianto fotovoltaico da 20 Kwp installato sul tetto del palazzo comunale, per condividere la propria energia non autoconsumata con i partecipanti alla Comunità energetica rinnovabile (Cer). L’impianto alimenta anche una colonnina di ricarica per veicoli elettrici, utilizzabile gratuitamente con la tessera sanitaria. «Questa è una soluzione che permette di coniugare lavoro con tutela dell’ambiente, perché produciamo energia rinnovabile, risparmiando sulla bolletta energetica», diceva Girotto. «Con le comunità energetiche sarà possibile produrre energia a un prezzo più basso rispetto a quello di mercato». C'è chi ha organizzato una vera e propria campagna di sensibilizzazione a livello nazionale. “Patagonia”, storico marchio di abbigliamento per l'outdoor e la I benefici delle comunità energetiche non sono solo quelli climatici ma saranno anche economici e fiscali 28 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2021 cooperativa energetica èNostra, hanno lanciato “We the Power” (https://bit.ly/3xC40fj), con l'obiettivo di affrancarsi dai monopoli energetici odierni, ormai obsoleti. La campagna vuole spronare i cittadini a scegliere una comunità di energia rinnovabile come fornitore di energia elettrica, a unirsi o investire in un gruppo - favorendo la creazione di posti di lavoro, la crescita della comunità e sostenendo gli abitanti del posto che vivono in condizioni di povertà energetica - o a fondare una nuova comunità energetica. èNostra, fornitore elettrico cooperativo, a finalità non lucrativa, che vende ai propri soci solo elettricità rinnovabile, dal canto suo offre tutto l'appoggio necessario a chi vorrà intraprendere questo percorso, per produrre elettricità rinnovabile a livello locale, promuovendo in questo modo una partecipazione attiva a beneficio di tutta la comunità. Tutte le potenzialità delle comunità energetiche “Il contributo delle comunità energetiche alla decarbo- nizzazione in Italia” (https://bit.ly/33561T8), rappor- to presentato durante il forum QualEnergia e realizza- to da Legambiente ed Elemens, mostra come già entro il 2030 si possa arrivare a 17,2 Gigawatt di nuova capa- cità rinnovabile permettendo di incrementare, sempre al 2030, la pro- duzione elettri- ca di rinnovabi- li di circa 22,8 Terawattora, coprendo il 30 per cento circa dell'incremento di energia ver- de prevista dal Piano nazionale integrato ener- gia e clima per centrare i nuovi target di decar- bonizzazione a livello europeo. I benefici non sono solo quelli legati all'incremento della quota di rin- novabili, ma saranno anche economici e fiscali. Il com- pleto recepimento della Direttiva Red II permetterebbe una forte diffusione delle comunità su tutto il territorio nazionale, con investimenti in nuova capacità rinnova- bile stimati in 13,4 miliardi di euro entro il 2030. Inoltre gli investimenti attivati genererebbero conseguenti rica- dute economiche sulle imprese italiane attive lungo tut- ta la filiera delle rinnovabili pari a circa 2,2 miliardi di euro: dalla costruzione degli impianti alla gestione delle comunità energetiche. Le attività economiche così col- legate comporterebbero un incremento del gettito fisca- le stimato in circa 1,1 miliardi di euro. Non solo, ma ci sarà una decisa spinta anche in termini di occupazione, stimata in circa 19 mila addetti. La diffusione sul territorio nazionale avrà ricadute su tutta la filiera energetica, perché contribuirà a fornire un maggior impulso alla elettrificazione dei consumi nel settore termico. Il minor costo dell’energia autoconsu- mata rispetto a quella prelevata dalla rete, renderà an- cor più conveniente l’installazione di sistemi di riscal- damento quali le pompe di calore, che verranno così ali- mentate dall’energia prodotta dagli impianti a fonti rin- novabili presenti all’interno della comunità energetica. In più, l'energia elettrica prodotta dagli impianti rinno- vabili potrà essere utilizzata per alimentare delle stazio- ni di ricarica dei veicoli elettrici, contribuendo a “elettri- ficare” una buona fetta dei trasporti privati o comun- que spingere a ri- nunciare al mo- tore endotermico a favore di quello elettrico. Infine, oltre agli evidenti benefi- ci di natura eco- nomica e occupa- zionale, lo svilup- po delle comunità energetiche darà quel contributo fondamentale per contrastare i cam- biamenti climatici, con una riduzione stimata delle emis- sioni di CO 2 al 2030 di 47,1 milioni di tonnellate, portan- doci, di fatto, verso un futuro a basse emissioni. ▲29 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2021 Siamo leader mondiali nella produzione di pannelli solari ultraleggeri ed ultrasottili in materiale plastico. I nostri pannelli fotovoltaici sono caratterizzati da alta efficienza e facilità di installazione. Ecco perché molti costruttori di camper e caravan, cantieri navali, costruttori di contenitori per i rifiuti, di apparecchiature per la sicurezza, di tensostrutture , architetti e progettisti scelgono di integrare i moduli PV Enecom direttamente in fase di design e progettazione delle loro realizzazioni. Ed ecco perché ENECOM INSIDE è diventato un marchio dstintivo di qualità e innovazione, Made in Italy ENECOM Srl - Via Siena , 16 59013 Montemurlo Italy - +39.334.1444084 info@enecompower.com www.enecompower.com Next >