< PreviousPersonaggi Cambiare , insieme e col cuore21 L’ECOFUTURO MAGAZINE Gennaio-Febbraio 2024 di Michele Dotti M arina Ponti è Global Director della Campa- gna delle Nazioni Unite per gli Obiettivi di Svi- luppo Sostenibile “UN SDG Action Campaign”, iniziativa nata per ispi- rare, mobilitare e mettere in rete persone ed organizzazioni da ogni parte del mondo per accelerare azioni verso il raggiungimento degli SDG (Sustainable Development Goals). È stata una delle principali fautrici della precedente “UN Millennium Campaign” ricoprendo, per oltre un decennio, il ruolo di vice- direttore globale e direttore regionale Europa. È stata una specialista nella di- fesa e nella mobilitazione delle risorse per l’Unicef. Ha lavorato come Special Advisor durante i negoziati finali dell’A- genda 2030 per la rete Social Watch. Come sono nate le campagne internazionali MDGs (Millennium Development Goals) e SDGs (Sustainable Development Goals) e che cosa significa promuovere lo sviluppo sostenibile? « Queste campagne sono nate dalla con- sapevolezza che se gli accordi negoziati a livello internazionale non vengono re- si noti ai cittadini, ai parlamentari, ai mezzi di informazione, agli studenti, alle organizzazioni della società civile, si riducono le probabilità che vengano attuati dai Governi». Pensare globalmente, agire localmente. Questo “vecchio” slogan degli ambientalisti è ancora valido? «Certamente. Come ci ha mostra- to anche il Covid, le sfide attuali, dal clima alla salute, alla pace, non conoscono barriere e confini. So- no fondamentali la cooperazione e il dialogo internazionale. Qualunque politica di cambiamento richiede a ognuno di noi cambiamenti nello stile di vita; dal voto, ai consumi, agli spo- stamenti, a come ci comportiamo con i colleghi, parenti e amici nelle nostre comunità, il modo in cui scegliamo i prodotti che consumiamo e la frequen- za dei nostri acquisti. In qualche modo questo slogan resta attualissimo». Mettere assieme economie, società, culture e religioni per la sostenibilità può essere un approccio efficace in un mondo in cui sembrano prevalere egoismi e frammentazione? «Credo molto in questo bisogno di unità e di azione comune. L’anno scorso ab- biamo promosso la campagna “United to ACT for the Sustainable Development Goals” per dare un segnale che nel mon- do frammentato, polarizzato di oggi è indispensabile lavorare insieme, rispet- tando e valorizzando la nostra diversità, verso obiettivi condivisi». Nord e Sud del mondo è uno schema interpretativo ancora valido o deve essere aggiornato? « Oggi è più preciso parlare dei Nord e dei Sud del mondo presenti in tutti i pa- esi; le disuguaglianze hanno continuato ad aumentare, acutizzate dal Covid, per cui ovunque, anche nei paesi più “ricchi”, c’e’ povertà, malnutrizione ed esclusione sociale». Clima. Il tempo sembra ormai scaduto. Abbiamo possibilità di farcela? «Assolutamente sì. Ovviamente, l’ur- genza di azione è chiara, il mondo degli scienziati lo continua a confermare con nuovi studi. Nel momento in cui ci sarà, speriamo molto presto, una forte volon- tà politica di attuare politiche efficaci per affrontare questo tema, il cambia- mento potrà anche avvenire in maniera molto veloce. Durante la pandemia, in una situazione di emergenza e con una volontà politica netta, tutti abbiamo attuato cambiamenti a 360 gradi nel nostro modo di vita che hanno avuto un deciso impatto. Mi dà speranza anche la ricerca continua che avviene nel settore delle energie rinnovabili dove la tecno- logia e l’innovazione identificano ogni giorno nuove soluzioni per favorire la transizione ecologica. Quello che man- ca è un segnale forte anche dalla politica e dai paesi, che mostri senza ambiguità che si vuole andare in questa direzione». A differenza del Covid però la transizione energetica mette in discussione evidenti interessi economici — legati a combustibili fossili, uranio, ecc. — di un sistema piramidale che pare non intenda mollare l’osso. «Le lobby ci sono sempre state e han- no sempre protetto i diversi settori È necessario cogliere la complessità della nostra società e riuscire a cooperare nella diversità verso obiettivi condivisi di pace e giustizia sociale e ambientale22 L’ECOFUTURO MAGAZINE Gennaio-Febbraio 2024 economici. Ciò che può aiutare molto è — come cittadini e cittadine — dare segnali quando votiamo o consumiamo premiando candidati, imprese e model- li di vita che ci portano chiaramente in quella direzione, affinché ci sia una spin- ta politica ed economica ad ascoltare meno alcune lob- by e ad ascoltare di più il volere dei cittadini. Pur- troppo i recenti risultati elettorali in vari paesi del mondo mandano segnali contrad- dittori; in alcuni casi spingono ver- so politiche a protezione dell’ambiente, in altri scelgono candidati che addi- rittura negano l’esistenza di questo problema. Per risolvere questa situazio- ne è necessaria una potente alleanza tra settore privato, che è il motore delle eco- nomie e deve adattarsi a nuovi standard socio-ecologici, e il mondo politico che deve sostenere la transizione attraverso politiche chiare e incentivi che aiutino il settore privato e i cittadini a restare in questi binari. I cittadini devono essere pronti a ridurre sprechi energetici e, al momento del voto, scegliere candidati o piattaforme politiche portatori di questi obiettivi». Parliamo di comunicazione. La situazione del Pianeta è sicuramente difficile, ma per molti aspetti negli ultimi 40 anni è migliorata. Lo dicono i dati su povertà, alfabetizzazione, mortalità infantile materna, aspettativa di vita. Come mai prevale ancora un’immagine negativa dello stato della Terra? «Se consideriamo l’Indice di Sviluppo Umano, che analizza oltre al reddito an- che il livello di istruzione e l’aspettativa di vita, per la prima volta e per due anni consecutivi, abbiamo registrato un peg- gioramento ovunque. Questo è legato al Covid che ha inasprito le diseguaglianze e ai cambiamenti climatici, soprattutto nei paesi più vulnerabili, dove ci sono state siccità, uragani e quindi significa- tive perdite di opportunità economiche, produzione agricola e danni a struttu- re e abitazioni. I conflitti in atto, oltre al dramma della perdita di vite umane, hanno inoltre scatenato aumenti dei costi dell’energia, l’innalzamento dei tassi di inflazione e aumenti di prezzi di materie prime ed essenziali come il grano e altri prodotti agricoli fondamentali. Un mes- saggio che purtroppo non viene diffuso abbastanza è che il cambiamento è possi- bile e che può partire da ognuno di noi». L’immagine negativa di cui parlavo era però già presente anche prima del Covid, della crisi energetica e dell’inflazione degli ultimi due anni, legate ai conflitti. Non crede che questa disperazione possa frenare l’impegno, specialmente nei giovani? «È importante che ognuno sappia che il cambiamento sta già avvenendo. Ov- viamente i media danno priorità alle molteplici crisi, però se ci sforziamo di andare più in profondità ci sono an- che tante storie positive che vedono in prima linea individui e organizzazioni che trasformano le loro comunità. Ve- do speranza nei giovani, soprattutto nei paesi in cui si confrontano in prima linea con le sfide di oggi dal clima, ai conflitti, alle disuguaglianze. Dal nostro osservatorio degli SDG Action Awards vediamo così tante iniziative che tra- sformano comunità intere e riscrivono la narrativa del loro contesto. Purtrop- po nel mondo occidentale c’è invece una maggiore apatia, in risposta alle notizie drammatiche che ci circondano. Tale bombardamento alcune volte ci paralizza e ci fa perdere la speranza che un mondo migliore possa essere costru- ito da ognuno di noi. Si parla molto, ma forse non abbastanza, di come que- sto flusso continuo di notizie su guerre, malattie, povertà, incertezza sui diritti crei anche ansia, in particolare nei gio- vani. Ognuno di noi passa dei giorni in cui si sente più sopraf- fatto da quello che vede attor- no. Quello che io uso come an- tidoto per darmi forza in questi momenti è di prendere coraggio dalle persone in pri- ma linea che sono confrontate con i temi climatici, di conflitto, di povertà, di violenza e che non hanno il “lusso” di poter scegliere se agire o no. Il lo- ro coraggio mi dà ispirazione e la forza di continuare a costruire un mondo migliore e mi fa sentire parte di una comunità globale che condivide i miei stessi valori e le mie stesse aspirazioni. Parlavi della Giornata della Fratellan- za, secondo me in questi momenti noi dobbiamo sentirci un po’ portavoce della resilienza di altre persone». Che cosa hai imparato da questi anni di impegno nelle Campagne? «Nella complessità del mondo di oggi, quello che gli obiettivi di sviluppo so- stenibile ci hanno insegnato è che le politiche vanno viste in maniera oli- stica; cioè una politica sul lavoro deve tener conto della sostenibilità, ma anche dell’equità di genere, dell’accesso alla tecnologia, ecc. In tanti decenni di campagne quello che ho visto è che il cambiamento capita quando gli individui sono toccati non solo nella mente — attraverso i dati, i rapporti, le informazioni — ma anche nel loro cuore e questo avviene attra- verso la creatività, l’arte, la musica, la fotografia che in qualche modo ci fanno vivere la necessità di una trasformazione e ci fanno unire, non solo con la testa ma anche con le nostre emozioni». PersonaggiFOCUS IL TEMPO LIBERATO IL CONTESTO Il tempo cambia il tempo di Davide Mazzocco TECNOLOGIE È tempo di ecotecnologie di Michele Dotti MERCI Il tempo degli oggetti di Sergio Ferraris COSOTECHE Usare più che possedere di Francesco Bevilacqua METODI Produrre in proprio di Ivan Manzo LAVORO Tempo liberato di Giorgia Burzachechi NUTRIZIONE Chi ha tempo non aspetti di Fabio Buccolini FUTURO Libero è il tempo di Alberto Puliafito VALORE Se il tempo è denaro di Grazia Battiato L’AMBIENTE IN NUMERI Il senso del tempo di Sergio Ferraris IL PUNTO Tempo di libertà di Karl-Ludwig Schibel 34 46 44 28 24 38 36 473040 42 Le scelte ecologiche per vivere più felici e in modo sostenibile24 L’ECOFUTURO MAGAZINE Gennaio-Febbraio 2024 Il tempo che cambia il tempo25 L’ECOFUTURO MAGAZINE Gennaio-Febbraio 2024 Analisi di Davide Mazzocco giornalista e scrittore, autore di “Cronofagia” La natura strumentale del tempo ha strumentalizzato le esistenze e il tempo è diventato una merce L e sfide globali imposte dall’attuale crisi socio-ambientale devono passa- re anche attraverso una radicale rivoluzione del rapporto fra la nostra società e il tempo. La presa di coscienza del valore del tempo non può essere limitata a quello del lavoro e della produzione ma deve estendersi a quello che definiamo libero e che è oggetto di una perenne monetizzazione da parte di coloro che alimentano i consumi di massa. L’unico spazio temporale realmente libero è quello del sonno ed è per questo che assistiamo alla sua progres- siva diminuzione (dalle dieci ore medie di inizio Novecento alle sei ore e mezza attuali). Da quando si è iniziato a misurare lo scandire delle ore è stato il potere a normare il tempo. Dove furono installati i primi orologi pubblici? Sui campanili delle chiese e sulle facciate dei palazzi comunali, ovvero sugli edifici del potere spirituale e temporale. Quando si è dovuto fissare un tempo coordinato universale da dove si è fatta partire l’ora media? Dalla londinese Greenwich, nella periferia di una delle capitali economiche globali. La natura strumentale dell’incedere delle lancette ha strumentalizzato le nostre esistenze e, in questo contesto, il tempo è diventato prima una merce da vendere ai consumatori, poi una dimensione da cui generare valore attraverso l’estrazione di dati. Alla fine degli anni Sessanta, il sociologo Guy-Enest Debord aveva già colto il paradosso di questa tendenza sottolineando come le persone acquistassero prodotti surgelati per cucinare velocemente per trascorrere il tempo risparmiato davanti al televisore. Ora che gli apparecchi televisivi sono stati sostituiti dagli smartphone, il tempo di permanenza sulle piattaforme digitali è diventato una merce di scambio strumentale alla raccolta delle informazioni necessarie a nutrire i Big Data che orientano i mercati. Secondo il principio per cui “se il servizio è gratis il prodotto sei tu”, la precisione nella profilazione dei consumatori e il suo potenziale valore economico è direttamente proporzionale al tempo che gli utenti trascorrono sul web. Tecnologie ambigue Sempre più ricerche hanno mostrato l’ambivalenza nell’utilizzo delle tecnologie: il tempo recuperato da un’invenzione come l’aspirapolvere è stato parzialmente eroso dall’aumento degli standard delle pulizie domestiche. Le tecnologie avreb- bero dovuto liberare il tempo delle persone eppure - specialmente nelle grandi metropoli - nascono nevrosi legate alla perenne carenza di questa dimensione così importante per il benessere psicofisico. Nel suo “Accelerazione e alienazione”, il fi- losofo Hartmut Rosa dimostra come in alcuni contesti le tecnologie che avrebbero dovuto velocizzare i processi li hanno in realtà rallentati. L’esempio più emblema- tico è quello dell’utilizzo delle automobili nelle grandi città: nelle ore di maggiore traffico muoversi a una media di 20 km/h è praticamente impossibile e una bici- cletta permette di spostarsi a una velocità superiore a quella di un autoveicolo (con benefici psicofisici scientificamente confermati). Una ricerca condotta nel 2020 Immagine: Depositphotos26 L’ECOFUTURO MAGAZINE Gennaio-Febbraio 2024 da ADAC (omologa tedesca della no- stra ACI) ha quantificato in 79 le ore perse in coda dagli automobilisti di Monaco di Baviera, praticamente due settimane di lavoro. Nel Nord Europa, in Francia, in Spagna e in Sud America, l’attenzione alle politiche del tempo e alla ridefinizione urbanistica secondo criteri di prossimità è in grande crescita. Le Centralidades barriales a Buenos Ai- res e le Manzanas del cuidado a Bogotà propongono il ritorno ad una città dove ogni quartiere dispone di servizi essen- ziali quali ospedali, biblioteche e centri di assistenza agli anziani, in modo da limitare gli spostamenti urbani e l’in- quinamento. Anne Hidalgo, da dieci anni sindaco di Parigi, ha lavorato in- sieme all’urbanista Carlos Moreno per realizzare la città dei 15 minuti basata sugli stessi criteri di prossimità. In Cata- logna un gruppo composto da attivisti, politici e accademici da anni chiede a Madrid una “Reforma horària” per una migliore conciliazione del tempo di la- voro con la vita privata e familiare. A far esplodere tutte le contraddizioni del rapporto triangolare fra individui, tecnologie e tempo è stata la pandemia del Covid-19. Non c’è voluto molto a comprendere quanto fosse pervasiva la possibilità di essere reperibili 24/7 e di non poter contare sui tradiziona- li confini tra lavoro e tempo libero. Il tempo risparmiato negli spostamenti è stato assorbito da un prolungamen- to dell’attività lavorativa oltre gli orari predefiniti. Chi, al carico di questa tra- cimazione del professionale nel privato, si è visto aggiungere quello dell’assisten- za alla didattica a distanza della propria prole ha percepito quanto sia diventato disfunzionale il rapporto con le lancette che governano le nostre esistenze. Nel dibattito sulle politiche del tempo che trova la sua massima espressione nel “Time Use Week” che si svolge annual- mente a Barcellona, emerge in maniera lampante la questione del gap di gene- re. In una ricerca condotta in Belgio da “International Association for Time Use Research” su una popolazione fra i 18 e i 75 anni il dato di ore lavorative è sostanzialmente uguale (39h 25’ per gli uomini e 39h 24’ per le donne), ma rive- la un ampio squilibrio se si confrontano i segmenti temporali dedicati al lavoro retribuito (23h 49’ gli uomini e 16h 36’ le donne), al lavoro domestico (13h 52’ gli uomini e 19h 50’ le donne) e alla cu- ra della prole (1h 44’ gli uomini e 2h 58’ le donne). Stiamo parlando di un Paese nordeuropeo, quindi di una delle situa- zioni in cui un buon welfare garantisce da sempre una maggiore partecipazione femminile al mondo del lavoro. Altrove, il gap di genere nel lavoro non retribui- to è ancor più ampio e tocca spesso alle donne il compito di sopperire alle man- canze dei sistemi sanitario, assistenziale e scolastico. Nell’ambito della stessa ri- cerca è emerso come soltanto l’11,6% degli uomini avesse un lavoro part time, a fronte del 42,1% delle donne. Sobrietà necessaria Le soluzioni per appianare queste di- suguaglianze esistono, qualcuno le sta già adottando e le scoprirete negli arti- coli seguenti. Fra le numerose epifanie che la pandemia ha consegnato alle persone più avvedute vi è sicuramen- te la rivalutazione dell’autoproduzione di alimenti trasformati, accessori, capi d’abbigliamento e prodotti per la casa e per l’igiene personale. Il lockdown ha mostrato come, talvolta, sommare il proprio lavoro alle materie prime sia più economico rispetto ad acquistare una merce finita. Questa nuova percezione del valore del tempo si è scoperta im- parentata alle lotte dell’ambientalismo e ad una visione anti capitalistica della società. Fra i movimenti dei consuma- tori prima e in alcune legislazioni più lungimiranti successivamente, il tema dell’obsolescenza programmata è diven- tato di primaria importanza. Sempre più frequentemente, la ultracentenaria strategia di accorciare il ciclo di vita dei prodotti tecnologici per stimolare una continua corsa all’acquisto, si sta scon- trando con la resistenza di consumatori che vanno controcorrente prediligen- do il valore della durata a quello della novità. In Francia — dove il reato di obsolescenza programmata è stato in- trodotto nel 2015 — alcune imprese hanno deciso di cambiare rotta consor- ziandosi nel “Club de la Durabilitè” che promuove una progettazione attenta alla durata del prodotto, la reperibilità dei pezzi di ricambio per la sua manu- tenzione e la possibilità di riutilizzarlo. Laddove è possibile, il ritorno all’eco- nomia circolare è una delle forme più concrete dell’impegno individuale con- tro le dinamiche cronofaghe aumentate in maniera esponenziale con la digitaliz- zazione delle nostre esistenze. Risparmiare tempo è un’economia esistenziale vincente perché, come ha spesso ripetuto l’ex presidente uru- guaiano José Mujica, acquistiamo le cose con il tempo che nella nostra vita abbiamo utilizzato per guadagnare i soldi per fare quella spesa. La sobrietà è quindi una forma di rispetto nei confronti di quel tempo che potrà far crescere quel patrimonio immateriale che chiamiamo essere e che vale molto più dell’avere. Analisi “Acquistiamo le cose con il tempo che nella nostra vita abbiamo utilizzato per guadagnare i soldi per fare quella spesa”INNOVATION TECHNOLOGY AMBIENTALE ECONOMICA ÈLACHIAVEPEROTTIMIZZARECOSTIEPROCESSI ORGANIZZATIVIRIDUCENDOLEEMISSIONI Conunutilizzoottimizzato delcloud,leimpreseriducono leemissionidianidride carbonicadeilorodatacenter dioltreil AttraversostrumentidigitalicomeOneDrive, Outlook,Licenzeearchiviazionedidocumentiin cloud,riducedioltreildeicostidi gestioneorganizzativi SOCIALE Graziealdigitaleèpossibilecrearedellepiattaforme inclusiveingradodiridurreladistanzatralepersone Nodesiimpegna concretamenteperla sostenibilitàattraversoun contributo: www.node.coop 90% 55%28 L’ECOFUTURO MAGAZINE Gennaio-Febbraio 2024 TECNOLOGIE È tempo di ecotecnologie Esistono scelte tecnologiche che fanno bene all’ambiente e liberano del tempo di Michele Dotti29 L’ECOFUTURO MAGAZINE Gennaio-Febbraio 2024 L e tecnologie non sono mai neutre, orientano le nostre vite e condizionano profonda- mente le nostre scelte. Possono rubarci il tempo, basti pensare a quanto ne spendiamo sui nostri smartphone, ma possono anche liberarne. Ciò può accadere in due modi: direttamente o indirettamente. Di- rettamente quando una tecnologia ci permette di svolgere un compito più rapidamente di quanto non facessimo prima, senza di essa. È il caso, per esempio, di molti elettrodomestici. Indirettamente se riduce i costi di un servizio e quindi il tempo che dobbiamo lavorare per pagarlo. Le due cose sono strettamente collegate, perché se una tec- nologia appartiene alla prima categoria, quindi riduce i tempi di svolgimento di un servizio ma ha un costo eccessivo, ci costringe a molte ore di lavoro per pa- garla e rischia di vanificare il beneficio apparente. Occorre quindi informarsi, riflettere e scegliere in modo consapevo- le, se non vogliamo rimanere ammaliati da semplici illusioni. Con Ecofuturo da oltre dieci anni promuoviamo eco tecno- logie con un approccio olistico, puntando alla promozione di sostenibilità ambien- tale, sociale ed economica: insieme al nostro Comitato Scientifico ne abbiamo individuate e vagliate innumerevoli, che abbiamo presentato durante i Festival e attraverso tutti i nostri canali. Proviamo a presentarne alcune (tutte richiederebbero un’enciclopedia, più che un Magazine) dividendole in macro aree. Abitare eco Un cappotto termico può ridurre i con- sumi dal 30 fino al 50% e di conseguenza anche il tempo necessario per pagare le relative bollette. Non pensate che sia ne- cessario un grande investimento e molta burocrazia, esistono soluzioni semplici e molto efficaci come il cosiddetto “cap- potto invisibile” attraverso la tecnologia ormai consolidata dell’insufflaggio, nel- le intercapedini e nel sottotetto, che si realizza in poche ore, costa pochissimo e produce un risparmio di energia no- tevole. Il cappotto in calce-canapa offre vantaggi enormi, anche in termini di sa- lute, andando inoltre a stoccare la CO 2 catturata dalla canapa (dieci volte mag- giore rispetto a un albero) all’interno delle pareti dell’abitazione. Utili in tal senso, come sappiamo, sono anche gli interventi sugli infissi. Que- sti sono tutti esempi di tecnologie che intervengono sull’involucro dell’abita- zione, riducendo la dispersione termica e dunque gli sprechi. Complementari a questi vi sono poi gli interventi sull’im- pianto. Sicuramente la pompa di calore è destinata a sostituire, un poco per vol- ta, tutte le altre caldaie. Questo perché offre un COP (Coefficiente di prestazio- ne) almeno pari a 4: in pratica, per ogni kW elettrico offre una resa pari a 4 kW termici. E nel caso di una pompa geo- termica il COP può salire a 5 e persino a 6. Il risparmio, energetico ed econo- mico, è evidente. Grazie alla svolta delle pompe di calore ad alta temperatura, tecnologia tutta italiana, oggi è possibile inserire le pompe di calo- re nell’edificato esistente senza modificare gli impianti di riscaldamento presenti: l’acqua calda circolerà cioè negli stessi termosifoni, con la “piccola” differenza di essere prodotta con energia al 100% rin- novabile e non di origine fossile. Esistono poi tecnologie low-cost - come la centra- lina di Eless - che ottimizzano l’impianto esistente, con un particolare algoritmo che valorizza al massimo l’inerzia termica, riducendo così gli sprechi fino al 40%. Gli interventi sull’involucro e quelli sull’im- pianto si possono abbinare, generando così risparmi energetici e quindi di soldi e anche di tempo, davvero significativi. Trasporti intelligenti Il tema è delicato e oggetto di un acceso dibattito tra i promotori dell’au- to elettrica, che ne sottolineano i vantaggi (emissioni zero durante la gui- da, risparmio nel costo del carburante, manutenzione più semplice) e i detrat- tori, che ne evidenziano i limiti ancora esistenti (costi elevati, autonomia ridot- ta, impatto delle batterie). Non intendo qui entrare in questa diatriba, che mi pare francamente sterile. Vorrei piuttosto sottolineare l’importanza dei trasporti collettivi e la possibilità di un passaggio da una logi- ca di possesso a una logica di servizio e oggi anche di condivisione (sharing), attraverso le numerose App disponibi- li, che permette di ridurre moltissimo i costi e i relativi tempi. E lo stesso vale per tutti i servizi che possono essere svincolati dal possesso dei beni, liberando tempo prezioso e ri- ducendo l’impatto ambientale di tante nostre azioni. Agricoltura 4.0 L’impiego di alcune pratiche innova- tive permette non solo di ridurre l’uso di risorse (acqua, pesticidi, fertilizzanti chimici), di riportare fertilità e bio- diversità nel terreno e di contrastare il cambiamento climatico, ma anche di ridurre i tempi necessari per la lavora- zione dei terreni, contenendo i costi e creando dunque per le imprese maggio- re competitività. Le tecnologie in questione sono in- numerevoli e affascinanti, potete scoprirle nel sito Farming For Future creato dal CIB (Consorzio Italiano Biogas) e approfondirle nel nostro li- bro “La terra che salva la Terra”, che ospita i contributi di numerosi auto- ri illustri su questa materia, oltre alla prefazione di Rattan Lal, considerato lo scienziato numero uno al mondo in campo agronomico, con oltre 116 mi- la citazioni scientifiche. Potete anche leggere tutte queste pubblicazioni, ma forse il nostro volumetto divulgativo vi farà risparmiare un po’ di tempo. Per rimanere in tema. Foto: DepositphotosNext >