< PreviousL'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2022 30 L e rare volte in cui si parla di energia, difficilmente c'è confronto. Perciò abbiamo immaginato il confronto, che in Europa va avanti da decenni, tra due persone una pro nucleare e una contro l'energia atomica, che per brevità abbiamo chiamato Atomo e Fotone. Atomo: «Perché “sporcare” il Paese di fotovoltaico, eolico, geotermia, idroelettrico, biometano, biomasse? Fonti che comunque non ci basteranno mai». Fotone: «Oggi costruire una centrale nucleare richiede almeno 19 miliardi di euro e almeno quindici anni. Questo Atomi e Fotoni DIBATTITO / di Giuliano Gabbani* Dialogo tra un nuclearista e un antinucleareL'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2022 31 In Italia, nel 2019, le pratiche di efficienza energetica hanno consentito un risparmio di 250 milioni di euro e una riduzione di emissioni di CO 2 di quasi 3 milioni di tonnellate il conteggio della Corte dei Conti francese nel 2020 per il reattore di 3a generazione a Flamanville da 1600 MW. Tra quindici anni nel nostro Paese saremo in grado di coprire il fabbisogno con le rinnovabili. E avremo bisogno solo di energia di equilibrio per i picchi. Inoltre, poiché una centrale nucleare può restare in esercizio non oltre 30-40 anni, il suo smantellamento ha costi pressoché incalcolabili. È ancora un problema scientificamente e tecnologicamente irrisolto, al pari dello smaltimento definitivo delle scorie nucleari». Atomo: «Sei indietro mio caro Fotone, aggiornati, oggi ci sono i mini- reattori modulari a fissione (Small Modular Reactors, SMR) che potremmo costruire in quantità e rapidamente». Fotone: «Direi che aggiornato lo sono, il problema è che questi reattori non esistono. Li mettono solo nei sottomarini nucleari proprio perché è difficile replicarli su larga scala e sono ancora sperimentali. Inoltre disseminarli in giro è assai pericoloso, considerato che possono fare danni immensi. Nessuno al mondo è così folle da mettere centinaia o migliaia di potenziali rischi elevatissimi in giro. Qualsiasi studioso nucleare sa che la soglia di sicurezza intrinseca è superiore ai 300 MWe». Atomo: «Potremmo usare la fusione nucleare che è una risorsa immensa e pulita». Fotone : «Certo che sì, quando funzionerà. Questa affermazione viene ripetuta da oltre vent’anni. E abbiamo sempre risposto noi antinucleari che se ci fosse la fusione non si capisce perché dovremmo essere contrari. Il problema è qui e oggi. Per ora nessuno al mondo sa dire se e quando sarà pronto un sistema di produzione a fusione nucleare. Se un giorno arrivasse, fosse “democratica “ e avesse superato tutti gli elementi critici, sarebbe accolta. Ma oggi siamo ancora qui. Fermi agli esperimenti, promettenti, ma pur sempre esperimenti. Vedi l’Italia per la sua conformazione e collocazione geografica è un Paese perfetto per avere tutte le forme di energia rinnovabile, per fare in modo che l’energia sia a disposizione di tutti sia in forma di proprietà privata e sia condivisa con le comunità energetiche. Durante la prima metà del ‘900 eravamo, grazie all’idroelettrico, un Paese molto rinnovabile. In seguito non ci è bastato più. Ma siamo attraversati dagli Appennini. Ed essendo la nostra penisola in mezzo al mare possiamo avere con il vento gran parte dell’energia che ci serve. Siamo anche un Paese con un'insolazione buona o ottima. Tutti possono installare impianti fotovoltaici al servizio di aziende e abitazioni. Impianti competitivi sul prezzo presente e futuro dell’energia, sia da fonti fossili sia dal nucleare. Resta incomprensibile per noi non diventare il Paese del Sole. La tecnica di produzione di Biometano da rifiuti e agricoltura che si è sviluppata da noi grazie al CIB ed al CIC, i consorzi di riferimento dei produttori, consente di coprire almeno un quarto dell’intero fabbisogno di combustibile. Con veicoli a impatto zero si può completare la rivoluzione elettrica dei trasporti, evitando l'eccessivo consumo elettrico di picco o gli eccessi di accumulatori di energia. La Geotermia è una risorsa importante. Con nuove tecniche sempre meno impattanti e sicure possiamo tornare a essere i primi al mondo dopo esserlo stati per oltre un secolo, utilizzando quella a bassa temperatura che si può fare nel nostro Paese con grande semplicità. In abbinamento con le pompe di calore potremo ridurre, e lo L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2022 32 *Professore UNIFI - Dipartimento Scienze della Terra, Presidente Comitato Scientifico di Ecofuturo stiamo già facendo, il consumo di combustibili per riscaldamento fino al 20% del totale consumato oggi. Siamo anche il Paese dell’idrogeno possibile poiché, grazie a tutte queste risorse rinnovabili, possiamo produrne di pulito abbattendone i costi oggi proibitivi. E potremo anche trasportarlo grazie alla rete del gas metano, che è la più lunga ed efficiente del mondo intero». Atomo: «Ma allora vuoi usare il gas che inquina ed emette CO 2 ? Vuoi proteggere le fonti fossili?» Fotone : «Per la fase di transizione verso un modello di energie rinnovabili, idrogeno verde e biometano, la rete del gas resta un alleato fondamentale. Può consentire la generazione diffusa, completando la produzione rinnovabile locale con la produzione anche del fabbisogno di picco con piccoli generatori. Oggi a metano e in futuro ad idrogeno. Le grandi centrali a gas dovrebbero comunque essere obbligate a recuperare interamente la CO 2 prodotta nel processo. Decine di migliaia di sistemi di accumulo con altrettanti piccoli cogeneratori o generatori ad alta efficienza diffusi su tutta la rete, in alternativa alle grosse centrali che saranno alimentabili dalla rete, mano a mano che il fabbisogno di riscaldamento sarà coperto dalle pompe di calore. La rete elettrica perde energia lungo il tragitto dalla produzione al consumo. Più lungo è il tragitto e più perde. In bolletta paghiamo il 110,5 a fronte del 100 realmente consumato. Da tenere a mente che la Commissione UE è intenzionata a incentivare le piccole centrali a gas ad alte emissioni, quei “gas peaker” che inquinano poco perchè lavorano poco, non più di due o tre ore al giorno per coprire i “buchi” di produzione delle rinnovabili più meteoropatiche. Una direzione da seguire visto che la bozza di tassonomia europea prevede che dal 2030 le emissioni per le grandi centrali elettriche a metano dovranno scendere sotto i 100 gr per kWh. E per ora in Italia progetti come questi non sono ancora pronti. Oltre al risparmio energetico, quello che si ottiene è la democratizzazione della produzione energetica (le reti sono pubbliche). Principio che è anche la questione tra tutte più grave dell’eventuale ripresa nucleare, con la quale il controllo dell’energia tornerebbe in mano a un ristretto oligopolio di produttori, come per le sette sorelle petrolifere, mentre la generazione distribuita, decentralizzata e posta in mano a milioni di auto produttori, farà dell’energia un bene comune e porterà tutti a cooperare in un nuovo modello di comunità energetica globale a beneficio di ognuno e del Pianeta». ▲L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2022 34 PNRR in piccolo OPPORTUNITÀ / di Giorgia Marino D iciamolo una volta per tutte: l’Italia è un Paese fondato sul piccolo. Le metropoli e le multinazionali sono roba esotica, da noi sono le piccole imprese e i piccoli comuni a costituire la spina dorsale della nazione. Secondo l’ultimo censimento Anci, sono oltre 5500 i paesi che contano meno di 5 mila abitanti e costituiscono il 69% dei Comuni italiani. A loro è dedicato un bando specifico per assegnare una parte dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza; altri capitoli di investimento, come quello per le comunità energetiche, li chiamano direttamente in causa. Il problema è che spesso i piccoli Comuni sono disorganizzati, isolati e viaggiano in ordine sparso, quando invece le parole chiave per trasformare i soldi del PNRR in una vera opportunità di sviluppo sono fondamentalmente due: rete e comunità. Nel PNRR ci sono ottime opportunità anche per i borghi e i piccoli Comuni Foto di Nicola Giordano da Pixabay Un miliardo per la rigenerazione dei borghi Ripopolamento, turismo, occupazione. Sono questi i tre obiettivi principali del bando rivolto ai Comuni con meno di 5 mila abitanti per la “Rigenerazione culturale e sociale dei piccoli borghi storici”, pubblicato a dicembre 2021 dal Ministero della cultura. I fondi del PNRR che saranno assegnati sono 1,02 miliardi di euro, divisi in due linee di intervento: la Linea A, che prevede 420 milioni di euro per la realizzazione di 21 interventi pilota, uno per ciascuna Regione o Provincia Autonoma; la Linea B, che assegna 580 milioni di euro per la rigenerazione culturale di 229 borghi storici. I restanti 20 milioni sono dedicati al progetto “Turismo delle radici” del Ministero degli Affari e della Cooperazione Internazionale: un’iniziativa per promuovere quella particolare forma di turismo che è il ritorno degli italiani residenti all’estero nei propri borghi d’origine. Come partecipare? Per i 21 progetti pilota, sono le Regioni a scegliere i candidati, a ciascuno dei quali assegna 20 milioni di euro per realizzare infrastrutture e servizi: centri di formazione, strutture per lavoratori in smart working e nomadi digitali, alberghi diffusi, campus universitari, residenze sanitarie. La gara è aperta per i fondi della Linea B, che saranno assegnati in due fasi. I primi 380 milioni serviranno a finanziare le proposte presentate, entro il 15 marzo 2022, direttamente dai Comuni (anche in forma aggregata), cui andranno 1,65 milioni ciascuno per iniziative nei settori cultura, istruzione, ricerca, welfare, ambiente e turismo. Gli altri 200 milioni andranno a sostegno di piccole e medie imprese (o anche micro-imprese) che hanno già o intendono prendere sede nei borghi selezionati. La sfida del ripopolamento Il bando per la rigenerazione è stato presentato dal Ministero della Cultura come la soluzione per fermare lo spopolamento e il degrado di una parte del territorio italiano. «È un’occasione unica per il rilancio dei borghi e delle bellezze artistiche diffuse nei luoghi meno conosciuti del Paese e ancor di più per trasformare un patrimonio disperso in un patrimonio diffuso», ha dichiarato il Ministro Dario Franceschini. E ancora: «Le nuove condizioni tecnologiche consentono di far diventare luoghi di lavoro reali delle realtà che fino a pochi anni fa non potevano attrarre né persone, né occupazione. Il Piano Nazionale Borghi va in questa direzione con risorse molto importanti per vincere la sfida del ripopolamento». Una visione un po’ più critica arriva da chi di borghi si occupa ogni giorno. «Da questi primi mesi di attuazione del PNRR è evidente come ci siano luci e ombre», dice Marco Bussone, presidente di UNCEM, l’Unione Nazionale dei Comuni ed Enti Montani. «Tanto per cominciare, non condividiamo l’impostazione dei 21 progetti pilota. Innanzitutto perché i criteri di assegnazione non sono chiari. Ogni regione sta adottando meccanismi diversi: alcune tramite selezione pubblica, altre stanno scegliendo arbitrariamente, alcune addirittura pensano di ‘tagliare’ un pezzo di città e candidarla come borgo, come sta avvenendo per Stupinigi, alle porte di Torino. E poi 20 milioni per un solo borgo sono eccessivi». Il punto fondamentale, secondo Bussone, è che i soldi non bastano per fare rigenerazione e arrestare lo spopolamento. «Occorre attivare processi di comunità. Se non c’è una comunità che ci vive, soldi o no, i paesi rimarranno vuoti. Non basta confezionare un progetto fatto ad hoc per vincere il finanziamento: a monte ci deve essere un programma strutturato, altrimenti è inutile inseguire i bandi. L’archistar va bene per farsi pubblicità sulle riviste patinate, ma non riporta le persone a vivere nei borghi». «Inoltre la rincorsa al bando sta creando non pochi problemi agli uffici dei Comuni che, racconta Bussone, si ritrovano assediati da proposte di consulenza Foto di Peter H da Pixabay L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2022 36 a pagamento da parte di studi di architettura e professionisti della progettazione». «Ma i Comuni dovrebbero imparare ad agire insieme, a progettare in rete, nessuno può farcela da solo. E noi come UNCEM cerchiamo di fare da supporto e coordinamento proprio in questa direzione». Le altre risorse del PNRR per i piccoli Comuni Non solo rigenerazione culturale: il PNRR offre varie altre opportunità per i piccoli Comuni. Un ottimo riepilogo lo ha fatto l’UNCEM, creando un dossier con tutte le possibili linee di finanziamento per i paesi sotto i 5 mila abitanti. Fondi per le scuole; finanziamenti per la mobilità sostenibile (per il potenziamento delle reti ferroviarie regionali); fondi per le strutture sanitarie e lo sviluppo della telemedicina, importante per i borghi poco collegati; politiche di inclusione sociale per le donne e le famiglie. Le linee di intervento più importanti sono però quelle riconducibili alle Missioni 1 e 2 del PNRR: digitalizzazione e innovazione, rivoluzione verde e transizione ecologica. In particolare, ci sono 6,3 miliardi da investire per le reti, la banda ultra larga e il 5G, per connettere tutte le aree, anche le più remote, e – come si legge nel documento di UNCEM – «per superare i gap di sviluppo causati da un digital divide del quale abbiamo ancora una volta, con più forza, preso consapevolezza nel corso della pandemia». «Del resto abbiamo sempre fatto notare come le sperequazioni da colmare nel nostro Paese non siano solo tre, ma quattro – sottolinea Bussone – a quella di genere, quella fra Nord e Sud e quella generazionale, si deve aggiungere la disparità territoriale fra le aree urbane e le aree montane e rurali». Comunità energetiche Tra le linee di finanziamento previste dalla Missione “transizione ecologica”, c’è il sostegno alle energie rinnovabili per le comunità energetiche e l’autoconsumo: 2,2 miliardi di euro per estendere la sperimentazione avviata con il recepimento della direttiva europea RED II sull’utilizzo delle rinnovabili. «L'investimento – recita il testo del PNRR - individua Pubbliche Amministrazioni, famiglie e microimprese in Comuni con meno di 5 mila abitanti, sostenendo così l'economia dei piccoli Comuni e rafforzando la coesione sociale». Rispetto alle attese, quel che è arrivato con il PNRR è deludente. «Non si tratta di investimenti a fondo perduto, ma di prestiti. Perciò sarà difficile che i Comuni prendano questi soldi», spiega Felipe Barroco dell’Agenzia per lo sviluppo sostenibile, AESS, parte del coordinamento di Geco, un progetto di comunità energetica nell’area di Bologna. «Inoltre gli impianti finanziati devono essere nuovi, quindi non è previsto che si lavori alla creazione di una comunità energetica mettendo in rete impianti già esistenti, come sarebbe conveniente fare». Secondo l’ultimo censimento “Comuni rinnovabili”, di Legambiente, le comunità energetiche operative in Italia si contano sulle dita di una mano e sono state realizzate da Comuni che avevano accesso a finanziamenti a fondo perduto. Sarà dunque difficile che il PNRR porti a casa risultati significativi in questo campo. ▲ Anci – Atlante dei piccoli Comuni https://www.anci.it/atlante-dei-piccoli-comuni/ UNCEM – Dossier “PNRR e territori” https://uncem.it/piano-nazionale-ripresa-e-resilienza-riepilogo-dei-bandi-del-pnrr-usciti-e-in-uscita-agg-al-6-gennaio-2022/ Bando per la rigenerazione dei borghi https://cultura.gov.it/borghi Turismo delle radici https://www.esteri.it/it/servizi-consolari-e-visti/italiani-all-estero/turismo-delle-radici/ Comuni rinnovabili – Legambiente https://www.comunirinnovabili.it/ Progetto Geco https://www.gecocommunity.it/ AESS https://www.aess-modena.it/it/ Foto di Hands off my tags! Michael Gaida da Pixabay L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2022 37 Idee per il PNRR OPPORTUNITÀ / di Fabio Roggiolani U n’opportunità come il PNRR che è stato portato all’Italia per rispondere a una pandemia terribile, da cui ancora non siamo usciti, non dal presente governo, ma bensì da quello del “dilettante” Conte, non va sprecata, per l’economia, il clima e il nostro comune benessere. Nei mesi scorsi abbiamo prodotto una serie di idee che seguiamo e vorrei disegnarvi il Paese che ne uscirebbe, se per un miracolo o un sussulto di intelligenza collettiva, fossero adottate tutte. Un'Italia piena di Comunità energetiche rinnovabili a partire dai piccoli comuni sotto i 5 mila abitanti che con il PNRR potranno installare le energie rinnovabili di ogni tipo, procedendo anche alla riconversione di tutti i consumi da fossile a rinnovabile e ricaricare le auto con l’energia autoprodotta. Per garantire che anche nei momenti di richiesta di picco elevato della rete ci sia energia elettrica disponibile si installeranno accumuli energetici e piccoli generatori ad alta efficienza a gas metano o a biomasse locali dai residui della gestione boschiva. La rete di Ecofuturo è in grado di "prestare" idee per un'attuazione davvero sostenibile del PNRR. Eccole ands off my tags! Michael Gaida da Pixabay L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2022 38 Anche nelle città tutto ciò si potrà fare e realizzando i teleriscaldamenti freddi affinché le pompe di calore possano funzionare anche senza spazi esterni. La rete idrica diventerà la rete di scambio termico per le pompe di calore e la stessa potrà contemporaneamente produrre elettricità grazie ai salti e ai riduttori di pressione. Gli edifici già interessati dal risanamento ecologico del Superbonus, potranno eliminare i fornelli e i riscaldamenti fossili, diventando elettrici con pompe di calore e piatti a induzione. Tutti i luoghi pubblici e privati potranno difendersi dal Covid-19 e dagli accumuli di CO 2 indoor grazie ai sistemi di sanitizzazione e alla ventilazione meccanica controllata. Tutti gli edifici condominiali potranno avere un fontanello per diventare “Plastic free”, ottenendo acqua di qualità. I rifiuti diventeranno materie prime seconde, rendendo residuale l’incenerimento. Bolle di fresco Nelle strade urbane invece di usare bitume fossile, troveranno posto asfalti drenanti a base cementizia e colorabili o piastrelle anti inquinamento che garantiranno un calo medio di 3 °C nelle città e una resilienza al ghiaccio altrettanto positiva in inverno, perché il bitume petrolifero incamera il calore diretto del Sole e lo rilascia durante la notte mentre queste nuove soluzioni, con un albedo elevato, restituiscono e respingono i raggi del Sole non appena in ombra, come fa la Terra. Le auto che richiedono la ricarica rapida e le grandi pompe di calore condominiali avranno le potenze necessarie anche quando non supportate dalla rete locale; invece di un capacity market centralizzato realizzeremo il capacity market diffuso, che rispetta l’era della generazione diffusa e decentralizzata democratica, risparmia energia e prepara questi piccoli cogeneratori ad alta efficienza ad agire domani con l’idrogeno da rete prodotto dalle rinnovabili. L’agricoltura produrrà biometano e rinnovabili agrifotovoltaiche con metodi di coltivazione che non utilizzeranno più l’aratro sovvertitore, facendo in modo che la terra trattenga la CO 2 nel suolo. Con la CO 2 recuperata dal processo del biometano potremo chiudere tutti i pozzi italiani di CO 2 mineraria che devastano il clima, in controtendenza con tutto l’impegno del mondo a ridurla, e le località perché è sempre sporca, inquinante per i corsi d’acqua. Piante protagoniste Recupereremo dalla foresta, per fare legno da costruzione, i 20 milioni di ettari abbandonati e oggi conquistati da rovi pericolosi per gli incendi, piantando la nostra parte di “One Trillion of Trees” e riconquisteremo agli alberi i filari dei campi delle pianure, come proposto da Farming for Future. Saranno estese le coltivazioni bio anche grazie all'alleanza con l’uso dei digestati da biometano prodotto con agricoltura di precisione abbattendo le emissioni di metano da allevamento intensivo e da spargimento dei liquami sui campi e si svilupperanno le produzioni di biometano da rifiuti per riconvertire nel complesso tutti i trasporti pesanti terrestri e navali. Risaneremo il mare e i porti con la riconversione dei motori navali a biometano ed elettrico consentendo finalmente lo sviluppo delle autostrade del mare, da tempo il mezzo più veloce ed economico per spostare merci e camion nel nostro Paese e ora anche il più ecologico grazie alla riconversione dei motori marini. Non solo a Terra Le idee sostenibili per dare un'anima veramente ecologica al PNRR ci sono e sono disponibili"L'ECOFUTURO MAGAZINE gennaio/febbraio 2022 39 Nei porti saranno messe le ricariche elettriche per navi ferme, che non potranno più tenere accesi i motori sempre, utilizzando le rinnovabili, le comunità energetiche e la produzione locale di energia elettrica dalla rete del gas. Il mare verrà pulito raccogliendo i rifiuti con le navi raccoglitrici PeliKan e con l’intercettazione dei rifiuti fluviali con le boe giranti di River Cleaning. I porti saranno liberati da sabbie e fanghi con gli ecodragaggi che non inquinano e che recuperano tutto senza scaricare in mare o creare discariche di rifiuti e le sabbie riutilizzate subito per ripascere le spiagge in erosione, grazie alla connessione di domanda ed offerta alla Banca delle Sabbie pulite e selezionate subito alla raccolta. Laghi, dighe fluviali e bacini saranno puliti e svuotati dai fanghi, le sabbie immediatamente riutilizzate per l’edilizia, chiudendo tutte le cave di sabbia non più utili e dando le sabbie stesse alla commercializzazione degli odierni cavatori per riconvertirli. I bacini idroelettrici potranno raddoppiare la loro produzione odierna, poiché oltre il 60% dei bacini stessi oggi è bloccato dai fanghi e potranno anche tornare a proteggerci dalle alluvioni e conservarci l’acqua durante la siccità. Tutte queste tecnologie sono esposte alla Fiera Exco. Potete trovarle e contattare le aziende produttrici scaricando l’App di Ecofuturo. ▲ *Cofondatore Ecofuturo SFOGLIA IL REPORT CON LE PROPOSTE DI ECOFUTURONext >