< Previouswww.isolare.it Risparmia fino al 50% sulla spesa per il riscaldamento/raffreddamento STARE BENE COSTA POCO, CON ISOLARE ® A partire dal primo giorno, per sempre. La coibentazione della vostra casa con fiocchi di cellulosa o lana di vetro mineralizzata vi permette di risparmiare fino al 50% sulle spese di riscaldamento. Isolare è semplice e veloce: basta un giorno per un risultato definitivo, senza sporcare o mettervi la casa sottosopra. Per qualsiasi informazione non esitate a chiamarci direttamente +3° D’INVERNO -3° D’ESTATE Non ci credete? Calcolate quanto potete riparmiare con il programma gratuito che trovate su www.isolare.it . Isolamento del sottotetto e pareti con fiocchi di cellulosa o di lana di vetro mineralizzata IL CAPPOTTO INVISIBILE! APPROFITTA delgli incentivi e detrazioni fiscali per il 2023L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2023 21 PERSONAGGI / di Elena Pagliai “Geopop, la scienza nella vita di tutti i giorni” è un progetto di divulgazione scientifica basato sui social A Ecofuturo Festival 2023, è stato premiato “per la migliore comunicazione ambientale” Geopop, progetto editoriale di divulgazione scientifica che punta a rendere la scienza popolare, divulgando la sostenibilità tramite i social per formare e informare soprattutto i più giovani. Abbiamo intervistato Andrea Moccia, il suo fondatore Come è nato Geopop? «Geopop è nato durante una chiacchierata con alcuni amici a Napoli, la mia città natale. Ho comprato una videocamera, è partita la passione di fare video di divulgazione scientifica e da lì non mi sono fermato più. Nel 2020 è il mio vero lavoro grazie all’editore di Geopop, Ciaopeople. Siamo diventati un team e fortunatamente ci sono oltre 6 milioni di italiani che ci seguono. Credo che il social sia uno strumento estremamente potente se utilizzato con intelligenza, perché può arrivare a tantissime persone. Quindi se ci si mette consistenza e contenuto e ovviamente un linguaggio cool - direbbero i più giovani - si può arrivare a tante persone, anche ragazzi e trasmettere dei messaggi su temi importanti, come per esempio quello dell'ambiente e della sostenibilità». da sinistra: Elena Pagliai, Jacopo Fo, Fabio Roggiolani, Michele Dotti L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2023 22 Qual è la chiave del successo di Geopop, esploso in questi anni? «Un insieme di elementi, è una formula complessa… Qual è la chiave di una buona pizza? Sono tanti gli ingredienti, tante le procedure, la lievitazione, il forno, la cottura. Ecco, in gioco sicuramente ci sono tanti, tanti ingredienti. Credo ce ne sia uno più importante di tutti: la passione, banalmente, la passione. Perché per fare questo lavoro c’è bisogno di tanto tempo, di creatività per pensare ai contenuti, organizzarli nella maniera più cool possibile ma allo stesso tempo più consistente dal punto di vista scientifico e culturale. E quindi serve tanta passione. E la passione è quel motore che non ci fa fermare». La scienza versione “pop” come è vista da parte del resto del mondo scientifico? Non c’è il timore che si sminuisca il valore di un concetto scientifico divulgandolo in così poco tempo? «Apprezzano molto e anzi, da quel che ho visto negli ultimi anni, più le persone sono esperte e più apprezzano. E di questo ne vado estremamente fiero perché probabilmente percepiscono che alla base c'è esperienza. Senza i miei dieci anni in giro per il mondo lavorando nell'industria non avrei mai potuto pensare a Geopop e diffondere anche nel team un certo tipo di metodologia. Quindi sì, apprezzano molto e ne sono super felice». Tra i tanti video che avete realizzato ce n’è qualcuno che ha scatenato più polemiche o nel quale ti sei messo più in gioco o che ha alzato qualche polverone? «Sì, ci sono stati tanti video. Ricordo il video sulle Torri Gemelle, per esempio, il video più visto sui social nel 2021 in Italia, con 21 milioni di views solamente su Facebook. Un numero astronomico. Quando si raggiungono tali portate è ovvio che c'è una divisione, non potrebbe essere il contrario. Però anche in quel caso abbiamo applicato la nostra metodologia, che è una metodologia scientifica; i dati ufficiali verificati e riportati in maniera neutrale, perché è fondamentale che la divulgazione scientifica sia neutrale dal punto di vista politico. Non può esserci politica». ▲C0s’è River Cleaning? Perchè sceglierlo? RC Deflector nasce con l’obiettivo di deviaree fare scorrere libera- mente verso vallealghe, rami e altri vegetali preziosiper l’ecosistema fluviale. Considerando che l’85% dei detriti intercettati sono diorigine organi- ca, lasciarli accumulare negli sgri- gliatori dellecentrali idroelettriche rappresenta un costo non irrisorio in quanto verranno smaltiti comerifiu- to speciale. DEVIATORE PER L’IMBOCCO DEL CANALE DI PRESA PRESSO CENTRALI IDROELETTRICHE Seguici sui nostri canali Social www.rivercleaning.com • info@rivercleaning.com • Tel: +39 0424 881323 PER SAPERNE DI PIÙ River Cleaning è un progetto italiano attivo nella blue economy, pensato per ridurre l’inquinamento degli oceani causato dai rifiuti plastici e oleosi che, per l’80%, arriva nei mari attraverso i fiumi del mondo. NUOVO SISTEMA RC DEFLECTOR L'INCHIESTAFoto di Văn Long Bùi da Pixabay di Michele Governatori* Mercato elettrico e decarbonizzazione troppo lenta Quanto è colpa del mercato se l’Italia sta decarbonizzando troppo lentamente il settore energetico? P erché sulla borsa elettrica tutta l’energia acquisisce il prezzo dell’ultima unità scambiata, il cosiddetto prezzo marginale? È ragionevole dubitare che abbia senso remunerare tutti gli scambi al prezzo più alto tra quelli domandati dai fornitori, perché così facendo si dà una remunerazione non richiesta a quelli che avevano offerto meno. Una cosa che peraltro avviene anche nelle aste del debito pubblico italiano: il rendimento che viene stabilito per tutti i titoli è quello necessario per convincere il prestatore (risparmiatore) più esoso. Come mai? Tento una prima risposta affidandomi a una similitudine un po’ impropria ma utile: immaginiamo non un’asta – com’è quella della borsa elettrica o quella dei titoli di Stato – bensì un banale mercato rionale, per esempio delle uova. Ipotizziamo che le uova siano tutte uguali e che ci siano vari fornitori potenzialmente disposti a venderle a prezzi diversi che corrispondono ai loro costi. È credibile che il prezzo sia diverso nello stesso mercato? No, perché se così fosse chi vede il concorrente riuscire a vendere a un prezzo maggiore del proprio lo modificherebbe in modo solo leggermente più basso del concorrente. Inevitabilmente maggio/giugno 2023 L'ECOFUTURO MAGAZINE 25 Foto di Markus Distelrath da Pixabay il prezzo finisce per essere pari al valore da cui il venditore più esoso – ma necessario a soddisfare la domanda – non può scendere, magari perché corrisponde ai suoi costi variabili di produzione relativamente alti. Si potrebbe controbattere che un’asta come quella della borsa elettrica o dei titoli di Stato è diversa dal mercato rionale, perché i vari fornitori nell’asta non si vedono l’un l’altro e non possono fare arbitraggio. È vero. Ma mettiamoci di nuovo nei loro panni: offrirebbero sempre il loro miglior prezzo – basato sui propri costi – se sapessero che poi viene pagato loro quello e non il prezzo più alto offerto del fornitore meno efficiente? No, con le nuove regole farebbero offerte più elevate, attraverso un processo di tentativi e osservazioni in modo da apprendere qual è il massimo che possono ragionevolmente ottenere che di nuovo tenderà a essere legato al prezzo del competitore meno efficiente ma necessario a servire la domanda. Ora però facciamo un passaggio logico. Quand’anche il “mercato a pronti”, quello di breve periodo che nel caso della borsa elettrica si svolge per ogni ora del giorno, debba funzionare in modo che tutti paghino lo stesso prezzo del fornitore necessario meno efficiente, chi impedisce che chi ha costi più bassi si accordi per periodi più lunghi a un prezzo svincolato da quello marginale? Nessuno. E infatti una buona parte dell’energia viene scambiata con accordi bilaterali che non necessariamente considerano il prezzo a pronti. Ma il mercato a pronti influenzerà inevitabilmente almeno un po’ il prezzo degli accordi, perché le parti hanno l’alternativa di usare quel mercato rispetto a siglare un contratto fuori dal mercato. Si tratta di quel fenomeno per cui quando i prezzi spot (di breve) sono altissimi è improbabile trovare offerte a prezzo fisso legate alla media storica dei prezzi: in un certo senso i prezzi spot hanno anche l’effetto di suggerire quel che potrebbe ripetersi in futuro. Oltre il prezzo marginale Se è vero che il prezzo marginale applicato alla remunerazione dell’energia non deriva da un dispetto del legislatore, è anche vero che affidarsi a esso per remunerare gli asset di produzione elettrica sarà sempre più difficile man mano che la transizione alle Affidarsi al prezzo marginale dell’energia per remunerare gli asset di produzione elettrica sarà sempre più difficilemaggio/giugno 2023 L'ECOFUTURO MAGAZINE 27 fonti rinnovabili procede. Questo per una ragione di banale struttura dei costi: le rinnovabili – biomasse escluse – hanno costi variabili nulli o irrisori, mentre costa realizzarle. Hanno quindi costi perlopiù fissi. In una borsa di tipo marginalista come quella descritta prima, le FER non hanno la possibilità di “indicare” al mercato i propri costi medi, perché si limitano, razionalmente, a offrire a qualsiasi prezzo visto che qualsiasi prezzo è maggiore di costi variabili nulli e quindi remunera (quand’anche in modo insufficiente) i costi fissi. In altri termini, è sempre più evidente la necessità nei mercati dell’energia di indicazioni di prezzo che abbiano una valenza di più lungo periodo per orientare gli investimenti in capacità di generazione, la quale sempre più si configura economicamente come una “macchina” che va pagata per esserci e non per fare il pieno di idrocarburi di cui – per fortuna – le rinnovabili non hanno bisogno. La proposta della Commissione UE di riforma dei mercati elettrici La Commissione UE è uscita il 14 marzo 2023 con un Regolamento (77/2023) che contiene una proposta di modifica dei Regolamenti e delle Direttive che regolano i mercati elettrici (inclusi quelli del bilanciamento) e del regolamento REMIT sulla trasparenza dei mercati delle commodity. La proposta va nella direzione della continuità dei mercati dell’energia di breve termine o spot come quelli descritti sopra, ma rafforza o introduce una serie di elementi per favorire: • la contrattualizzazione a termine e l’aiuto alla finanziabilità delle fonti rinnovabili; • lo sviluppo di sistemi e tecnologie complementari alle rinnovabili per la sicurezza del sistema elettrico; • la responsabilizzazione e partecipazione della domanda all’efficienza dei sistemi elettrici. Il primo punto si lega ai cosiddetti Power Purchase Agreements (PPA), contratti di lungo termine con cui la vendita di energia da determinati impianti (da fonti rinnovabili) viene contrattualizzata in anticipo e a prezzo predefinito, in modo che gli sviluppatori degli impianti possano più facilmente finanziarne la costruzione. Perché tali contratti non si sono diffusi più velocemente in modo spontaneo? Una ragione l’abbiamo esposta precedentemente: perché ai produttori non dispiace vendere a un prezzo spot più alto quando si può – e in questo il sistema dei mercati a prezzo marginale ha un effetto negativo, né ai clienti dispiace approfittare di prezzi molto bassi – anche più bassi di quanto serva per pagare i costi fissi delle rinnovabili. Un’altra ragione si lega probabilmente alla difficoltà di coprire alcuni rischi associati a tali contratti. Rischi che potrebbe aver senso almeno in parte socializzare con garanzie pubbliche, purché si evitino effetti di selezione avversa per cui finirebbero sui PPA garantiti pubblicamente solo le controparti inaffidabili. Flessibilità della domanda: la grande esclusa dal mercato Dopo l’era dei monopoli pubblici, il settore elettrico è transitato al mercato. Lo ha fatto in modo omogeneo? O ci sono ambiti e operatori che sono stati sottratti al mercato a loro vantaggio o svantaggio senza ragioni razionali? Nel settore dell’energia il mercato è stato introdotto, anche con strumenti piuttosto artificiali, dove i legislatori (inizialmente quelli di alcuni stati americani e quello britannico, poi quello europeo alla fine del secolo scorso) hanno ritenuto che potesse funzionare. Per esempio, nella generazione elettrica. Ma anche in servizi più complessi come il bilanciamento della rete, cioè La concorrenza è stata introdotta artificialmente, con regole complesse, per rendere possibile scambiarsi servizi sofisticati come se fossero commodityFoto di Joe da Pixabay maggio/giugno 2023 28 L'ECOFUTURO MAGAZINE l’insieme di quei meccanismi che garantiscono che un sistema elettrico sincrono sia sempre in equilibrio tra domanda e offerta. Una similitudine che uso con i miei studenti per descrivere il funzionamento delle reti elettriche è quello di un tandem con tanti posti e tanti pedali. I pedalatori devono mantenere un ritmo sempre uguale alla frequenza della rete – 50 battiti al secondo in Europa e in molti altri paesi del mondo – facendo più forza in salita e alleggerendo in discesa, sempre senza cambiare il ritmo. Quel che fanno i gestori delle reti elettriche è attivare più pedalatori o richiedere più forza quando arrivano salite inattese – cioè carichi di domanda elettrica maggiore del previsto – o quando a qualcuno dei pedalatori in servizio viene un crampo che gli impedisce di continuare con la stessa energia. Ogni gestore di rete di trasmissione (TSO) di elettricità controlla non solo gli interruttori o sezionamenti della rete, ma anche le centrali elettriche di terzi in grado di produrre in modo flessibile, le quali devono essere in grado di ricevere comandi anche in tempo reale e hanno il dovere (perlopiù remunerato) di reagirvi per stabilizzare la rete modificando la propria potenza. Si ridurrà la rilevanza dei sistemi connessi direttamente alla rete principale? Probabilmente sì, o meglio: rappresenterà un aspetto sempre più parziale e aggregato di ciò che conta per il sistema elettrico. Perché sempre più della produzione e flessibilità necessarie arriverà da fuori dell’ambito della rete di competenza di Terna, cioè dalle reti di distribuzione locale attraverso impianti più piccoli o siti di consumo flessibili (cioè in grado di ridurre il consumo quando è necessario per stabilizzare la rete). In Francia e Belgio, già da un po’ i gestori di reti di distribuzione e di trasmissione cooperano per integrare i servizi di flessibilità distribuiti da parte di apparecchi connessi alle reti cittadine. I distributori assicurano alcuni aspetti del monitoraggio e del dispacciamento locale, ma anche dei rapporti commerciali con i fornitori locali di flessibilità soprattutto riguardo ad allacciamenti e monitoraggio, mentre i TSO vigilano sul bilanciamento complessivo della rete e gestiscono le partite economiche con gli aggregatori. E cambierà, anzi sta già cambiando, anche la logica con cui le prestazioni della flessibilità verranno verificate. Se poche grandi centrali possono e devono essere controllate in tempo reale e con strumenti tali da permettere una reazione istantanea o quasi a un loro eventuale default nel fornire il servizio quando richiesto dal TSO, tanti piccoli fornitori di flessibilità possono essere controllati con una logica statistica e meno sincrona, facendo in modo che la prestazione cumulata fornita dall’operatore che li aggrega sia sì controllata e affidabile, ma senza che necessariamente debba esserlo allo stesso livello la prestazione di ogni singolo punto di fornitura. In modo simile, quando a fornire flessibilità sono numerosi piccoli siti, è spesso inefficiente pretendere forme di reportistica e infrastrutture di connessione dedicate come avviene con le grandi centrali. Esempi interessanti di questo sono, ancora, in Francia dove non solo da anni la demand response può vendere i propri mancati consumi anche sul mercato dell’energia oltre che in quello della flessibilità, ma le prestazioni su questi mercati sono valutate ex post dal gestore di rete, anche a campione, con un conseguente aggiustamento (derating) della capacità che in futuro gli stessi aggregati potranno effettivamente vedersi remunerata rispetto al valore nominale offerto. Una sorta di meccanismo a premi e disincentivi per rivelare le prestazioni di un portafoglio di demand response. In Olanda, il TSO ha previsto protocolli di comunicazione addirittura *Energy Programme Lead, ECCO Think Tank - michele.governatori@eccoclimate.org maggio/giugno 2023 L'ECOFUTURO MAGAZINE 29 via mail (automatiche) con aggregatori di piccoli impianti, anziché costose reti telematiche dedicate, ritenendo che richieste molto più complesse creino barriere all’entrata con effetti netti negativi per il sistema (meno flessibilità utile e affidabile acquisita). L’Italia è più indietro, con un atteggiamento di Terna che è stato a lungo più chiuso alle tecnologie degli accumuli e della domanda distribuita. Il che, se da un lato è coerente con il suo compito di garanzia della sicurezza del sistema, dall’altro è stato miope e ha ritardato soluzioni destinate a diventare presto più efficienti e a un certo punto indispensabili. Questo atteggiamento conservatore ha ritardato lo sviluppo della demand response in Italia e ha reso più vasto del necessario il ricorso a tecnologie centralizzate e fossili di bilanciamento della rete: le centrali a gas. Infatti il nostro capacity market, un meccanismo che prevede una remunerazione attraverso le bollette di centrali elettriche e altre risorse per il solo fatto di esistere e mettere a disposizione la propria capacità, da un lato è tra i più generosi al mondo con le nuove centrali a gas (remunerate per quindici anni a prezzi sufficienti a coprire i loro interi costi fissi), dall’altro prevede solo sconti sugli oneri di sistema di durata annuale quando la stessa capacità, in termini di disponibilità a ridurre i consumi quando necessario, viene messa a disposizione dai consumatori (la demand response, appunto). Un mercato, insomma, dove le risorse non sembrano tutte uguali, che ha danneggiato finora lo sviluppo di risorse di bilanciamento diverse dalle centrali a gas e lo ha fatto per come è stato disegnato, non perché non sia possibile una competizione alla pari tra risorse distribuite e senza emissioni dannose al clima e quelle fossili centralizzate. Potrebbero cambiare le cose? Sì, dovrebbero farlo in Italia, con la riforma del testo integrato del dispacciamento elettrico (acronimo: TIDE), inaugurata da un documento dell’Autorità per l’Energia che in modo significativo e inequivocabile scrive che obiettivo della riforma è una partecipazione allargata delle risorse di bilanciamento del sistema elettrico, ognuna “come può”, a partire dalla domanda e dalle fonti rinnovabili anche di piccola taglia. Mercato o disegno del mercato? La concorrenza nel settore energia è stata introdotta artificialmente, con regole complesse per rendere possibile scambiarsi servizi sofisticati come se fossero commodity. Questo ha vantaggi in termini di economicità e contendibilità. Ma se le regole restano pensate per un mondo superato e fossile (per esempio quello delle centrali a idrocarburi anziché delle risorse di produzione rinnovabile e domanda distribuite) allora il mercato che ne deriva continuerà a ritardare la transizione del settore verso la sostenibilità. ▲ Foto di Tom da PixabayNext >