< PreviousL'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2022 50 Gli oceani in numeri G li oceani con 306,7 milioni di km 2 di superficie e 1,34 miliardi di km3 di volume, ricoprono il 71% della superficie terrestre e sono ben 3 miliardi le persone che vivono grazie alla biodiversità marina. 2,6 miliardi di persone hanno come fonte primaria di proteine gli oceani e 200 milioni lavorano nel settore della pesca. In tutto il mondo il 5% del Pil è "prodotto" dal sistema marino, per una cifra di 2.700 miliardi di euro, senza contare i servizi ecosistemici come l'assorbimento della CO 2 . I mari assorbono circa il 30% dell’anidride carbonica prodotta dall'attività antropica, pari a 11 miliardi di tonnellate/ anno per il valore - dato prodotto prendendo come parametro il costo di rimozione da parte del più grande impianto di rimozione della CO 2 dall'aria in Islanda - 7.700 miliardi di euro/anno. E non si tratta dell'unico servizio ecosistemico. Si pensi alla Corrente del Golfo, che è rallentata del 15% negli ultimi due secoli a causa dei cambiamenti climatici, la quale mitiga il clima offrendo "riscaldamento" nei mesi invernali. Ogni anno 8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici finiscono in mare, provocando danni per 8 miliardi di dollari agli ecosistemi marini e l'inquinamento, sempre ogni anno, causa la morte di un milione di uccelli marini e 100 mila mammiferi marini: l'80% arriva dalla terraferma. Le attività umane hanno un impatto che le Nazioni Unite definiscono "pesante"sul 40% degli oceani. 3,6 miliardi di anni le prime forme di vita trovarono l'habitat giusto per svilupparsi negli oceani. ▲ (Fonti: Nazioni Unite, Climeworks, elaborazioni dell’autore) I dati sugli oceani dimostrano la loro importanza per la vita del Pianeta L'AMBIENTE IN NUM3RI a cura di Sergio Ferraris* *Giornalista scientifico, caporedattore L'Ecofuturo Magazine Supercie 306,7 milioni di km 2 Volume 1,34 miliardi di km 3 2,6 miliardi di persone hanno come fonte primaria di proteine gli oceani 3 miliardi di persone vivono grazie alla biodiversità marina 5% Pil mondiale pari a 2.700 miliardi di € 200 milioni lavorano nel settore della pesca -30% CO 2 pari a 11 miliardi di tonnellate l’annoL'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2022 51 A tutti sarà capitato di apprezzare al tramonto la bellezza e la maestosità delle acque marine, forse il più ampio spazio naturale del Belpaese. In Italia, sovrappopolata e soffocata da urbanizzazione galoppante, il mare rappresenta ancora uno spazio che lascia allo spirito l’impressione di una vita primordiale. In realtà questa impressione, in gran parte, è errata. Come leggiamo nei contributi di questo numero che sottolineano le pressioni sull’ambiente marino, le attività umane impattano sui mari di tutto il Pianeta, mettendo a rischio le risorse biologiche sfruttate oltre il limite. Le cause sono legate alle necessità di 8 miliardi di esseri umani che chiedono cibo, risorse energetiche, spazio e che riversano nei mari gran parte dei rifiuti, come l’enorme questione del “continente di plastica” in mezzo al Pacifico ben rappresenta. Il Mediterraneo, “Mare Nostrum” degli antichi Romani, non fa eccezione anzi forse è il mare per antonomasia. È oggi ponte e confine, separazione tra una Europa ricca e un continente enorme e dalle immense difficoltà, l’Africa. Nelle proiezioni sulla crescita della popolazione, i paesi di quell’area hanno i dati più critici, con la Nigeria che nei prossimi decenni diverrà la nazione più sovrappopolata della Terra. Uno dei temi chiave della politica dei prossimi anni sarà come l’Europa e l’Italia si confronteranno con la questione della migrazione, sempre in crescita a causa della spinta che viene dal Sud e con l’insoluto rapporto di sfruttamento prima e di teorico aiuto oggi, dei paesi europei verso quelli del grande e problematico vicino. Rapporto problematico L’Italia, scrive Fabio Roggiolani, ha un rapporto strano e irrisolto con il mare, nonostante sia essenzialmente una nazione mediterranea e costiera. La capacità di utilizzare al meglio gli strumenti individuati da normative come la Convenzione di Barcellona con il suo Protocollo sulla Gestione Integrata della Zona Costiera, o la Direttiva Europea 2014/89/UE del 23 luglio 2014 che istituisce un quadro per la pianificazione dello spazio marittimo, finalmente in attuazione in Italia con l’azione congiunta di Stato e Regioni, potrà fare la differenza. Punti chiave sono designare le aree da deputare alle rinnovabili come l’eolico offshore o definire le rotte commerciali per il trasporto marittimo, conservando quelle più vocate per la biodiversità marina. Particolare attenzione è posta dall’UE anche al rispetto negli ambienti marini delle normative come la direttive Habitat e Uccelli Selvatici o la recente strategia per la Biodiversità. Il cambiamento climatico, in un periodo nel quale anche sull’Europa soffiano venti di guerra, fa da sfondo a questo scenario in rapido e vasto mutamento e la nostra capacità di comprendere e di gestire le risorse marine, fondamentali anche per il turismo, sarà la chiave di volta dei futuri successi – o insuccessi – nelle politiche dell’ambiente e del territorio. ▲ Gli oceani sono sia un'opportunità sia una criticità sul fronte ambientale il. di Giuliano Tallone* Il Mare, ponte e confine * Scienze Ambientali, Università La Sapienza - Roma 52 L'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2022 CONFLITTI / di Sergio Ferraris S e si vuole capire realmente l'invasione dell'Ucraina da parte di Vladimir Putin è necessario puntare i riflettori sull'aspetto delle risorse, sulle loro dinamiche e sulla geopolitica. Sì, la guerra voluta da Putin contro l'Ucraina è una delle tante guerre per le risorse degli ultimi due secoli con tanto di spostamento di interi assi geopolitici in direzione opposta a quella postulata da Francis Fukuyama con la formula della "fine della Storia". Putin con l'invasione gestita anche e soprattutto più con i flussi di risorse che con le armi riafferma la centralità della Russia nello scacchiere geopolitico giocando al gatto e al topo con la Cina e l'Europa su combustibili e materie prime, lasciando il ruolo da comprimari agli Stati Uniti e per fare ciò è necessario che, dal suo punto di vista siano, "messe in sicurezza" le risorse ucraine. Che non sono poche. L’Ucraina è al 1° posto in Europa per riserve recuperabili d'uranio, al 10° posto al mondo per quelle di titanio, al 2° posto mondiale per il manganese, è la 2a più grande riserva di ferro al mondo (30 miliardi di tonnellate), il 13° posto lo shale gas, ne ha 22 trilioni di metri cubi che bastano per i consumi italiani per 314 anni è al 7° posto al mondo per riserve di carbone. Sul fronte agricolo Quello dell'invasione dell'Ucraina è uno dei classici conflitti sulle risorse, per tornare alle duplici sfere d'influenza. Il XX secolo prosegue anche nel XXI Risorse in guerraL'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2022 53 l'Ucraina è in grado di sfamare 600 milioni di persone, è al 1° posto al mondo per le esportazioni di girasole e olio di girasole; al 2° posto per produzione di orzo, 3° produttore mondiale di mais, 4° di patate; 5° di segale, 8° per le esportazioni di grano e 9° posto al mondo nella produzione di uova. Oltre a ciò c'è anche l'industria. L'Ucraina è al 1° posto in Europa nella produzione di ammoniaca; il 4° nel sistema di gasdotti al mondo, il 3° esportatore di ferro al mondo, 4° esportatore mondiale di turbine per centrali nucleari. Ago della bilancia Insomma chi controlla l'Ucraina ha buon gioco nell'influenzare a sua volta il mercato mondiale se a ciò aggiungiamo il fatto che queste riserve, sommate a quelle immense russe, potrebbero portare alla ribalta un nuovo e inedito protagonista sulla scena dei mercati mondiali, appare chiaro il disegno di Putin: fare della Russia che controlla l'Ucraina una potenza economica, supportata dalla deterrenza atomica in grado di essere un attore di primo piano sui mercati. E infatti l'Ucraina, per Putin, è il perno centrale per aumentare il proprio peso economico/geopolitico a livello mondiale puntando sui mercati asiatici - Cina e India si sono astenute nella risoluzione contro la Russia all'ONU - in parte sull'Africa, ricattando l'Europa su petrolio e gas - il 30 e il 35% - dei nostri consumi provengono dalla Russia. L'approccio sembra funzionare. L'India, che dipende per l'80% dal petrolio estero, ha 1,4 miliardi d'abitanti ed è una potenza nucleare; ha acquistato 5 milioni di barili di petrolio russo il 18 marzo 2022, in pieno periodo di sanzioni, al 20% in meno del prezzo di mercato che, in quella data, era di 105 dollari al barile. Appare chiaro quindi che l'interesse principale degli Stati Uniti sia quello di avere Ucraina e Russia su due assi economici contrapposti, cosa che oltretutto indebolirebbe assai l'Europa e l'Euro che farebbe molto meno concorrenza al Dollaro e favorirebbe l'importazione di gas naturale di produzione statunitense. Per gli Stati Uniti impedire la saldatura tra l'economia russa e quella cinese è di vitale importanza per mantenere il controllo sulle tecnologie strategiche innovative che sono sempre più a doppio utilizzo civile e militare, con una Cina che sforna sempre maggiori successi autonomi sulle tecnologie, come quelle aerospaziali - la Cina, nel silenzio dei media occidentali, ora ha un rover su Marte - e nel nucleare a fusione. L'intenzione statunitense sembrerebbe essere quella di duplicare la situazione mediorientale con un Israele (Ucraina) testa di ponte nell'area. Ma c'è un problema: il nucleare. Già, perché se nel Medio Oriente troviamo Israele armato con la bomba atomica - con i suoi nemici storici quali Iran e Iraq ai quali è stato materialmente impedito lo sviluppo di tali ordigni - nello scenario del Mar Nero le parti sono invertite. La Russia ha 6.000 testate nucleari attive e l'Ucraina zero. Chiaro quindi che nell'area la Russia sia, nel bene o nel male, un soggetto "ingombrante" del quale si debba tenere conto e con il quale è molto complicato anche solo trattare alla pari, mentre la vittoria direi che è impossibile. Cosa della quale si sono accorti i vertici militari degli Stati Uniti che continuano a negare alle pressanti richieste degli ucraini della no-fly zone sulla loro nazione, mentre nel frattempo è impressionante l'incongruità degli Stati membri della UE che stanno andando al riarmo massiccio in maniera emotiva senza alcuna strategia né militare, né politica. Come se in un prossimo futuro, aerei da caccia, carrarmati e droni fossero in grado di fare qualcosa contro i missili nucleari tattici russi che potrebbero essere sperimentati nel frattempo sull'Ucraina nel caso il conflitto volgesse a sfavore di Putin. ▲54 L'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2022 FESTIVAL / di Fabio Roggiolani U n luogo dal nome profetico “La Città dell’Altra Economia” ospiterà la IX edizione di Ecofuturo Festival, dopo l’ultima edizione di Padova del 2021, dedicata al Superbonus, che ha avuto un milione e 350 visualizzazioni dei contenuti e un enorme impatto sulla realtà eco tecnologica del Paese. Questa sarà l’edizione delle Comunità Energetiche Rinnovabili. Ospiteremo i primi realizzatori delle comunità in Italia e affronteremo le varie soluzioni per far esplodere la domanda, dove tutti possono investire e dove anche chi non investe potrà avere benefici diretti dalla realizzazione. Sarà l’edizione della consacrazione del biometano come strategia centrale dello sviluppo delle rinnovabili, in questo caso centrando il goal della decarbonizzazione dei trasporti pesanti e navali nonché per l’ibrido plug in a metano e la riduzione del danno per le vecchie auto che, come dimostrammo nella scorsa edizione, sarebbe totalmente sbagliato rottamare, impedendo loro il proprio ammortamento ecologico, se hanno pochi km. Quest’anno, oltre alla svolta rinnovabile viene distinto anche dall’approvazione della legge per il biologico italiano. Approvazione che contraddistingue anche il saldarsi della strategia dello stoccaggio della CO 2 nei suoli. Ci confronteremo sui risultati molto incoraggianti della fine dell’uso dell’aratro sovvertitore per stoccare con permanenza la CO 2 nei campi e smettere di prelevare carbonio accumulato in 10 mila anni nei suoli agricoli. Presenze politiche e istituzionali, scienziati e ricercatori si incontreranno con i visitatori per confrontarsi sulle ecotecnologie con cui le aziende italiane si stanno affermando a livello mondiale. La lamentela che guadagnano i cinesi è ormai una fandonia perché in questo decennio -nonostante i governi precedenti a questa legislatura abbiano perseguitato rinnovabili ed economia circolare- le nostre imprese hanno fatto miracoli; anche per questo è nata EXCO. La EXCO VR, la fiera on line in tre dimensioni, aperta h24, è sempre più visitata grazie anche alla App Ecofuturo. Sarà un evento dentro l’evento Festival con proiezioni di realtà immersiva, di realtà aumentata nell’area esterna della Fiera e con totem illuminati con la tecnologia del CETMA/ENEA di Brindisi uno dei più grandi laboratori di ricerca mondiali in questo e altri settori dell’era rinnovabile. Spettacoli e feste, incontri nazionali di interi settori e ovviamente “Ecosalute” sotto la direzione Di Silvia Del Conte con il “Percorso Di Rinascita Umana” cui sin da ora ci si potrà iscrivere gratuitamente o frequentarne anche singoli eventi. Chi lo frequenterà, tornerà con le istruzioni per una vita in salute e in equilibrio con Madre Natura. Per ora non vi sveliamo altro. Troverete un Testaccio con gli orti bioattivi, con la predisposizione per la piantumazione autunnale di un intero viale di Pawlonie e, chi verrà, per 5 euro avrà una pianta di Pawlonia da poter piantare perché la ripiantumazione del Pianeta non sia un evento usa e getta. Sarà bellissimo!▲ La prossima edizione di Ecofuturo Festival si svolgerà a Roma presso la città dell'Altra Economia, nello storico quartiere di Testaccio dal 24 al 29 maggio 2022 Ecofuturo a Roma al Testaccio56 L'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2022 INIZIATIVE / di Fausto Marelli N ella corsa alla transizione energetica un ruolo da protagonista è giocato dall’idrogeno, potenziale molecola chiave del percorso verso l’obiettivo net zero che abbraccia diversi campi quali la mobilità sostenibile, l’efficienza energetica, passando per i settori cosiddetti hard to abate come il mondo dell’acciaio, della ceramica e del vetro. La Commissione europea ha messo in campo un’ambiziosa strategia sull’idrogeno, mettendolo anche al centro del piano REPowerEU che mira a rafforzare la sicurezza energetica del continente. Nel PNRR italiano le risorse stanziate per l’idrogeno superano i 3 miliardi di euro. Tra le realtà impegnate nello sviluppo e nella ricerca di soluzioni innovative e green figura Snam, una delle principali società di infrastrutture energetiche al mondo. Negli ultimi due anni l’azienda guidata dal Ceo Marco Alverà ha costituito una Business Unit dedicata all'idrogeno, con l'obiettivo di essere all'avanguardia in un settore con grandi prospettive. I settori in cui opera la Business Unit Idrogeno di Snam sono prevalentemente la mobilità, in collaborazione con Snam4Mobility (treni, stazioni di rifornimento per veicoli leggeri e pesanti, aeroporti), L'idrogeno necessita di un volano tecnologico per decollare e un aiuto in questa direzione arriva dalle StartUp H 2 Start(Up)L'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2022 57 l’industria (termico, feedstock, celle a combustibile) oltre a iniziative di ‘ricerca e sviluppo’ e venture capital. Proprio con questa visione a lungo raggio Snam ha avviato Hyaccelerator, il primo programma di accelerazione su scala globale per startup focalizzato sull’idrogeno e gestito da un'azienda. L'obiettivo del progetto è valorizzare le tecnologie a maggior potenziale per accelerare lo sviluppo dell'idrogeno e contribuire in tal modo agli sforzi di decarbonizzazione del sistema economico, in linea con gli obiettivi climatici nazionali e internazionali. Il programma ha preso il via l’11 ottobre 2021 con l'apertura della prima call per startup, dedicata a player attivi lungo l'intera catena del valore dell'idrogeno, dal trasporto allo stoccaggio fino agli usi finali. StartUp al via Lo scorso 22 febbraio, a valle della prima call cui hanno aderito una cinquantina di startup europee e una ventina provenienti da Stati Uniti e Asia, la giuria, composta da top manager di Snam, ha selezionato due startup che intraprenderanno il percorso di Hyaccelerator e assegnato una menzione speciale a una terza startup che ha partecipato al programma. Le due startup vincitrici sono la svizzera EH Group, che propone una tecnologia di celle a combustibile che si caratterizza per l'elevata efficienza e il radicale abbattimento dei costi di produzione, e la francese Atawey, che mira a progettare e sviluppare stazioni di rifornimento a idrogeno sia su piccola sia su grande scala. Le due startup intraprenderanno un percorso di accelerazione di sei mesi che condurrà allo sviluppo, insieme a Snam, di una prima applicazione industriale. Il programma prevede, inoltre, che le startup vengano affiancate a livello di mentorship da personale Snam, entrando anche in contatto con la rete dell'Hydrogen Innovation Center creato dall'azienda in collaborazione con università e centri di ricerca. La menzione "Special Prize Tech of the Future" è andata alla startup italiana Particular Materials, che produrrà idrogeno verde da elettrolisi attraverso una tecnologia innovativa basata sull'acqua supercritica, che al momento utilizza per la sintesi di nanomateriali e il recupero di metalli nobili da acque reflue. Questa startup sarà inserita in un programma speciale di R&D (research and development) di Snam dedicato a tecnologie promettenti in fase di sviluppo. La premiazione delle tre startup si è svolta nella cornice del Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, dove è esposto il quadro sinottico della rete nazionale dei gasdotti, lungo 33 metri e composto da 16 pannelli funzionanti, che, dopo aver rappresentato per quasi trent'anni lo strumento tecnologico principe del sistema gas italiano di Snam, è stato sostituito da un quadro di controllo ancor più all'avanguardia e donato dall’azienda al Museo. Il ruolo di azienda facilitatrice di Snam nello sviluppo e nel sostegno di progetti volti alla filiera dell’idrogeno si muove a 360 gradi, specchio di come la transizione energetica sia una priorità che debba tenere conto di una eterogeneità degli investimenti e degli sforzi rivolti dalla produzione al trasporto, allo stoccaggio e agli utilizzi finali in settori industriali e nella mobilità. ▲58 L'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2022 IL MONDO CHE CAMMINA / di Michele Dotti «P oni la tua fiducia nei cinque centimetri di humus che crescono sotto gli alberi ogni mille anni». Così scriveva nel 1969 Wendell Berry, nel suo “Manifesto del contadino impazzito” e aveva ragione, poiché la nostra vita è strettamente legata a quel sottile strato superiore del suolo, noto come soprassuolo, dal quale ricaviamo il 95% del nostro cibo. Perché questo sia nutriente, però, il livello di carbonio organico al suo interno dovrebbe essere almeno del 3%. E questo non è affatto scontato. Oggi nelle principali nazioni agricole europee, il 45% del suolo ha meno del 2% di carbonio organico. La metà del soprassuolo del Pianeta è stato perso negli ultimi 150 anni. In India si stima che il 62% del suolo abbia meno dello 0,5% di carbonio organico. Ora sappiamo che Wendell Berry era stato persino ottimista: in realtà in mille anni si generano non cinque, ma solo tre centimetri di soprassuolo. Ci sono prove scientifiche che dimostrano come il terreno degradato dalle pratiche agricole Il movimento globale Conscious Planet si sta diffondendo. L’obiettivo è salvare la Terra, partendo dalla terra Suolo è vitaL'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2022 59 dei Maya non si sia ancora ripreso completamente dopo più di un millennio. Il degrado del suolo è una delle più gravi minacce per l’umanità. Secondo l’UNCCD (Convenzione delle Nazioni Unite contro la desertificazione), oltre il 90% del suolo terrestre potrebbe degradarsi entro il 2050 portando a crisi globali terribili, tra cui scarsità di cibo e acqua, siccità e carestie, migrazioni di massa e tassi di estinzione delle specie senza precedenti. A meno che non facciamo cambiamenti urgenti, una crisi alimentare è altamente probabile nel corso della nostra generazione: oggi, 800 milioni di persone già soffrono la fame e 2 miliardi di carenze nutrizionali. Il suolo gioca un ruolo determinante anche nei moderni sconvolgimenti sociali. In Siria, la siccità dal 2007 al 2010 ha causato una diffusa scarsità dei raccolti e la migrazione di massa di famiglie agricole verso i centri urbani, contribuendo al crescente malcontento. Anche in Egitto e in Libia, le perdite dei raccolti che hanno portato alla disoccupazione sono stati alcuni dei fattori che hanno contribuito alle rivolte della Primavera araba. Gli scienziati inoltre avvertono che il degrado del suolo è una bomba a orologeria del cambiamento climatico. Le previsioni attuali affermano che, con l’incessante riscaldamento globale, i suoli degradati possono rilasciare 850 miliardi di tonnellate di CO2, pari agli ultimi trent’anni di emissioni di carbonio dell’umanità. In un tentativo urgente di invertire la rotta e fermare il degrado del suolo, Sadhguru – Yogi, autore di bestseller e fondatore di Isha Foundation, organizzazione umanitaria internazionale con sede nel Sud dell’India – sta lanciando il movimento “Conscious Planet - Salva il Suolo” per mobilitare i cittadini del mondo e impegnare i governi ad avviare un’azione politica per rivitalizzare il suolo e fermarne l’ulteriore degrado. Conscious Planet punta a raggiungere oltre 3,5 miliardi di persone - oltre il 60% dell’elettorato mondiale - esortandole ad usare il loro diritto di voto per eleggere nei propri paesi una leadership ecologicamente consapevole. Sadhguru intraprenderà un viaggio in moto in solitaria – oltre 30 mila chilometri attraverso 24 nazioni, passando per il Regno Unito, l’Europa e il Medio Oriente – partendo da Londra il 21 marzo e arrivando nell’India meridionale, dove Isha Foundation sta implementando l’ambizioso progetto Cauvery Calling, che mira a alla piantumazione di 2,42 miliardi di alberi in terreni agricoli privati nel bacino del fiume Cauvery, per ripristinare il fiume gravemente impoverito. Finora, Cauvery Calling ha permesso a 125 mila agricoltori di piantumare 62 milioni di alberi. Durante il suo viaggio, Sadhguru incontrerà i leader mondiali, i media, le celebrità e i principali esperti dei ventiquattro paesi per richiamare l’urgente necessità di un’azione concertata per salvare il suolo. Il movimento Conscious Planet - Salva il Suolo è appoggiato da vari organismi e agenzie internazionali. L’UNCCD (Convenzione delle Nazioni Unite contro la Desertificazione) è una delle principali organizzazioni che sostiene il movimento, con una collaborazione sulle aree di conoscenza scientifica, comunicazione e divulgazione. Conscious Planet è sostenuto da leader mondiali come Jane Goodall, il Dalai Lama, e da istituzioni come il World Economic Forum (WEF), oltre a capi di aziende come Marc Benioff (Salesforce) e da leader spirituali e artisti famosi come Deepak Chopra, Tony Robbins e Omarion. Conscious Planet - Salva il Suolo, è un movimento civile globale che intende ispirare un approccio consapevole per salvare il nostro suolo e il nostro Pianeta. È prima di tutto un movimento di persone, che puntano a rendere le questioni ecologiche una priorità elettorale per i governi di tutto il mondo. Leader mondiali, influencer, artisti, esperti, agricoltori, leader spirituali, Ong e altri ancora hanno promesso il loro sostegno per rinnovare il rapporto dell'umanità con l'ecologia. Ciascuno di noi può fare la propria parte. ▲ https://consciousplanet.org/it contact.it@consciousplanet.orgNext >