< Previous11 L'ECOFUTURO MAGAZINE settembre/ottobre 2023 U na forma che più di ogni altra plasma e caratterizza la società contemporanea è quella della rete o network. Reti di attivisti e attiviste, social network (reti sociali), reti neurali artificiali. Chiamiamo networking l’attività di relazionarci con altre persone e quante volte avrete sentito frasi come «dovremmo metterci in rete». Come scrive il sociologo Manuel Castell, probabilmente il primo studioso delle reti in ambito sociale: «Le reti costituiscono la nuova morfologia sociale delle nostre società e la diffusione della logica del networking modifica sostanzialmente il funzionamento e gli esiti nei processi di produzione, esperienza, potere e cultura. Mentre la forma di organizzazione sociale in rete è esistita in altri tempi e spazi, il nuovo paradigma della tecnologia dell’informazione fornisce le basi per la sua espansione pervasiva in tutta la struttura sociale». È normale aver strutturato molti aspetti delle nostre società immaginandole come delle reti. Per esempio, in sociologia il concetto di rete sociale ha rimpiazzato (pur con molte differenze) quello di comunità e nelle neuroscienze gli esperti rappresentano le connessioni cerebrali come delle reti (reti neurali) e così via. Nel campo dell’innovazione tecnologica legata alla transizione ecologica abbiamo strutturato e ripensato le infrastrutture del domani: nell'ingegneria delle reti elettriche e delle telecomunicazioni si è fatto strada il concetto di smart grid (griglia intelligente) rete in grado di gestire in modo efficiente e decentralizzato la produzione e la distribuzione di energia elettrica. Fra le tante caratteristiche delle reti ce n’è una che apre a una possibile trasformazione sociale epocale: la decentralizzazione. Una rete elettrica intelligente, basata su una produzione diffusa di energia da fonti rinnovabili è potenzialmente molto più democratica ed equa rispetto alla struttura accentratrice e unidirezionale basata sulle fonti fossili. Ciò non comporta necessariamente che la sfrutteremo correttamente. Anche il web, dal 2.0 in avanti, consente a chiunque di generare contenuti e servizi ed essere “sullo stesso piano”, tuttavia l’accentramento di potere su Internet è enorme ed evidente. Le reti del futuro non saranno più eque e democratiche in automatico: saremo noi a dover imprimere, se vogliamo, questa svolta alla storia. Su Italia che Cambia, diamo spazio a quelle reti, sociali o tecnologiche che costruiscono modelli in cui il potere e le risorse vengono equamente distribuite, come le comunità energetiche cui abbiamo dedicato un lungo dossier. Come le reti di cittadini e cittadine che promuovono istanze di cambiamento. Abbiamo raccontato le storie di “We are South”, rete di turismo responsabile del Basso Ionio calabrese, la “Rete Fattorie Sociali Siciliane”, “il Nodo” consorzio che mette in rete le cooperative sociali del catanese e “Monetine” rete di banche per combattere la violenza economica di genere.Esempi di come si può far rete per promuovere un cambiamento sociale più profondo e restituire a questa forma organizzativa, che piace tanto, le sue reali potenzialità. ▲ Le reti del futuro saranno democratiche solo se lo vogliamo Reti in bilico ITALIA CHE CAMBIA a cura di Andrea Degl’Innocenti* *Giornalista ambientale, socio fondatore di Italia che Cambia Immagine di James Osborne da PixabaySOLUZIONI INTELLIGENTI PER UN MONDO SOSTENIBILE13 L'ECOFUTURO MAGAZINE settembre/ottobre 2023 L’Europa rischia di perdere il treno delle rinnovabili per troppa affezione ai dogmi del mercato Perdere il treno I n molti sostengono che il “Green New Deal” europeo sarà anche la panacea di tutti i problemi occupazionali del Vecchio continente. I segnali che arrivano dalla ripresa post Covid-19 però, non sembrano incoraggianti. Nell’ultimo periodo abbiamo assistito ad un crollo del prezzo dei pannelli fotovoltaici del 25%. Bene, si dirà. Produrre energia pulita costerà meno. E ciò è verissimo, ma questo ribasso rischia di affossare ulteriormente il già debole settore della produzione di pannelli fotovoltaici europeo a favore di quello cinese, con grande gioia dei nemici delle rinnovabili che oggi agitano lo spettro della dipendenza geopolitica dalla Cina, quando nulla hanno detto sulla dipendenza dal petrolio arabo o dal gas russo negli anni passati. Il problema esiste sui fronti delle politiche industriali e dell’occupazione, in realtà abbastanza carenti visto che la produzione dei pannelli fotovoltaici è già a bassa intensità di lavoro. L’Europa ne ha due di problemi. Il primo, è che sconta un ritardo nelle politiche industriali e non solo per la transizione, mentre il secondo è la troppa fedeltà al dogma del mercato come si sta osservando con l’assurda politica del rialzo dei tassi da parte della Banca Centrale d’Europa (BCE). Un esempio del primo lo vediamo con l’inclusione nella tassonomia verde di due tecnologie energetiche vecchie e senza futuro, come il nucleare e il gas a ciclo combinato, mentre la fedeltà al mercato è riflessa nell’ostinato rifiuto di mettere a punto incentivi per le imprese che producono tecnologie per la transizione, considerandoli “aiuti di Stato”. Una posizione che nemmeno la patria del libero mercato, ossia gli Stati Uniti, sostiene. Se da un lato, infatti, la Federal Reserve Bank (FED) statunitense è stata la prima ad applicare un rialzo dei tassi in chiave anti inflazione – in anticipo rispetto alla BCE - , scelta molto discutibile con questo tipo di inflazione che è di tipo esogeno, ossia dipende da fattori esterni che non si possono combattere con strumenti dell’economia classica, dall’altro vediamo che l’amministrazione Biden ha messo sul piatto 395 miliardi di dollari in dieci anni sulle tecnologie verdi come veicolo di sviluppo economico anti inflazione. La scelta degli Stati Uniti è stata decisa in chiave di una difesa interna in primo luogo anticinese ma, anche successivamente, antieuropea. In pratica l’Europa si sta dotando di una delle legislazioni più avanzate del Pianeta, senza affiancarla con adeguate politiche industriali per ecologia e clima. Si tratta di un fallimento annunciato che è nel Dna della transizione ecologica che vorrebbe coniugare le soluzioni per la sostenibilità con le economie di mercato. Ciò che servirebbe all’Europa è uno scatto di reni verso la conversione ecologica, abbandonando le logiche di mercato che sono, oggettivamente, incompatibili con i limiti del Pianeta. ▲ ENERGIA a cura di Sergio Ferraris* *Giornalista scientifico, caporedattore “L’Ecofuturo Magazine” Promt AI: Gofy.it15 L'ECOFUTURO MAGAZINE settembre/ottobre 2023 * Ecodivulgatrice, scrittrice e conduttrice tv Con una serie di semplici azioni è possibile risparmiare energia Azioni per l’energia S appiamo bene che le tariffe della luce sono aumentate e serve un taglio agli sprechi energetici, anche per non depredare il Pianeta che ci accoglie. Ecco alcuni consigli eco: • illuminazione centrale: la riduzione della bolletta deriva anche da un’attenta progettazione dei punti luce. Sono da evitare i faretti: si consuma molto di più. Meglio optare per un lampadario unico senza paravento; • via la polvere: rimuovere lo sporco da lampadine e lampadari fa guadagnare il 20% in più di luce; • tende: per far entrare più luce solare vanno scelte in tessuto leggero e chiaro. Ancora più efficienti sono le tendine a vetro, che si posizionano a metà finestra; • luci a Led: durano a lungo e consumano meno. Si comprano in riferimento al lumen (lux), l'unità di misura del flusso luminoso, in base alla grandezza di una stanza; • stand-by degli elettrodomestici: acceso comporta un aumento di almeno 80-100 euro l’anno. Particolare attenzione va data ai “mangia energia”: consolle per videogame, stampanti, pc, macchinette elettriche del caffè, router Wi-Fi, decoder, tv e casse. Possiamo usare adattatori spina con l’interruttore, o ciabatte multi presa sempre con interruttore. Il caricabatterie del cellulare attaccato alla presa? Un comune errore che fa consumare energia; • phon: consuma anche 1 euro in 30’. La tecnica della doppia tamponatura fa diminuire di 1/3 il tempo di utilizzo. Dopo la doccia si strizzano i capelli e si avvolgono con un primo asciugamano e poi con un altro per almeno 5’ poi si prosegue col phon; • forno: si accende a pieno carico e con la funzione ventilata per velocizzare. Si può sfruttare il residuo di calore (quando viene spento dopo una cottura) per essiccare, scaldare o scongelare. Per le piccole pietanze meglio un fornetto o una friggitrice ad aria. Il termosifone in inverno scalda gratuitamente a 50 °C un cibo; • frigorifero: gli alimenti si organizzano per pasto, per prelevare velocemente ciò che serve. Su un vassoio si può mettere il necessario per la colazione (bevande, marmellata e crema spalmabile, ecc. Il termostato si regola a 5 °C in inverno e 4 °C in estate. Tarandolo su temperature inferiori si ha una maggiorazione del 15%. Mai introdurre bevande e cibi caldi, perché aumentano i consumi formando brina e condense. I depositi di ghiaccio nel freezer comportano uno spreco del 20%; • lavatrice: lavare eco, a pieno carico e a 30-40 °C è sempre una buona idea. Il consiglio è di aggiungere due cucchiai di percarbonato di sodio nel cestello a lavaggio per aumentare il potere smacchiante e igienizzante a basse temperature; • ferro da stiro e asciugatrice: imparare l’arte dello stendere salva il denaro. In lavatrice sono preferibili i programmi brevi con una centrifuga a 700 giri. Quando il bucato è asciutto si lascia piegato e impilato per almeno 24h per migliorare l’effetto lisciante. Per stirare un vestito si può appendere in bagno prima di fare la doccia: il vapore e il peso della stoffa tolgono la piega senza fatica. L’asciugatrice va evitata nelle belle stagioni. In inverno si può stendere fuori durante una giornata ventosa e di sera, quando i capi sono quasi asciutti, possono essere disposti su uno stendino da termosifone o su una sedia vicino (mai sul calorifero). ▲ AUTOPRODUZIONE a cura di Lucia Cuffaro* Immagine di Engin Akyurt da PixabayLa capsula Pascucci in fibra vegetale, un contenitore rivoluzionario, compostabile per davvero! un caffè biologico che non fa male a nessuno WWW.PASCUCCIFIBRA.COM capsulaprofessional@pascucci.it Stiamo collaborando con Fondazione Cetacea17 L'ECOFUTURO MAGAZINE settembre/ottobre 2023 * Vicepresidente Ass. Chimica Verde Bionet, R&D manager Green Evolution Ciò che contraddistingue l’uomo è la sua capacità di leggere contesti complessi Trovare connessioni L e uniche informazioni trovate sui siti Internet sono l’opposto di quello che stavo cercando: una spiegazione qualunque alla pratica di mio nonno di andare per boschi in settembre e di rovesciare i funghi chiaramente non commestibili, velenosi o semplicemente non buoni, pratica che di questi tempi super-tecnologici imperversa immutata nei nostri boschi, senza una spiegazione. Si legge invece che (https://bit.ly/45VAn9h) «[…] I funghi essendo privi di clorofilla si nutrono di sostanze elaborate da altri organismi con i quali possono creare rapporti differenti. - Si parla di simbiosi quando si instaura una collaborazione da cui entrambi i soggetti traggono benefici; - di saprofitismo quando i funghi si nutrono di sostanza organica in decomposizione favorendo i processi di alterazione della sostanza organica e diventando importanti fattori nel ciclo dei nutrienti; - di parassitismo quando attaccano individui già deboli o ammalati: favoriscono così processi di senescenza e morte garantendo maggiori possibilità di sopravvivenza ad altri individui. In tutti i casi, anche se non sono commestibili per l'uomo, i funghi svolgono un ruolo essenziale nell'ecosistema in cui vivono e sono fonte di cibo per molti animali del bosco, piccoli e grandi». Che cosa c’entra con il tema di questo numero di Ecofuturo. Tutto. Possiamo discutere dei massimi sistemi con la scienza e la filosofia ma ciò che contraddistingue l’uomo dalla massa degli altri esseri viventi è la capacità di mettere assieme punti anche lontani di un sistema come per esempio quelli presenti in un paesaggio e trovarci delle connessioni che diventano non solo storia ma evoluzione del pensiero e dell'azione. Così possiamo assemblare reti essenziali come proposto in questa edizione di Ecofuturo: “acqua, luce, gas e digitale…”, con cui l’essere umano interagisce e delle quali sfrutta le interazioni; ma se agiamo così superficialmente, ingenuamente o per sentito dire su cose del quotidiano, essenziali invece per la vita, incluso l’andare per i boschi, con i suoi profumi e i colori, pensare di ascoltare un silenzio che invece è ricco di suoni, godere dei frutti che ci “sembrano” solo i più utili per nostra la sopravvivenza e non porci il problema che è quel piccolo scrigno di combinazioni vincenti che il fungo rappresenta, moltiplicato per milioni di volte in un bosco, che garantisce la sopravvivenza all’ecosistema, come possiamo pensare che gli sforzi compiuti dall’ingegno umano non siano vani o destinati solo a riempire le tasche di qualcuno a danno di altri? La bioeconomia non funzionerà come ciambella di salvataggio ma solo come unica scelta consapevole, qualora l’uomo torni a vivere la sua presenza in questo Pianeta in modo cosciente e quotidiano, in un contesto di equilibri forse non spettacolari come un parco eolico ma infranti i quali, il futuro resta incerto per noi, figuriamoci per i figli e gli altri esseri viventi di questo incredibile, martoriato Pianeta. Tecnicamente la presunzione non è la realtà: il fungo ricrescerà nonostante la sciocchezza dell’atto, nel silenzio e senza brevetti protettivi. ▲ BIOECONOMIA a cura di Marco Benedetti*19 L'ECOFUTURO MAGAZINE settembre/ottobre 2023 * Director Green Innovation Division – Zucchetti Centro Sistemi Le reti energetiche future saranno digitali Elettroni & byte T utto è in rete. Da diverse decine di anni esistono reti energetiche interallacciate fra loro sia a livello di Paese sia tra i vari paesi di uno stesso continente. La differenza sostanziale fra le reti energetiche esistenti e quelle del futuro è che la tecnologia digitale permetterà uno scambio virtuale che può avvenire anche a distanza: produco a Bari e contabilizzo un consumo a Milano. In sintesi, la differenza è data dalla tecnologia con la quale queste reti si interfacceranno che permetterà scambi, misurazioni sempre più precise, riconoscimento di crediti e debiti e direzionalità dell’energia laddove serve in un determinato momento. Il paradigma che permetterà la migliore fruibilità di queste opportunità, è la produzione delocalizzata di energia, sicuramente rinnovabile poiché non si può produrre in maniera delocalizzata con fonti fossili (metano, carbone o nucleare), prodotta e immessa in rete da quella nuova figura di utente che va sotto il nome di prosumer. Spariranno le grandi centrali di produzione? Secondo me no. La rete del futuro, per essere davvero utilizzabile e flessibile dovrà comprendere varie utilità di produzione, fra cui anche le grandi centrali che producono tutte con combustibili fossili e dovranno convertirsi dal gas naturale all’idrogeno. Reti di questo genere daranno vantaggi enormi, sia dal punto di vista dell’efficienza e quindi del costo di produzione sia dal punto di vista del dispacciamento dell’energia. È assolutamente sicuro che le reti elettriche diverranno la struttura portante (e politicamente super- strategica) delle reti energetiche e dovranno essere messe a disposizione di fonti diverse come elettricità, riscaldamento, gas e idrogeno. Saranno reti complesse, più complesse delle odierne che non sono in grado di sostenere questo sviluppo a meno di una redistribuzione e di un coordinamento molto diversi dallo status quo attuale. Ci saranno costi o, meglio, investimenti, da sostenere che non sarà possibile recuperare nel breve termine ma solo in tempi medio lunghi (oltre dieci anni). E qui è possibile che l’innovazione si fermi. Troppi partiti politici, perfino una parte della sinistra tedesca, stanno ripensando il Green Deal e questo non mi lascia affatto tranquillo. Quell’innovazione che porterà grandi benefici economici e indipendenza energetica sempre crescente sembra quasi una iattura, a sentire alcune voci politiche anche di maggioranza e davvero non se ne capisce il motivo. Mentre scrivo, l’Arera ha determinato il prezzo della tariffa monoraria per oggi 11 agosto, a 120 Euro al MWh. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, per via di una temuta crisi del gas, in particolare quello russo, eravamo arrivati a 500 Euro a MWh. Siamo in estate e non è così difficile capire cosa abbia abbassato il prezzo dell’energia al livello attuale. Quindi dov’è il limite per le reti del futuro? Ancora una volta nella politica o, meglio, nella incapacità della politica di innovare, rinnovarsi e abbandonare paradigmi economici che fanno solo male al Paese e - perché trascurarlo - anche al nostro ecosistema globale. ▲ IMPRESA E SOSTENIBILITÀ a cura di Averaldo Farri* Immagine di Chaitawat Pawapoowadon da PixabayNext >