< PreviousLa capsula Pascucci in fibra vegetale, un contenitore rivoluzionario, compostabile per davvero! un caffè biologico che non fa male a nessuno WWW.PASCUCCIFIBRA.COM capsulaprofessional@pascucci.it Stiamo collaborando con Fondazione CetaceaPERSONAGGI / di Ivan Manzo Gestire investimenti sostenibili attraverso sistemi digitali è possibile L a finanza è un motore del cambiamento. Può esserlo in negativo, quando la ricchezza viene concentrata in poche mani e i profitti registrati a scapito della qualità ambientale e dell’interesse generale; e può esserlo in positivo, quando un investimento produce una serie di benefici tangibili per la collettività in termini ambientali, economici e sociali. Ne abbiamo parlato con Giorgio Mottironi, CSO - Responsabile strategia e marketing e co-fondatore di Ener2Crowd, a cui abbiamo fatto alcune domande per capire come funziona una piattaforma di investimenti digitali specializzata nel promuovere iniziative e progetti green. Partiamo dal principio, che cos’è e come opera una piattaforma di investimenti sostenibili? «Si tratta di un luogo digitale dove le persone possono riunirsi per dare supporto a iniziative che hanno l’obiettivo di tagliare le emissioni climalteranti e ridurre il consumo di risorse. In sostanza, attraverso un finanziamento si può contribuire a realizzare un progetto sostenibile. In questo modo ognuno di noi può partecipare a un progetto della green economy che, per dimensioni, può diventare il più grande movimento 22 L'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2022 economico dell’umanità. Abbiamo anche coniato una bandiera della rivoluzione energetica, stampata sulle nostre magliette, per lanciare il messaggio che bisogna far parte del cambiamento. È un simbolo sotto cui riunirsi». Anche attraverso un clic è possibile fare qualcosa di concreto. Quali sono i benefici per chi investe in Ener2Crowd e come diventare “GreenVestor”? «A differenza di quello che accade nel mondo della finanza tradizionale, le persone in pochi passi possono registrarsi sul nostro sito e attivare un vero e proprio conto corrente digitale. Il passo successivo è scegliere quale progetto finanziare. Ce ne sono diversi, dalle comunità energetiche ai campi fotovoltaici. I benefici sono di due tipi: ambientali, rappresentati per esempio dal taglio delle emissioni gas serra; ed economici, dati dal rendimento che chi investe matura nel corso del tempo». La transizione energetica va di pari passo con quella digitale? «Alcuni aspetti della transizione energetica sono strettamente connessi all’innovazione digitale. Oltre ai sistemi di gestione e contabilizzazione dell’energia, utili anche a efficientare il sistema energetico, bisogna tener conto anche delle nuove tecnologie finanziarie che permettono di fare arrivare rapidamente i capitali lì dove servono, in progetti in grado di sviluppare un impatto positivo per i cittadini. Ed è in questo secondo campo, e dunque grazie al digitale e all’innovazione sociale che è in grado di veicolare, che noi operiamo». Leggo sul vostro sito di un “Indicatore di Sostenibilità d’Investimento” (ISI) e di un “EnerScore”. Può spiegare di che cosa si tratta? «La nostra piattaforma è l’unica ad aver sviluppato questi strumenti a supporto dei GreenVestor, che ci permettono di valutare come compensare la nostra impronta di carbonio. L’ISI dice all’investitore quante emissioni di CO 2 contribuisce ad abbattere ogni euro che investe. Nel nostro Paese, secondo nostre elaborazioni, ogni euro di Pil produce circa 250 grammi di CO 2 . Investire in Ener2Crowd comporta, al contrario, per ogni euro un abbattimento di circa 500 grammi di CO 2 . Per fare un esempio su questo punto, se oggi vado in banca e compro un prodotto finanziario ESG (Environmental, Social, Governance) o decido di aderire a un fondo legato alla transizione energetica, difficilmente mi viene detto quante emissioni i miei soldi stanno contribuendo ad abbattere. Noi invece siamo in grado di dare questa informazione. Per quanto riguarda l’EnerScore, esso segnala il livello di sicurezza dell’investimento, altro elemento di trasparenza importantissimo». Grosse potenzialità e non riuscire a esprimerle in maniera compiuta, uno storico problema tutto italiano. Pensiamo per esempio al ruolo che potrebbero giocare le rinnovabili nella diversificazione energetica. Anche il settore nel quale operate ha bisogno di semplificazione? Quali sono gli ostacoli che incontrate? «Il nostro settore vive un momento di grande cambiamento legato al recepimento, da parte dell’Italia, della regolamentazione europea che creerà un mercato unico. Questo implica che sulle iniziative potremo coinvolgere investitori esteri, un’opportunità per attrarre ulteriori risorse nel nostro Paese e velocizzare il processo di transizione. In quest’ottica, mancano alcuni decreti attuativi da parte del Governo. Ma il più grande limite è quello legato alla tassazione. In Italia persiste una regola introdotta dalla Legge di Bilancio 2018 che penalizza chi investe sulle piattaforme di crowdfunding italiane, dato che subisce una tassazione più alta rispetto a chi investe con piattaforme estere che, alla luce della modifica europea, 23 L'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2022 potranno intervenire anche in Italia. Se non cambiano le cose, a pari condizioni di progetto da sviluppare in Italia, si avrebbero più benefici a scegliere una piattaforma estera. Un paradosso che va assolutamente corretto, che non conviene neanche allo Stato, ma che noi di Ener2Crowd avremo probabilmente già risolto a partire dal prossimo gennaio». L’IPCC stima che per restare al di sotto di 1.5 °C i flussi finanziari per la transizione energetica devono essere almeno pari a sei volte quelli attuali. Secondo il Fondo monetario internazionale i sussidi pubblici globali ai combustibili fossili, se contiamo anche quelli indiretti, ammontano a 5900 miliardi di dollari annui. Non crede sia una contraddizione e che disinvestire dai fossili sia importante tanto quanto investire nelle rinnovabili? «Assolutamente, ancora troppi soldi vanno nella direzione sbagliata. Secondo i nostri studi, nel 2021 il rimbalzo delle emissioni, registrato rispetto al 2020, è stato trainato da un investimento nelle fonti fossili pari a 3.2 mila miliardi di dollari. Una cifra altissima. Per rimanere al di sotto di 1.5 °C si deve arrivare a investire in attività di mitigazione e di protezione degli ecosistemi tra 3.6 e 4 mila miliardi di dollari all’anno, rispetto agli attuali 850-900 miliardi. In sostanza, mentre eliminiamo il sostegno al mondo fossile dobbiamo incrementare di parecchio il budget destinato alle attività sostenibili». Eppure non viene dato tutto questo risalto mediatico, non trova? «La transizione energetica può essere una grande opportunità per le persone, il rischio è che si tramuti in un vantaggio soltanto per i grandi capitali. La Climate Policy Iniziative dice che gli investimenti fatti dai cittadini sono solo il 5% di tutti quelli legati alla trasformazione del sistema energetico. In generale, gli investimenti privati rispetto al pubblico stanno crescendo più lentamente. Su questo punto, i media hanno una grande responsabilità, cioè spiegare come utilizzare i propri risparmi in favore della costruzione di un futuro sostenibile. Oggi la maggior parte della comunicazione non spiega che si può essere agenti attivi di un nuovo spazio di ‘pre-mercato’, che arriva prima che il prodotto venga pensato, finanziato, confezionato e che poi va a distribuire ricchezza ‘ad altri’. Va poi combattuta la logica del ‘green premium’ che fa percepire prodotti sostenibili come più costosi per la collettività. Anzi, in moltissimi casi è vero il contrario». Abbiamo un nuovo governo, la prima cosa che farebbe? «Assicurarmi che il processo di liberalizzazione delle rinnovabili prenda il via, mi prenderei poi cura del fatto che i processi autorizzativi sulle rinnovabili vengano seguiti in maniera efficace dalle istituzioni locali. Se potessi, farei anche questi due interventi: studiare un giusto prezzo per i prodotti nelle varie filiere, tenendo conto dei vari costi ambientali e sociali che spesso sfuggono nella formazione di un determinato prezzo, e mi coordinerei a livello europeo per introdurre una forma di tassazione della CO 2 , come la carbon tax». Che cosa c’è nel futuro di Ener2Crowd? «Tantissime innovazioni tecnologiche e in più da parte nostra c’è l’ambizione, già trasformata in uno spin-off innovativo, di certificare attraverso la blockchain le riduzioni delle emissioni di CO 2 legate agli investimenti e ai comportamenti sostenibili, emettere certificati ‘tradabili’ e aumentare il livello di collaborazione tra persone e imprese, risorse e opportunità, tra atteggiamenti e remunerazioni». ▲ 26 IL CONTESTO Trasformazione digitale di Flavia Marzano 29 TECNOLOGIE Blocchi e catene di Igor Wolfango Schiaroli e Dario Tamburrano 33 ENERGIE Elettroni digitali. Molto di GB Zorzoli 37 MOBILITÀ Elettroni mobili e condivisi di Rudi Bressa 40 OSSERVAZIONE Ambiente sotto controllo di Chiara Castellani 42 AGRICOLTURA Semi & byte di Guido Bezzi 44 ECO-ATTIVISMO Byte e martello di Alberto Manconi 46 INFORMAZIONE Byte si stampi di Sergio Ferraris 49 VIRTUALE Ecologia digitale di Elena Pagliai 54 L’AMBIENTE IN NUMERI Cascata di dati di Sergio Ferraris 55 IL PUNTO CO 2 digitale di Danilo D’Elia FOCUS DIGITALE E SOSTENIBILITÀL'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2022 26 IL CONTESTO / di Flavia Marzano L a rivoluzione generata dalle tecnologie digitali ha attivato e continua ad attivare processi di profonda trasformazione destinati a estendersi a tutti gli ambiti della realtà sociale, economica e culturale. È ancora difficile percepire fino in fondo quanto e come trasformerà la nostra società ma siamo già in grado di cogliere alcuni aspetti della nostra vita che sono e saranno toccati sempre di più dalla trasformazione digitale. Trasformazione digitale che, proprio per la sua pervasività e anche per la sua parziale imprevedibilità, deve essere studiata, accompagnata e governata da un insieme di soggetti con competenze che permettano di valutarne le ricadute, le opportunità e i rischi sotto tutti i punti di vista e non esclusivamente sotto quello tecnico e informatico, garantendo nel contempo che tutti i portatori di interesse possano essere coinvolti nelle scelte strategiche. In questo contesto, un utile punto di partenza per individuare le strategie di intervento è costituito dalle linee strategiche dell’unione europea “Decennio digitale europeo: obiettivi digitali per il 2030” che mirano a far sì che “la Trasformazione digitale Il digitale per sua pervasività e imprevedibilità deve essere studiato e governatoL'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2022 27 trasformazione vada a beneficio dei cittadini e delle imprese, contribuendo nel contempo a raggiungere l'obiettivo di un'Europa neutra dal punto di vista climatico entro il 2050”. La visione e le prospettive per la trasformazione digitale dell'Europa entro il 2030 propongono una bussola per il decennio digitale dell'Unione Europea che si sviluppa intorno a quattro punti cardinali. 1) Competenze: • sono stanziati 20 milioni di euro per specialisti ICT (tecnologie dell’informazione e della comunicazione), garantendo anche la convergenza di genere; • le competenze digitali di base minime dovranno essere dell’80% della popolazione. 2) Infrastrutture digitali sicure e sostenibili: • connettività: Gigabit per tutti, 5G ovunque; • semiconduttori all'avanguardia: raddoppiare la quota dell'Unione Europea nella produzione mondiale; • dati - Edge e Cloud: 10mila nodi periferici altamente sicuri a impatto climatico zero; • calcolo: primo computer con accelerazione quantistica. 3) Trasformazione digitale delle imprese: • introduzione della tecnologia: 75% delle imprese dell'Unione Europea che utilizzano Cloud computing, Intelligenza Artificiale, Big Data • innovatori: aumentare scale-up e finanziamenti per raddoppiare gli "unicorni" (startup private a elevata capitalizzazione) dell'Unione Europea • utenti tardivi: oltre il 90% delle PMI raggiunga almeno un livello di intensità digitale di base 4) Digitalizzazione dei servizi pubblici: • servizi pubblici fondamentali: 100% online; • sanità online: 100% dei cittadini con accesso alla propria cartella clinica; • identità digitale: 80% di cittadini in possesso di identità digitale. I settori di attività previsti dal Decennio digitale europeo sono: 1. infrastruttura e servizi comuni europei per i dati; 2. approvvigionamento nell'UE di processori affidabili a basso consumo di prossima generazione; 3. promozione della diffusione paneuropea dei corridoi 5G; 4. acquisizione di supercomputer e computer quantistici, in connessione con l'EuroHPC; 5. sviluppo e diffusione di infrastrutture ultrasicure di comunicazione quantistica e basata sullo spazio; 6. dispiegamento di una rete di centri operativi di sicurezza; 7. pubblica amministrazione connessa; 8. infrastruttura europea di servizi blockchain; 9. poli europei di innovazione digitale; 10. partenariati di alta tecnologia per le competenze digitali attraverso il patto per le competenze; 11. altri progetti che soddisfano tutti i criteri della decisione del Parlamento Europeo e del Consiglio che istituisce il programma strategico per il 2030 “Percorso per il decennio digitale” e che si rendono necessari nel corso del tempo per il conseguimento delle finalità del programma strategico per il decennio digitale a seguito dell'emergere di questioni sociali, economiche o ambientali. Nel Programma strategico si dichiara che l'ambizione dell'UE è anche «conseguire la sovranità digitale in un mondo aperto e interconnesso e perseguire politiche per il digitale che conferiscano ai cittadini e alle L'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2022 28 Per approfondire • Un'Europa pronta per l'era digitale. Più opportunità grazie a una nuova genera- zione di tecnologie https://ec.europa.eu/info/ strategy/priorities-2019-2024/ europe-fit-digital-age_it • 2030 Digital Compass: your digital decade https://futurium.ec.europa.eu/ en/digital-compass • Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) https://www.governo.it/sites/ governo.it/files/PNRR.pdf • Repubblica Digitale https://repubblicadigitale. innovazione.gov.it/it/ imprese l'autonomia e la responsabilità necessarie per conseguire un futuro digitale antropocentrico, sostenibile e più prospero. A tal fine è necessario porre rimedio alle vulnerabilità e alle dipendenze, come pure accelerare gli investimenti». Tali risultati non possono che essere raggiunti definendo obiettivi concreti e misurabili a livello di Unione europea e con una governance condivisa che permetta un monitoraggio costante garantendo eventuali revisioni e/o interventi di supporto. I progetti otterranno risultati più solidi, rafforzeranno la sovranità digitale europea e alimenteranno la ripresa dell’Europa grazie alla collaborazione tra gli stati membri (spesso sono progetti che nessun singolo Stato membro potrebbe sviluppare da solo per carenza di competenze e/o risorse) e con il settore privato e di tutti i portatori di interesse. La situazione dell’Italia può essere analizzata a partire dai dati del Rapporto DESI (Indice di Digitalizzazione dell'Economia e della Società) che nell’edizione 2022 vede un miglioramento che nell’analisi ci colloca al 18 ° posto fra i 27 Stati membri dell’Ue. Se però analizziamo le varie componenti dell’Indice riscontriamo che l’Italia ha valori superiori o prossimi alla media europea per quanto riguarda connettività, integrazione delle tecnologie digitali e servizi pubblici digitali mentre per il capitale umano è solo al 25 o posto poiché solo il 46% delle persone possiede competenze digitali di base. Il divario rispetto alla media UE è ridotto quando si tratta di competenze digitali superiori (23% in Italia rispetto al 26% nell'Unione Europea). Il divario già elevato quando valutato sulla totalità degli occupati è ulteriormente esaltato per la componente femminile; gli specialisti ICT in Italia sono il 3,8% degli occupati (contro un 4,5% a livello europeo) e la componente femminile tra gli occupati ICT è pari al 16% contro una media europea del 19%). A fronte di questi dati, sono stati promossi in Italia alcuni interventi volti a favorire lo sviluppo economico anche nel settore delle nuove tecnologie e abbattere i divari digitali. Il PNRR nella Missione 1 prevede quasi 10 miliardi di risorse per digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA e quasi 24 miliardi per digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo. La strategia nazionale Italia Digitale 2026 ha predisposto cinque interventi principali con questi indicatori con obiettivi da raggiungere entro il 2026: 1. Identità digitale: 70% della popolazione 2. Competenze digitali: 70% della popolazione 3. Adozione Cloud: 75% della Pubblica Amministrazione 4. Servizi pubblici online: 80% dei servizi pubblici essenziali 5. Connessione banda ultralarga: 100% delle famiglie È stato attivato infine un fondo per la Repubblica Digitale, partnership tra pubblico e privato sociale, sostenendo progetti rivolti alla formazione e all’inclusione digitale; sono stati promossi due bandi: Futura: finanzia progetti di formazione volti ad accrescere le competenze digitali delle donne (tra i 18-50 anni) per garantire loro migliori condizioni di inserimento nel mondo del lavoro. Il bando mette a disposizione 5 milioni di euro. Onlife: finanzia progetti di formazione per accrescere le competenze digitali dei NEET (15-34 anni) al fine di garantire loro migliori opportunità di inserimento nel mondo del lavoro. Il bando mette a disposizione 8 milioni di euro. Occorre rilevare che un elemento chiave per l’effettiva realizzazione degli obiettivi sopra enunciati è costituito, almeno in Italia, da un intervento di radicale semplificazione normativa e amministrativa senza il quale risulterebbe estremamente difficile e complesso portare a termine gli interventi previsti entro tempi adeguati all’urgenza della loro attuazione. ▲L'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2022 29 L’ Unione Europea con il Green Deal UE ha sancito un netto cambio di passo rispetto al passato identificando la transizione ecologica come un mezzo per incrementare la resilienza del continente e superare la crisi pandemica, rigenerando l’economia degli Stati membri verso un sistema decarbonizzato, circolare e sostenibile. In questo nuovo corso politico europeo la digitalizzazione è stata identificata come un alleato utile a facilitare questi processi. Nei Piani nazionali per la ripresa e la resilienza, infatti, oltre all’obbligo UE di destinare almeno il 37% della dotazione prevista per ogni Stato membro ad interventi di green economy, non meno del 20% dei fondi deve obbligatoriamente essere impiegato nella trasformazione e innovazione digitale. Tali risorse vanno indirizzate secondo una precisa tassonomia ufficiale coerente con gli obiettivi climatici ed energetici dell’Unione e volta a impedire eventuali fenomeni di La blockchain può essere, forse, alleata utile alla transizione ecologica Blocchi e catene TECNOLOGIE / di Igor Wolfango Schiaroli* e Dario Tamburrano**Next >