< PreviousL'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2021 21 PERSONAGGI / di Sergio Ferraris* Efficientare tutto il patrimonio edilizio compreso quello complesso rappresentato dagli edifici storico sembra arduo, ma è possibile Marco Mari è il presidente del Green Building Council Italia (GBC Italia) che è un’associazione alla quale aderiscono le imprese, le associazioni e le comunità professionali italiane che operano nell’edilizia sostenibile. GBC Italia fa parte del World GBC, una rete di GBC nazionali presenti in più di 70 paesi. Abbiamo chiesto a Mari di parlarci dello stato dell'arte dell'efficienza energetica e della loro attività. Efficienza storicaL'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2021 PERSONAGGI22 Come sta andando in Europa l'efficientamento degli edifici e quali sono le sue prospettive? «L'Europa ci chiede posti di lavoro e una serie di azioni molto concrete, poiché la filiera dell'edilizia è quella che possiede il maggior impatto sia sul fronte energetico sia ambientale e produce più economia. Non è un caso se il 37% del Next Generation Europe prevede una strategia specifica, la Renovation Wave for Europe, per la riqualificazione del costruito. Si tratta di un segnale importante che è ineludibile e prioritario e oltre a ciò è stata presentata la seconda versione di un sistema di monitoraggio per l'edilizia Level(s) e che è il primo forte tentativo, da parte dell'Europa, di definire una rendicontazione a 360 gradi in ambito energetico/ambientale degli edifici, che riguarda tutti gli aspetti della filiera edile, compresi quelli legati alla salubrità e al comfort dei luoghi nei quali abitiamo, oltre a quelli energetico/ ambientali». A cascata come arriva tutto ciò in Italia? «Queste politiche da parte dell'Unione Europea arrivano in due modalità. Da un lato quella del mercato privato, dall'altro attraverso la pubblica amministrazione. La prima è già attivata da tempo, a livello mondiale sono stati identificati degli strumenti per misurare le performance energetico/ ambientali, per la progettazione, la realizzazione e la manutenzione degli edifici ad alte prestazioni che sono i protocolli energetico/ambientali, attivi sia a livello internazionale sia nazionale. Secondo questi protocolli sono stati realizzati sette miliardi di metri quadri di edifici, per un valore di 2mila miliardi di dollari, perché il mercato privato, spesso rappresentato da fondi d'investimento, ha identificato in questi strumenti, che danno un indice di prestazione sintetico - il rating con il rischio finanziario - un sistema efficace per valutare gli investimenti nell'edilizia sostenibile. Il mercato a livello mondiale, quindi, realizza edifici che devono essere vincolati alle prestazioni progettuali. È successo anche in Italia, dove si stanno valutando i nuovi edifici sotto questo profilo. E aggiungo che i più utilizzati a livello mondiale sono i protocolli LEED realizzati dal Green Building Council statunitense in Italia utilizzati per ben oltre 15 milioni di metri quadri. Siamo il secondo Paese tra quelli che utilizzano questi protocolli». L'Italia ha qualche altro primato su questo fronte? «Si certo. Usando questi strumenti che sono anche prestazionali e che sono utilizzati in tutto il mondo, diventa semplice fare dei confronti. I punteggi unificano i diversi edifici su scala globale. Fino a 49 punti si è certificati, da 50 a 59 l'edificio è Silver, da 60 a 79 è Gold e da 80 fino a un massimo ipotetico di 110 punti è Platinum. In Italia la percentuale di edifici certificati come Platinum è la più alta al mondo». Che cosa significa? «In sostanza tutto indica che in Italia la qualità progettuale degli edifici produce sistemi comparabili a quelli esteri e la qualità realizzativa non è da meno. Inoltre da questi confronti emerge che la normativa ambientale italiana è la più ampia, vasta e prescrittiva di qualsiasi Paese al mondo. Per questo motivo, siccome la questione ambientale in Italia è già normata, possiamo concentrarci di più sulle prestazioni e questo è uno dei motivi, assieme alla qualità progettuale, per il quale siamo tra i primi al mondo. E aggiungo che, dal momento che questa certificazione è condivisa a livello internazionale, non si può essere autoreferenziali, come potrebbe capitare. È ciò che è successo, citando un altro settore, con la crisi del vino al metanolo che ci ha fatto rendere conto che per risollevarci dovevamo L'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2021 23 PERSONAGGIpuntare sulle certificazioni di qualità; così abbiamo fatto e ci troviamo con un settore enologico tra i primi al mondo per vitigni e aromi. La stessa cosa sta accadendo per l'edilizia». Quali sono le qualità salienti della nostra edilizia, quindi? «Oggi non parliamo più solamente delle questioni energetiche, di decarbonizzazione ma anche e soprattutto di salubrità e vivibilità degli ambienti, nei quali, lo ricordo, passiamo il 90% della nostra vita. L'edificio è un sistema complesso nel quale è necessario tenere conto di molti aspetti che s'intrecciano tra di loro. Siamo in grado di mettere al centro il progetto e di dargli un approccio olistico. Ma non basta, perché c'è un'altra questione che è centrale. La cultura. Il nostro patrimonio edilizio è pervaso di cultura, conoscenza e patrimonio identitario». E quindi? «Qui veniamo alla grande intuizione del GBG Italia, fortemente voluta dal nostro fondatore Mario Zoccatelli, che capì che se da un lato era necessario apprendere dal circuito internazionale e che è necessario adottare e usare strumenti che sono stati riconosciuti e validati scientificamente, bisogna allo stesso tempo generare strumenti locali, perché l'edilizia da noi è diversa rispetto agli Stati Uniti. Riportando poi all'estero le migliori pratiche messe a punto nei confini nazionali. In questa maniera abbiamo per primi individuato la variabile culturale degli edifici che hanno una valenza storica. Quindi, partendo dal protocollo LEED e dal nostro GBC Home che avevamo già definito in precedenza, abbiamo creato il primo protocollo al mondo per i processi di restauro e conservazione dell'edilizia storico/testimoniale che si chiama GBC Historic Building. In questa maniera siamo riusciti a trovare un punto d'incontro tra due grandi culture che sembravano non parlarsi. Quella anglosassone energetico/ambientale e quella mediterranea della conservazione e del restauro. Oggi il protocollo GBC Historic Building è un punto di riferimento sia nazionale sia mondiale». Qualche esempio? «Il primo esempio è un caso di studio che abbiamo fatto prima che il protocollo fosse pienamente determinato e non è stato su un edificio vincolato dalle Belle Arti ma su un immobile che aveva una valenza culturale: cascina Gringo a Guarene in Piemonte. Si tratta di un caso significativo perché in Italia abbiamo molti edifici testimoni di cultura che non è detto che debbano essere vincolati dalle Belle Arti. Per proseguire, il primo edificio certificato è costituito dalle scuderie dell'Abbazia di Sant'Apollinare a Perugia, il secondo è il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah che sorge a Ferrara nelle ex carceri di via Piangipane, il terzo è Palazzo Dominalli a Ferrara e poi ancora Palazzo Santander a Torino e, proprio in questo periodo, sta procedendo verso la certificazione la Galleria Borghese a Roma. A tutto ciò abbiamo aggiunto la necessità della conoscenza preventiva di tutte le forme di degrado dell'edificio storico, prima di intervenire affinché non lo si danneggi durante l'intervento. È necessario, in questi casi, trovare una forma di bilanciamento tra le esigenze energetico/ambientali e la salvaguardia della storicità dell'edificio. Un approccio che è sempre più accettato anche all'estero da tutti gli attori della filiera internazionale interessati». ▲ *Giornalista scientifico, caporedattore L'Ecofuturo MagazineFOCUS 26 IL CONTESTO Abitare il clima di Rudi Bressa 29 MATERIALI Il bio è di casa di Giorgia Marino 32 SOLUZIONI Intelligente è il risparmio di Ivan Manzo 36EUROPA Città Green di Fabrizio Tucci e Marco Giampaoletti 39 TECNOLOGIE Calore in movimento di Gianfranco Pellegrini 41 SUPERBONUS 110% buone ragioni di Giuliano Gabbani 44 ISOLAMENTO Efficienza nascosta di Cecilia Bergamasco 46 INNOVAZIONE Un piccolo paradiso a portata di click di Michele Dotti 48 SALUTE Il nuovo nell’aria di Deborah Annolino 50 BIOMASSE Il fuoco buono di Annalisa Paniz 52 IL PUNTO Il tipo mediterraneo di Paolo Rava ABITAREL'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2021 26 E difici intelligenti, classi energetiche, rinnovabili, domotica. Il settore delle costruzioni e degli edifici sta evolvendo rapidamente negli ultimi anni. Malgrado le soluzioni disponibili, gli incentivi più o meno mirati e gli interventi di riqualificazione sull'esistente, resta uno dei maggiori responsabili dei consumi energetici mondiali e di conseguenza della produzione di emissioni. Se guardiamo al settore delle costruzioni, sia esso residenziale o meno, il 28% delle emissioni legate alla produzione energetica è direttamente collegato al comparto. Aggiungendo quello delle costruzioni, si arriva a quota 38%, in costante crescita dopo una parziale frenata registrata tra il 2013 e il 2016 (https://bit.ly/3I8vEp8). Secondo le ultime stime dell'Agenzia internazionale dell'energia (Iea) le emissioni sono aumentate a 10 GtCO 2 nel 2019, il livello più alto mai registrato. Diversi fattori hanno contribuito a questo aumento, tra cui la crescente domanda di energia per il riscaldamento e il raffreddamento con l'aumento nell'uso dei condizionatori d'aria dovuti all'aumento degli eventi meteorologici estremi. Non solo, ma la costante domanda di energia, in particolare l'elettricità per il raffreddamento, per alimentare gli elettrodomestici e i vari dispositivi connessi, ha praticamente vanificato gli sforzi di efficienza energetica applicati fino ad oggi, determinando una Ripensare l'abitare è un'azione necessaria per centrare gli obiettivi climatici Abitare il clima IL CONTESTO / di Rudi Bressa *L'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2021 27 netta ripresa delle emissioni legate all'energia negli edifici. Insomma, un cane che si morde la coda. I cambiamenti climatici spingono la domanda energetica Il 2019 è stato il secondo anno più caldo mai registrato dopo il 2016 e questo ha portato a prolungate ondate di calore, facendo schizzare la domanda di aria condizionata, e di conseguenza quella energetica. L'Australia ha infranto vari record, dato che il 2019 è stato di circa 3 °C più caldo rispetto alla media 1961-90. Centinaia di città hanno registrato il giorno più caldo a luglio, in particolare nell'Europa occidentale (Francia, Germania e Regno Unito ecc.). Nel complesso, 29 paesi dell'emisfero settentrionale hanno battuto i record di tutti i tempi durante i mesi estivi. Di contro, l'inverno particolarmente rigido in alcune parti del globo, ha portato a un aumento della domanda di gas naturale per il riscaldamento, tanto da mettere in crisi le riserve del vecchio continente (una delle cause dirette dell'aumento del costo del gas registrato a ottobre). L'Aie sottolinea che questa impennata è strettamente collegata a un potenziale di efficienza energetica non sfruttato, poiché l'evoluzione del codice energetico globale degli edifici non ha tenuto il passo con la rapida espansione del settore nelle economie emergenti, mentre i tassi di ristrutturazione nei paesi sviluppati rimangono bassi. Allo stesso tempo, le energie rinnovabili, le pompe di calore, le tecnologie elettriche efficienti e il teleriscaldamento non stanno sostituendo i combustibili fossili come ci si sarebbe aspettato. Stati Uniti ed Europa a confronto Negli Stati Uniti gli edifici rappresentano il 40% del consumo totale di energia del Paese. Se da un lato il settore è tra i più energivori di tutto il Paese, dall'altro c'è una spinta sempre maggiore verso la costruzione e la realizzazione di quelli che vengono definiti come “Zero Energy Building” (edifici a consumi zero di energia). Tra Canada e Stati Uniti sono almeno 500 i progetti certificati (https://bit.ly/3pa1GZv) con un aumento del 700% rispetto al 2012. Non solo, ma interi Stati federali o città stanno mettendo in piedi ambiziosi piani d'azione per ridurre l'impatto del settore edilizio. Ciò significa massimizzare l'efficienza energetica per ridurre il consumo energetico dell'edificio e quindi fornire il fabbisogno energetico rimanente con elettricità generata da fonti rinnovabili. Ma non è sufficiente. Secondo un recente studio pubblicato su Pnas (https://bit.ly/3lmq3C2) che misura l'impronta ecologica del residenziale negli Stati Uniti, l'intero comparto produce un quinto delle emissioni di tutto il Paese. Interessante notare come la parte più benestante della popolazione abbia un'impronta pro-capite superiore del 25% rispetto a quella dei residenti a basso reddito, principalmente a causa di case più grandi. Nei quartieri particolarmente ricchi, queste emissioni possono essere 15 volte superiori. Analizzando le stime sulla decarbonizzazione delle rete energetica, lo studio conferma che le attuali azioni saranno insufficienti per raggiungere l'obiettivo di riduzione delle emissioni dell'80% entro il 2050 a causa di un numero crescente di abitazioni e dell'uso di combustibili fossili. Raggiungere questo obiettivo richiederà profondi retrofit energetici e il passaggio a fonti energetiche distribuite a basse emissioni di carbonio, nonché la riduzione della superficie delle abitazioni. Se guardiamo in casa nostra, complessivamente, gli edifici europei sono responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra, dovute principalmente alla costruzione, all'utilizzo, alla ristrutturazione e alla demolizione. Un'enormità. Oggi circa il 7% del parco immobiliare risulta Nel complesso, 29 paesi dell'emisfero settentrionale hanno battuto i record di tutti i tempi durante i mesi estiviL'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2021 28 inefficiente sotto il profilo energetico, e si calcola che con la sola ristrutturazione degli edifici esistenti si potrebbe ridurre del 5-6% circa il consumo totale di energia e del 5% circa le emissioni di CO 2 . Tuttavia, in media, meno dell'1% del parco immobiliare nazionale è ristrutturato ogni anno, con percentuali che variano tra lo 0,4% e l'1,2%. Se questi numeri sembrano piuttosto negativi, l'Agenzia europea per l'ambiente (https://bit.ly/3rmSHXm) ci ricorda che le emissioni totali di gas a effetto serra dagli edifici sono diminuite del 29% nel periodo 2005-2019, con proiezioni in continua diminuzione. La tendenza, secondo gli autori, è dovuta principalmente alla spinta sull'elettrificazione nel residenziale, insieme alla decarbonizzazione del settore elettrico e al miglioramento dell'efficienza energetica. Nonostante ciò la riduzione delle emissioni non sta procedendo come dovrebbe: infatti, per raggiungere l'obiettivo di una riduzione del 55% delle emissioni entro il 2030, il settore dell'edilizia dovrebbe ridurre le proprie emissioni del 60%. Perché ciò accada, l'attuale tasso di rinnovamento energetico del patrimonio edilizio deve aumentare fortemente: l'obiettivo della Renovation Wave è almeno raddoppiare il tasso annuo di rinnovamento energetico degli edifici residenziali e non residenziali entro il 2030 e favorire ristrutturazioni energetiche profonde. L'Italia del 110% A ottobre 2021 secondo i dati Enea gli interventi relativi al Superbonus 110% erano 57.664, pari a 6,7 miliardi a carico dello Stato, registrando un aumento rispetto ai mesi precedenti. Ma con l'ultimo Ddl Bilancio le regole sono cambiate. Una manovra che ha ricevuto numerose critiche, in primis quelle del Cordinamento Free che ritiene che la manovra approvata “non solo non risponda al percorso di sostenibilità previsto dall’accordo di Parigi sul clima e dagli obiettivi comunitari, ma non si fondi nemmeno su un reale presupposto economico, per quanto cerchi apprezzabilmente di dare continuità almeno ad alcune misure del pacchetto detrazioni”. Per questo propone di garantire che cessione del credito e sconto in fattura rimangano disponibili per tutte le misure del pacchetto, in quanto principale strumento di garanzia dell’efficacia delle misure stesse; di togliere il limite di reddito sul superbonus sulle le abitazioni singole, perché crea una disparità di trattamento con i condomìni; ipotizzando semmai criteri di accesso più stringenti del salto di due classi; e infine di assicurare continuità per almeno cinque anni a tutte le misure del pacchetto detrazioni, incluso il sismabonus, premiando gli interventi più meritevoli in termini di decarbonizzazione. Dello stesso avviso Italia Solare che suggerisce di limitare la potenza incentivabile con il superbonus per gli impianti fotovoltaici al doppio di quella dell’attuale contatore e di installare contestualmente un sistema di accumulo di capacità non superiore al rapporto 2 a 1 (impianti da 6 kW e accumulo da 12 kWh). “L’interdizione del fotovoltaico al beneficio del Superbonus a partire da luglio 2022 rappresenta una disposizione dannosa per il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr e della direttiva comunitaria Red 2 e una discriminazione nei confronti del comparto a differenza di tutti gli altri settori che potranno continuare a beneficiare del superbonus fino al 2024. Paradossale è che tolgano il superbonus al fotovoltaico per lasciarlo invece alle caldaie a gas, seppur ibride”. Mentre ci si trova in un momento storico nel quale si dovrebbe decisamente premere sull'acceleratore, sembra invece che si continui ad escludere dalla transizione energetica tutte quelle fasce della popolazione che invece andrebbero sostenute e indirizzate, perché no, anche economicamente. ▲ *Presidente onorario Coordinamento FREEL'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2021 29 Il bio è di casa I tre porcellini di sicuro non sapevano cosa fosse la bioedilizia. Se il “vincente” della favola era il più giovane che, con pazienza, si costruiva una solida casa in muratura invece di un’agile abitazione in paglia o legno, era solo perché nell’Ottocento mattoni e cemento rappresentavano il progresso, il futuro, il benessere. Questione di percezione. Passati più di due secoli, dopo aver colato sulla superficie terrestre 900 miliardi di tonnellate di cemento (come stendere uno strato alto un metro su tutto l’Iraq, spiega il Politecnico di Zurigo), abbiamo cominciato a chiederci se forse non sia meglio tornare a costruire con materiali più naturali e meno impattanti. I vantaggi sono parecchi, a cominciare da quello che più stava a cuore ai due porcelli “scansafatiche”: la velocità di realizzazione. Grazie alle moderne tecniche di prefabbricazione o di progettazione raffinata, i tempi di cantiere sono decisamente più snelli rispetto alle case in muratura, e di conseguenza si alleggeriscono anche i costi di costruzione, compensando così la spesa per materiali a volte più cari, come il legno. C’è poi il discorso dell’efficienza. La maggior parte dei materiali naturali usati in edilizia ha un intrinseco Legno, paglia, canapa consentono un abitare salubre, ecologico e amico del clima MATERIALI / di Giorgia MarinoNext >