< PreviousL'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2021 40 annullerebbe in un sol colpo il 44% di tutte le emissioni di gas serra operando esclusivamente nel contesto cittadino. Ci sarebbe una drastica riduzione delle malattie di natura allergica, cardio-circolatoria, respiratoria e cancerogena e un dimezzamento della bolletta del riscaldamento. Ma quali sono gli ostacoli alla sostituzione sistematica delle caldaie con pompe di calore? Quello degli elevati costi di investimento l’Italia l’ha superato con l’introduzione del Superbonus. Un altro ostacolo riguarda la temperatura dell’acqua calda da riscaldamento. Le pompe di calore tradizionali producono acqua calda a temperature troppo basse per poter alimentare i termosifoni. Purtroppo solo il 5% degli edifici sono riscaldati con impianti a basse temperature compatibili con le pompe di calore tradizionali. Ecco la ragione per la quale sono nate le pompe di calore ad alta temperatura, in grado di produrre acqua calda a temperature anche superiori agli 80°C e di alimentare il 95% di impianti cittadini dotati di termosifoni. In commercio esistono due tipologie di macchine in grado di raggiungere questo obiettivo: • la prima fa uso di compressori centrifughi, raggiunge potenze molto elevate (anche oltre 5 MW) e trova applicazione in campi specifici quali le grandi centrali di teleriscaldamento; • la seconda fa uso di compressori alternativi e/o rotativi, è disponibile in varie taglie da pochi kW fino a centinaia di kW (500) e trova applicazione nei contesti in cui, per produrre acqua calda, si è utilizzata una caldaia a combustibile fossile. Senza alternative Voglio raccontare la storia di TINA, tecnologia tutta italiana protetta da brevetti internazionali. L’idea di TINA (There Is No Alternative) nasce nel 2007 in Area Science Park a Trieste, un centro di ricerca di primo livello che ospita scienziati e ricercatori internazionali. TINA è uno dei progetti di punta del piano strategico Enerplan, voluto dal Ministero dell’Ambiente per la produzione e l’uso efficiente dell’energia; fanno parte di Enerplan altri progetti altrettanto rivoluzionari come “Cappotto attivo”, anch’esso protetto da brevetti internazionali. Alla fase di ricerca, di circa tre anni, è seguita la realizzazione di un prototipo, installato nel 2011 in un plesso scolastico di Pordenone. Sono stati realizzati altri esemplari prototipali installati in alcuni siti pubblici. Nel 2011 TINA si è aggiudicata il primo premio del concorso europeo “Smart Future Mind Awards”; ora è un prodotto industriale disponibile sul mercato della sostituzione delle caldaie. È una tecnologia che partendo dalla filiera del freddo, è diventata in grado di comportarsi come una caldaia con COP (Coefficient Of Performance) molto elevati, tali da consentire il dimezzamento della bolletta del riscaldamento. Fa uso di un refrigerante naturale non climalterante, è realizzata quasi integralmente con materiali riciclati o riciclabili, è spedita in casse di legno riciclato ed è certificata secondo i due protocolli ambientali LEED (statunitense) e BREEAM (britannico). Che cosa manca affinché l’elettrificazione del riscaldamento abbia una diffusione di massa? Dalla “domesticazione” del fuoco l’uomo si è scaldato utilizzando esclusivamente questo elemento; è ancora viva la titubanza a cambiare abitudini per scaldare la casa. Purtroppo i cambiamenti di paradigma sono di difficile realizzazione. Sintetizzerei il concetto con la seguente massima: chi non capisce quanto grande sia stata la scoperta del fuoco non può capire quanto grande sia il suo superamento. ▲L'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2021 41 T ralasciando gli infiniti tentativi di sopprimere la più bella delle leggi di questi anni da parte dei “Draghi Boys” evidentemente insofferenti quando l’economia diffusa batte un colpo, cerchiamo di descrivere -dopo un anno di esperienza- come si può fare la riconversione di una abitazione in maniera ecologica senza prendere per i fondelli il clima, l’ecologia, il buon senso e portando la propria bolletta a livello quasi zero. Il riscaldamento Insistere con le caldaie a metano, gasolio, gpl è un errore fondamentale compiuto in buona fede da chi non sa che sono disponibili e ben funzionanti le pompe di calore ad alta temperatura (almeno 85 °C) che consentono di sostituire le caldaie di ogni dimensione per alimentare i radiatori. Le pompe di calore a bassa temperatura vanno bene per i pavimenti radianti che consentono anche il raffrescamento estivo ma in Italia non essendo diffusi richiedono una ristrutturazione complessiva dell’impianto. L'incentivo del Superbonus 110% è un'opportunità da non perdere. Cerchiamo di capire come 110% buone ragioni SUPERBONUS / di Giuliano Gabbani*L'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2021 42 * Presidente comitato scientifico di Ecofuturo Il riscaldamento a base di pompe di calore, meglio geotermiche o idrotermiche per le aree climatiche interne del Centro Nord, per aree montane di tutta Italia mentre per le altre aree climatiche sono consigliabili anche a scambio ad aria: • per l’acqua calda sanitaria sempre con la pompa di calore oppure anche con solare termico se non è presente la pompa di calore; • l’energia elettrica con impianto fotovoltaico con storage (batterie di accumulo); • In aree marine è possibile anche il microeolico ma ancora non conosciamo impianti davvero performanti e sicuri oltreché ragionevolmente economici; • le finestre e infissi termici (di produzione italiana) in pvc per avere buone performances, costi ragionevoli e materiali sicuri; • per i cappotti e le coibentazioni del tetto, dove esistono le intercapedini, cappotti invisibili insufflati di cellulosa di riciclo. Per tutti gli altri, cappotti esterni o interni e coibentazione del tetto in calce e canapa. Il cappotto in polistirolo o materiale non naturale ha molte controindicazioni (di sicurezza per gli incendi quando è in abbinamento con caldaie a bruciatore per eventuali incidenti) in particolare la bassa o nulla traspirabilità per cui sono decisamente da sconsigliare senza interventi di impianti di deumidificazione degli ambienti e ventilazione meccanica controllata (in questo caso comunque utili in luoghi affollati per il ricambio di CO 2 ); • wall box per la ricarica dei veicoli ed auto elettriche; • domotica. Tutti questi interventi rientrano nei massimali del Superbonus per condomìni al di sopra di 18 unità immobiliari, per condomìni più piccoli ci saranno costi aggiuntivi per calce e canapa e pompe di calore se geotermiche, ma il pagamento di un'aggiunta ben si giustifica con una bolletta che arriva a poche centinaia di euro di energia elettrica e in più con costi di manutenzione bassi e rischi di incendio minimi rispetto a ogni altra tecnologia. Per le villette singole o doppie e per i piccoli condomìni saranno necessari costi aggiuntivi perché le pompe di calore ad alta temperatura non entrano nei massimali previsti e così pure per il cappotto in calce e canapa (l’insufflaggio invece rientra) che è costretto a essere ben più spesso del necessario in base a performances previste (Lambda), pensate su materiali fossili in cui non si tiene conto della caricabilità e scaricabilità di temperatura del materiale naturale che dà, nel caso di calce e canapa, le stesse performances con uno spessore di 6 cm mentre ora è obbligato ad essere di 22 cm nonostante gli studi dimostrino che un basso spessore è sufficiente. Nel complesso ci possono essere costi aggiuntivi di poche migliaia di euro per le pompe di calore a scambio ad aria fino a 15 mila euro per l’intervento di una villetta che, se effettuato su due o tre famiglie, si possono dividere la spesa. La logica del tutto gratis non necessariamente è una buona strategia, perché un condominio o una abitazione che mantengono le caldaie a energie fossili pagheranno due bollette invece di una e quella più costosa è quella del riscaldamento. Occorre pensare al presente e al futuro e se facciamo bene i conti renderà molto di più la somma pagata per trasformare l’abitazione a costo e manutenzione quasi a zero, degli interventi a costo zero; darete un gioiello ai vostri figli oppure se siete giovani ve lo godrete per la vostra vita. La casa sarà in grado di regolare l’umidità, molto più resiliente alle ondate di calore e raffrescarla con il fotovoltaico sarà a costo zero. I cambiamenti climatici si combattono così e come direbbero Piero Gattoni e i suoi del Cib: «ci beneficiano tutti». ▲ Impianto con pompa di calore geotermica ad alta temperatura alimentata da fotovoltaicoL'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2021 44 A bbiamo iniziato a chiederci quanto consuma la nostra casa, al pari di quando ci chiediamo quanto consuma la nostra auto. La sensibilità al tema è aumentata grazie a CasaClima che ha coinvolto la popolazione sul tema dell’efficienza energetica degli edifici e con l’introduzione del Superbonus 110%, il tema è diventato centrale quando si parla di ristrutturazioni edilizie. Il parco edilizio italiano è poco efficiente e provvedere a migliorarne le prestazioni energetiche è fondamentale, soprattutto se si pensa ai costi dell’energia elettrica e del gas che certamente non diminuiranno a breve termine. Secondo i dati dell’Enea, in Italia ci sono quasi un milione di condomìni costruiti prima degli anni ’80, altamente energivori e circa il 53% di oltre 22 milioni di abitazioni non ha avuto interventi di manutenzione o ristrutturazione. Parliamo di 11,5 milioni di abitazioni datate e in classi energetiche molto basse. Isolare l’abitazione fa risparmiare energia e garantisce il comfort interno. Ci sono differenti tecnologie per realizzare l’isolamento termico, ciascuna con le proprie caratteristiche e differenti vantaggi; parliamo di cappotto termico e di insufflaggio, che devono essere scelte in base alla struttura, al luogo e alle necessità. Il termo-cappotto è un sistema esterno che prevede la copertura delle facciate opache con sistemi isolanti ad alte prestazioni. Una volta terminato il lavoro di applicazione, l’edificio esternamente si presenta come una normale costruzione intonacata dotata di un “guscio” protettivo isolante in grado di ridurre la dispersione termica attraverso i muri esterni e di L’insufflaggio, tecnica antica ampiamente collaudata ed economicamente vantaggiosa, è chiamato il “Cappotto nascosto” Efficienza nascosta ISOLAMENTO / di Cecilia BergamascoL'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2021 45 conseguenza il consumo di combustibile per il riscaldamento. L’intervento è in tre fasi: montaggio di un ponteggio esterno; applicazione del materiale isolante con l’utilizzo di colla e tasselli; rasatura e finitura della facciata. I vantaggi di questo tipo di intervento sono la ridotta formazione di condensa e umidità, la possibilità di intervenire su piano pilotis, l’isolamento termico ad alte prestazioni, il rinnovamento della facciata e, non ultimo, la riduzione dei consumi. La tecnica dell’insufflaggio prevede il riempimento dei muri perimetrali dotati di intercapedine d’aria (a cassa vuota) e dei sottotetti non abitabili con prodotti isolanti ad alta efficienza termica per eliminare le dispersioni termiche e consentire un risparmio energetico immediato. In questo caso le fasi d'intervento prevedono la realizzazione di fori nella parete esterna o interna dell’edificio, l’insufflaggio di materiale isolante in fiocchi e la chiusura dei fori. I vantaggi sono rappresentati da un intervento economico, veloce, versatile e non invasivo che permette di contenere il fabbisogno termico e allo stesso tempo migliora il comfort ambientale e acustico, con la sicurezza di utilizzare un materiale ignifugo e idrorepellente. La cellulosa è il materiale per eccellenza utilizzato nell’insufflaggio, possiede ottime caratteristiche termiche, anche rispetto a materiali artificiali sperimentati negli anni, è facilmente adattabile agli spazi in cui viene iniettata grazie alla possibilità di ridurla in fiocchi. Oggi il 40% delle abitazioni nordamericane è isolato con fibra di cellulosa. La tecnica dell’insufflaggio ha tradizioni antiche. Le prime realizzazioni in fibra di cellulosa risalgono al 1830 e già cento anni fa esistevano le macchine per produrre il materiale isolante (risale al 1928 la foto della prima macchina che produce soffici fiocchi in cellulosa). Oggi ci sono strumentazioni più potenti e si utilizzano formulazioni chimiche che rendono la cellulosa ignifuga, ma la tecnica è quasi la stessa. È una tecnologia consolidata che ha avuto le sue difficoltà a entrare nel mercato «Ci sono voluti vent’anni per avere una risposta positiva da parte del mercato, e oggi anche la normativa è migliorata e dà spazio anche all’insufflaggio», racconta Luciano Sonda amministratore delegato di Isolare, azienda che da 35 anni opera nel settore dell’insufflaggio. «La migliore applicazione per l’insufflaggio è nei sottotetti chiusi, dove si ha il massimo vantaggio perché si tratta di un’applicazione veloce, parliamo di circa 3/4 ore per isolare il tetto di un’abitazione di 100 – 150 m2, con conseguente riduzione drastica dei costi di manodopera, oltre a essere un intervento meno invasivo e proprio per questo viene anche chiamato ‘cappotto invisibile’. Nei sottotetti, inoltre, c’è la possibilità di realizzare spessori importanti di isolante (30-40 cm), cosa che non si può fare sotto ai coppi», aggiunge Sonda. Se invece parliamo di isolamento delle pareti si possono trovare murature anche con 30 cm di cassa vuota che vengono riempite di materiale isolante, attraverso un’applicazione veloce effettuata con dei piccoli fori sulla parte esterna o interna della parete. In questo caso non è tecnicamente perfetta come il classico cappotto perché non vengono del tutto eliminati i ponti termici ma resta una applicazione efficace, molto più economica e veloce. ▲ La tecnica dell'insufflaggio ha tradizioni antiche. Le prime realizzazioni in fibra di cellulosa risalgono al 1830 e già cento anni fa esistevano le macchine per produrre il materiale isolante (risale al 1928 la foto della prima macchina che produce soffici fiocchi in cellulosa)L'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2021 46 H o conosciuto Massimo Moretti nel 2014, in occasione della prima edizione di Ecofuturo Festival, ad Alcatraz. Appena due anni prima aveva fondato WASP, società che progetta, produce e commercializza stampanti 3D in tutto il mondo e che ha collezionato prestigiosi premi internazionali. Prendendo ispirazione dalla vespa vasaia, che costruisce il proprio nido con materiale recuperato dall’ambiente, sognava di produrre grandi stampanti per costruire abitazioni con materiali naturali e disponibili quasi gratuitamente sul territorio. Da allora, non ha smesso di lavorare per ciò: il ricavato della vendita delle stampanti 3D è investito nella ricerca e sviluppo di progetti integrati per una rivoluzione produttiva che apporti benessere diffuso. Abbiamo fatto il punto, insieme Moretti, su questi progetti. Quale ruolo potrà giocare la fabbricazione digitale nel campo dell’edilizia? «Le tecniche costruttive si evolvono da millenni, con sviluppi di forme, di stile e di materiali adatti a ogni latitudine e in questa evoluzione si sono toccate delle vette difficili da superare: il Pantheon è un esempio che difficilmente riusciremo a eguagliare. Con la fabbricazione digitale tutto il sapere sulle forme e sui materiali può essere digitalizzato. Per la prima volta nella storia una macchina può replicare La stampa 3D può contribuire a creare abitazioni sostenibili con un approccio olistico Un piccolo paradiso a portata di click INNOVAZIONE / di Michele DottiL'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2021 47 fedelmente ciò che un architetto progetta dall’altra parte del mondo. Il bello che deriva dal passato però è basato sul lavoro e sulla riduzione in schiavitù dell’uomo. Tutto questo può finire, le macchine possono sostituire gli schiavi; in questo modo l’uomo può passare dal lavoro manuale al lavoro mentale e spirituale: seguire l’ispirazione e dare forma alla materia è la nuova frontiera della fabbricazione digitale. Così i progetti possono prendere forma ed essere replicati con un click». Una vera rivoluzione culturale. In questo modo la stampa 3D può essere anche più economica della produzione architettonica manuale? «Sicuramente sarà più economica, serviranno meno manodopera e meno materiali: immaginiamo un muro di cemento armato. In realtà solo in alcuni punti serve la tenuta del cemento armato, in altri punti serve la coibentazione, in altri ancora servono appoggi o attacchi. Con la fabbricazione 3D ogni punto potrà essere del materiale e della forma adatta con un cambio totale del paradigma costruttivo. Si potranno risparmiare milioni di metri cubi di cemento e milioni di tonnellate di CO 2 , basti pensare che oggi l’edilizia è al secondo posto fra i processi più inquinanti della nostra civiltà, seconda solo ai trasporti. Tutto questo è già realtà ma richiede una capacità progettuale avanzata, servono menti raffinate per gestire le macchine, meno manodopera ma sicuramente più progettazione. Presto tutto il progettato potrà essere agevolmente replicato: quando ci saranno diversi progetti completi di case stampate in 3D replicabili con un click, il costo scenderà drasticamente». Dal suo punto d'osservazione, che futuro ci attende? E quali sfide? «Attualmente circa due miliardi di persone necessitano di case e nei prossimi trent’anni altri tre miliardi chiederanno di potere avere un tetto sulla testa. Come potremo rispondere a queste richieste? L'unico modo è incrementare un approccio dove si costruisce in maniera sostenibile, ma si sviluppano modelli economici e di vita sostenibili. Macchine comandate da computer che replicano file dove ogni punto e ogni materiale è frutto della ricerca e della messa in pratica di millenni di sapere: tutto questo è possibile. Immagino una campagna punteggiata da piccole fattorie autosufficienti, dove ogni famiglia vive in ecosistemi circolari nei quali cibo, energia, acqua sono autoprodotti. Tutto è utilizzato e prodotto sul posto grazie a selezioni di piante e processi. Ogni casa è un piccolo paradiso dove ogni nucleo familiare può avere ciò di cui necessità e vivere decorosamente con un impegno di un paio di ore al giorno». Pensa che sia possibile realizzare tutto ciò? «È dimostrato che ci sono le tecnologie per vivere in una base lunare. Sulla Terra è 100 mila volte più semplice, per la presenza di terra, aria, acqua, un clima sostenibile e di tutte le risorse necessarie nel raggio di pochi km. Trasformare la Terra in un paradiso è fattibile e doveroso. In WASP ci siamo dati questo obiettivo, pur sapendo che è molto più grande di noi. Ci sostiene una frase che ha coniato un grande pensatore del passato, il maestro Eckhart che nel 1300 diceva: ‘Ciò che sei riuscito a fare e ciò che avresti voluto fare hanno di fronte a Dio lo stesso valore’. Ecco come la nostra motivazione nella ricerca si trasforma in risultato. Poco importa cosa riusciremo a fare, ciò che conta è la vera intenzione. Noi, piccola azienda di periferia crediamo che la Terra sia ovunque un paradiso potenziale che aspetta solo di essere curato per manifestarsi. Un ‘paradiso in scatola di montaggio’ sarà il prossimo prodotto di WASP». ▲L'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2021 48 I l tema dell’inquinamento atmosferico è più antico di quanto si possa immaginare. Dobbiamo risalire al tempo di Enrico II, Re di Inghilterra, per ritrovare la prima documentazione delle emissioni provocate dai fumi dei forni a carbone nel castello di Nottingham. Oggi le sfide ambientali sono cambiate ed è fondamentale affrontarle con celerità e concretezza. La notizia che arriva da COP 26 è il nuovo patto per l’ambiente tra paesi europei, Italia compresa, e del mondo, per accelerare sulla transizione ecologica. Secondo il rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA) le fonti di inquinamento dell’aria da particelle sono nell’ordine, per quantità emesse: edifici (residenziali e commerciali), industria e trasporti. Ma non solo. In generale le superfici asfaltate in cemento assorbono calore e non permettono un’adeguata traspirazione del terreno. Una delle soluzioni per le città ecologiche potrebbe essere la pavimentazione autobloccante fotocatalitica, frutto di anni di studio dell’azienda Senini. Queste le parole dell’imprenditore Massimo Senini: «Nelle nostre città l’asfalto dovrebbe essere bandito e sostituito con pavimentazioni che risultano belle sul piano estetico e funzionali dal punto di vista termico. A differenza delle pavimentazioni tradizionali, le soluzioni autobloccanti sono permeabili e filtranti, capaci di trasferire l’acqua piovana direttamente nel sottosuolo, permettendo così di mantenere in vita le falde. Grazie al processo L’aria pulita cambia la vita “dentro e fuori” i polmoni Il nuovo nell'aria SALUTE / di Deborah Annolinodella fotocatalisi si riduce in modo naturale il livello di sostanze inquinanti e tossiche presenti nell’aria». Un'altra tecnologia con la quale è possibile migliorare la qualità dell’aria è il mattone di canapa e calce, ribattezzato come Blocco ambiente. Grazie alla sua capacità traspirante riduce in inverno l’uso di combustibili o gas per riscaldare e in estate l’energia elettrica per rinfrescare. La canapa assorbe quattro volte di più la CO₂ rispetto alle altre piante. Anche la qualità dell’aria negli spazi al chiuso, a casa o in ufficio dove trascorriamo la quasi totalità del nostro tempo, risulta fondamentale soprattutto in un momento come questo. «Con la diffusione del Covid-19, depurazione e decontaminazione dell’aria sono stati al centro del dibattito pubblico» afferma Mina Bustreo responsabile marketing di Jonix srl, specializzata nella progettazione di dispositivi di sanitizzazione dell'aria in ambienti chiusi. «Un ambiente sano genera benefici a livello sanitario, ma anche sul piano socioeconomico» conclude Mina Bustreo, presentando la tecnologia della ionizzazione dell’aria chiamata a “plasma freddo”, efficace contro il Covid-19 ed altri virus, oltre a muffe, batteri e composti volatili organici. C’è poi un alleato che da sempre contribuisce a migliorare la qualità dell’aria ed è il verde. Un aiuto contro l’inquinamento domestico ma anche contro allergie, asma lo danno piante come l’aloe vera, la Sansevieria, il ficus e l’orchidea. Il verde ha funzioni essenziali: cattura CO₂ e restituisce ossigeno, abbassa la presenza di polveri sottili nell’aria, attenua il rumore, contrasta l’innalzamento delle temperature, aumenta la permeabilità del suolo e garantisce alla città la connessione con i ritmi naturali. In conclusione, ci viene naturale citare Stefano Mancuso, scienziato e autore di “La Nazione delle Piante” e “Verde Brillante”. «Gli esseri umani che credono nella loro superiorità dovrebbero capire che la sovranità appartiene a ogni essere vivente e soprattutto continuare o iniziare a riforestare spazi privati e pubblici». ▲ Caso Studio: Ecovillaggio Montale, un ecoquartiere a Zero Emissioni CO₂ Ecovillaggio Montale nasce nel 2007 dall’appassionato studio di un team interdisciplinare: architetti, bio ingegneri, agronomi, fisici edili, tecnici uniti dal desiderio di costruire in modo socialmente ed economicamente responsabile, creando armonia tra uomo e natura. Il progetto immobiliare ha dato un’impronta ecologica a sei ettari di terreno a Montale Rangone, in provincia di Modena, dove vive e si sviluppa un ecoquartiere a emissioni negative. Tutti gli elementi di Ecovillaggio – la bioarchitettura, la mobilità sostenibile e la riforestazione terapeutica - concorrono a generare un microclima migliore e una maggiore qualità di vita, a beneficio di tutti, non solo di chi abita nell’ecoquartiere. Aperto a tutti, non solo a chi abita in Ecovillaggio, sarà il nuovissimo Centro Servizi in corso di realizzazione nel cuore di Piazza Pavarotti, che porta ulteriore sviluppo all’ecoquartiere, all’insegna dei princìpi della bio ed eco sostenibilità. La piazza intitolata al tenore, sarà lo spazio delle relazioni sociali e del benessere grazie alle attività di cui si comporrà lo stesso Centro Servizi: il bio-market, l'eco-bistrot, il ristorante “delle persone” e la palestra, per garantire a tutti i clienti, uno stile di vita in piena armonia con la natura e le persone. Next >