< PreviousL'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2022 40 L a raccolta sistematica dei dati ambientali nell’arco di un adeguato periodo di tempo prende il nome di monitoraggio ambientale. Si tratta di un mondo complesso di numeri, parametri e indicatori riferiti a matrici diverse come aria, acqua, suolo, flora e fauna. Tra i dati ambientali non è facile orientarsi. Eppure la fase di raccolta dati rappresenta il primo anello di qualunque valutazione ambientale, da cui dipendono le successive fasi di analisi e interpretazione che portano poi alla pianificazione delle misure d'intervento. Migliaia di occhi osservano l’ambiente sia dall’alto (satelliti) sia dal basso (centraline, sensori) e producono in continuo nuovi dati. L’Unione Europea ha da tempo lanciato Copernicus, il programma dedicato a monitorare il nostro Pianeta sulla base di una miriade di satelliti e su una rete globale di molti sensori attivi in ambito terrestre, aereo e marino. L’utilizzo integrato di questi dati in campo ambientale amplia le prospettive del monitoraggio tradizionale e apre nuove sfide di grande attualità. Una prima riflessione è sul mondo dell’agricoltura, uno dei Osservazione della Natura: nuove sfide per il monitoraggio ambientale Ambiente sotto controllo OSSERVAZIONE / di Chiara Castellani L'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2022 41 settori economici più severamente impattati dai cambiamenti climatici. L’aumento della frequenza e durata dei fenomeni siccitosi sta mettendo a dura prova l’irrigazione. Da qualche anno si sta diffondendo la cosiddetta “agricoltura di precisione”, un sistema innovativo che offre agli agricoltori gli strumenti conoscitivi per applicare acqua, fertilizzanti e fitofarmaci in modo mirato, solo dove e quando realmente serve, evitando sprechi e impatti ambientali. Ciò è possibile grazie ad un sistema informatizzato di sensori che attuano un monitoraggio in tempo reale delle condizioni del suolo e dello stato di salute delle colture. Datalogger e centraline forniscono dati che possono essere letti da computer attraverso software dedicati. I sensori possono trovarsi sul suolo, misurandone per esempio il grado di umidità, ma anche essere collocati su droni, satelliti e aerei, offrendo la possibilità di creare mappe tematiche che agevolano il lavoro dell'operatore. Fantascienza? No. Un esempio concreto in Italia è rappresentato da “Irrinet/ irriframe”, il servizio irrigazione sviluppato dal Canale Emiliano Romagnolo a disposizione di tutte le aziende agricole dell'Emilia Romagna, che fornisce consigli irrigui per ottenere un prodotto ottimale risparmiando acqua. Si basa su dati meteorologici, dati di qualità del suolo e dati idrici provenienti dalle varie reti di monitoraggio informatizzate presenti sul territorio. Biodiversità monitorata Una seconda riflessione è sul tema degli incendi boschivi che ogni anno, nel periodo estivo, torna all’attenzione della cronaca. Ancor oggi in Italia gli incendi sono spesso denunciati con tecniche tradizionali di osservazione, quasi sempre legate alla segnalazioni dei cittadini. Ma sono sempre più gli esempi innovativi a cui si affidano le amministrazioni, come il sistema di monitoraggio ambientale per la previsione e prevenzione del rischio di incendi boschivi in Puglia e nella regione greca dell’Epiro realizzato nell’ambito del progetto Europeo Ofidia 2. Un sistema innovativo e all’avanguardia, costituito da una rete di sensori wireless, videocamere ad alta risoluzione e droni, affiancato inoltre da un’applicazione da scaricare sui dispositivi mobili per la segnalazione degli incendi da parte dei cittadini. Spostandosi dalla terra al mare, si scopre uno dei più affascinanti sistemi di monitoraggio dei cetacei, i grandi mammiferi marini che popolano estese aree del Mediterraneo. REPCET è il primo sistema informatico installato sulle navi, per il monitoraggio della posizione delle balene. L’obiettivo è quello di ridurre il rischio di collisione tra le navi e i cetacei, che attualmente risulta una delle principali cause di mortalità accidentale di questi straordinari animali. In questo caso non ci sono sensori o droni per monitorare la presenza delle balene. Tutto dipende dall’osservazione dell’occhio umano da parte del personale di bordo. Ciò che è innovativo è il sistema di comunicazione e trasmissione dell’informazione. Quando un cetaceo viene avvistato, le informazioni sulla posizione dell’animale vengono trasmesse in tempo reale a tutti gli altri utenti che possono vedere apparire sulla mappa una zona di rischio dove presumibilmente si può trovare in quel momento l’animale. Ciò consente agli ufficiali di bordo di attivare tutte le misure necessarie a ridurre le possibilità di collisione. Gli esempi sono numerosi ed è impossibile fornirne una panoramica completa. Basti pensare al sistema di monitoraggio dei parametri meteomarini che è alla base della gestione informatizzata del sistema Mose per la difesa di Venezia dalle acque alte, o all’acquisizione in tempo reale dei parametri chimico-fisici mediante stazioni fisse e boe oceanografiche per il controllo della qualità delle acque, o ai sistemi di radiocontrollo per l’osservazione della fauna selvatica, e molti altri. Quel che è certo è che la digitalizzazione, l’innovazione e l’evoluzione nelle tecnologie dell'informazione e della comunicazione stanno gradualmente trasformando tutti i metodi di raccolta, elaborazione e utilizzo dei dati ambientali. La transizione ecologica passa anche di qui e rappresenta una sorprendente occasione per la formazione, lo sviluppo di nuove competenze e di professionalità qualificate. ▲L'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2022 42 N egli ultimi vent’anni l’adozione di tecnologie e soluzioni digitali in agricoltura ha avuto un ruolo sempre più importante per l’agricoltore, il contoterzista e il tecnico agronomo per il supporto gestionale dell’azienda agricola e nell’applicazione più razionale di mezzi tecnici e tecniche agronomiche sostenibili ed efficienti. Questo processo di digitalizzazione si effettua con l’adozione della cosiddetta “Agricoltura 4.0”, tecnologie interconnesse fra loro che consentono di raccogliere dati durante tutte le fasi del processo produttivo allo scopo di monitoraggio, valutazione, organizzazione, ottimizzazione e definizione delle decisioni gestionali. Una delle prime applicazioni adottate sulle macchine agricole è stata la guida satellitare grazie alla quale è stato introdotto il concetto di “Agricoltura di precisione” ovvero l’ottimizzazione delle lavorazioni e del fabbisogno di fertilizzanti e sementi riducendone lo spreco e l’impatto. Questo è stato possibile grazie alla tecnologia GPS. Da qui all’applicazione completa del concetto odierno di Agricoltura 4.0, però, è necessario un cambio di mentalità gestionale da parte dell’agricoltore. La funzione della digitalizzazione in agricoltura è di introdurre sistemi di raccolta, elaborazione ed archiviazione integrata dei dati di tutte le operazioni di campo per sviluppare una strategia decisionale sulla base di mappe satellitari (mappe di fertilità del suolo, mappe di produzione, mappe di vigoria della pianta) ed elaborare modelli previsionali di crescita Il ruolo della tecnologia digitale nella coltivazione è essenziale anche e soprattutto per l'ecologia AGRICOLTURA / di Guido Bezzi* Semi & byteL'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2022 43 *Responsabile Agronomia – CIB Consorzio Italiano Biogas della coltura o di rischio di sviluppo delle fitopatologie. Basandosi sulla localizzazione geografica di ogni dato raccolto si creano le condizioni per cui anche rilevazioni diverse e indipendenti possano essere collegate ed elaborate. Per esempio, partendo dal tracciamento della posizione della macchina, si possono ottenere la mappatura dei terreni e la misurazione delle aree e del tracciato di lavoro. Ciò consente l’applicazione di sistemi di guida assistita capaci di ottimizzare i tempi operativi e l’utilizzo di sementi, fitofarmaci e carburante, riducendo le sovrapposizioni nei vari passaggi. Allo stesso modo, con l’utilizzo di sensori di prossimità o di immagini satellitari, è possibile monitorare e mappare diverse caratteristiche del suolo (tessitura e sostanza organica) e delle colture (indici di vegetazione e quantità e qualità del prodotto) raccogliendo una grande quantità di informazioni a basso costo e del tutto correlabili con le operazioni di campo eseguite o da eseguire. Proprio per la capacità di ottenere una grande quantità di dati su larghe superfici e a basso costo, l’agricoltura di precisione si è già sviluppata nelle aree di grandi superfici coltivate come Stati Uniti, Canada e Australia. In Europa, la superficie agricola coltivata con l’Agricoltura 4.0 è in costante crescita (+15-20% negli ultimi anni). Anche l’Italia, secondo l’Osservatorio Smart Agrifood, si allinea al trend Europeo: oggi sono gestite con tecniche di Agricoltura di precisione il 3-4% delle superfici coltivate con un mercato che dal 2017 è cresciuto di valore da 100 a 540 milioni di euro. Grazie alla tecnologia digitale in agricoltura si può creare una vera integrazione trasversale tra imprenditori agricoli, contoterzisti e professionisti alla portata di qualsiasi azienda, a beneficio della sostenibilità del sistema agricolo. Un sistema integrato consente inoltre all’imprenditore agricolo di ottenere un monitoraggio della filiera produttiva su una base di dati che, essendo interoperabili, potranno essere gestiti anche ai fini degli adempimenti della PAC o del calcolo della riduzione degli impatti ambientali in ottica Carbon Farming o tracciabilità delle filiere di qualità. L’Agricoltura 4.0 è la base di un sistema agricolo avanzato ed efficiente ed è una delle azioni fondamentali del modello FarmingforFuture (www.farmingforfuture.it) con cui il CIB – Consorzio Italiano Biogas ha delineato la potenzialità di riduzione delle emissioni dell’agricoltura italiana grazie all’adozione di un sistema avanzato ed integrato con la produzione di energie rinnovabili. Il passaggio ad un sistema di Azienda Agricola 4.0 consente una riduzione del 10- 15% dell’energia impiegata per unità di prodotto, una riduzione fino al 35% del lavoro, una riduzione significativa dell’utilizzo di acqua di irrigazione, sementi, fertilizzanti e pesticidi con una riduzione dei costi di produzione del 10-15% a fronte di un aumento di resa del 7-15% nella produzione di cereali e 10-15% nella produzione di latte. Il vantaggio complessivo, oltre che economico, è anche e soprattutto in termini di riduzione dell’impronta ambientale del prodotto, di mantenimento di standard qualitativi sempre più elevati e di mantenimento e miglioramento della fertilità del suolo. ▲L'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2022 44 L e tecnologie digitali di informazione e comunicazione hanno plasmato la nostra percezione del mondo nel quale abitiamo. Come aveva acutamente osservato Manuel Castells, il sociologo catalano, fin dagli albori della società in rete negli anni ‘90, la trasformazione delle tecnologie digitali ha investito ogni ambito della vita umana: dalla politica alla vita quotidiana, dall’economia alla cultura. Un ambito nel quale tale trasformazione risulta evidente è quello dell’attivismo e dei movimenti sociali, la cui comunicazione orizzontale ha presto beneficiato dell’abbattimento dei costi delle tecnologie digitali. In alcuni casi, l’attivismo in rete dei movimenti sociali ha persino anticipato nella pratica alcune caratteristiche delle più note piattaforme digitali, che oggi riescono a trasformare le pratiche digitali in enorme valore economico e finanziario. La domanda che vogliamo porre riguarda però un tipo particolare di attivismo: ci chiediamo quale sia la relazione tra i movimenti ecologisti e le lotte al cambiamento climatico con le tecnologie digitali. La risposta, secca, è che tale relazione è molto stretta. Ma perché? La ragione del binomio tra digitale ed attivismo per il clima è, a mio avviso, da ricercare in alcune caratteristiche fondamentali dei due fenomeni. Sul digitale un primo aspetto cruciale è stato già nominato: il progressivo abbattimento Nel mondo digitale di oggi non trovano posto le comunità. Neanche quelle ecologiche Byte e martello ECO-ATTIVISMO / di Alberto Manconi*L'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2022 45 dei costi della comunicazione a distanza, fino al suo sostanziale azzeramento. Un altro aspetto nello sviluppo delle tecnologie digitali è ben più ambiguo e pericoloso, ma altrettanto fondamentale. Si tratta del ruolo preminente dell’individuo per tali tecnologie. Lo sviluppo rivolto a una dimensione prettamente individuale ha riguardato tanto i dispositivi di supporto fisico (hardware) quanto le App ed i programmi utilizzati (software). I movimenti ecologisti contro la crisi climatica agiscono sullo spazio globale. Ciò è evidente date le tematiche sulle quali agiscono, ma lo è anche per l’approccio sistematico che caratterizza tali movimenti e per l’architettura istituzionale alla quale si sono più spesso rivolti – quella delle Nazioni Unite. Il drastico abbattimento dei costi della comunicazione a distanza che ha permesso il digitale è dunque un requisito necessario per i movimenti sul clima, il cui spazio di intervento è, per definizione, l’intero Pianeta Terra. Quanto al ruolo dell’individuo, è utile notare che nell’attivismo ecologista è sempre presente una forte connessione tra l’azione individuale e la dimensione sistematica contro cui ci si mobilita. Tale connessione, pur con variazioni importanti, emergeva fin dal titolo al capitolo che Castells, nel 1996, dedicava ai movimenti ecologisti “L’inverdirsi dell’Io”, ed è rimasta decisiva fino ad oggi. Infatti, anche gli odierni attivisti (per la verità in maggioranza attiviste) che lottano per la giustizia climatica sono al tempo stesso impegnati e valutati sulla base di azioni individuali. Per esempio, il famoso caso di Greta Thunberg racconta di uno sciopero scolastico per il clima cominciato in maniera del tutto solitaria. La foto dello sciopero di Greta con il proprio cartello in mano ha fatto il giro del mondo attraverso i social media, coinvolgendo in pochi mesi milioni di giovani in tutto il mondo. La stessa Greta ha subìto aspre critiche e pubbliche illazioni da parte dei suoi detrattori sulla base di comportamenti individuali “incoerenti”, per foto dalle quali emergeva il consumo di plastica. Individui responsabili I nuovi movimenti per la giustizia climatica hanno messo a critica il focus sulla responsabilità individuale per il consumo di beni e la produzione di rifiuti che aveva a lungo caratterizzato la narrazione sui movimenti ecologisti. L’eccessiva concentrazione è stata spostata dai comportamenti verso le cause e le diseguaglianze su cui l’ingiustizia climatica si fonda. Tuttavia, è facile notare come una forte dimensione di responsabilità individuale permanga all’interno dei movimenti per la giustizia climatica, seppur declinata in termini più prettamente politici e morali. Un movimento radicale come Extinction Rebellion, seppur meno “personalizzato” dei Fridays For Future di Greta Thunberg, esprime una carica morale verso l’azione ancor più forte. L’appello alla disobbedienza civile in Extinction Rebellion ed ancora di più nelle nuove campagne ad esso collegate come Ultima Generazione e Just Stop Oil, è declinato come una presa di responsabilità individuale di fronte alla crisi climatica. Nel mezzo di una catastrofe annunciata ma ancora ignorata da media e governi, siamo dunque obbligati moralmente ad agire e fare la nostra parte. Rendendo così manifesta la nostra intima disperazione. In questo senso, si comprendono i video nei quali le singole “persone comuni” appartenenti a questi movimenti lanciano il proprio grido di allarme durante gli arresti. La fortunata narrazione di questi movimenti si basa sulle dichiarazioni delle persone arrestate e portate via, rese virali sui social media. Senza il mondo digitale, queste narrazioni non potrebbero esistere, e così questi movimenti. Quel che non ha spazio, però, nel mondo digitale odierno, sono le comunità. Seppure i movimenti per la giustizia climatica portino alla luce le istanze delle comunità più colpite dalla crisi climatica, esse non hanno spazio in questo sistema narrativo basato sul digitale e dunque sull’individuo. La conseguenza è che diventa terribilmente difficile immaginare la lotta per la sopravvivenza delle comunità più colpite come attivismo ecologista. Anche questo fa parte, ahinoi, della percezione del mondo in cui abitiamo. ▲ *ricercatore (PhD) all'Università di LosannaL'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2022 46 INFORMAZIONE /di Sergio Ferraris I l web si faceva con il blocco note e il copia&incolla quando, grazie a un amico che mi spiegò la differenza tra html e i linguaggi di programmazione, ho capito che il primo è una forma di formattazione del testo e i secondi servono a fare delle cose. Correva l'anno 1994, il primo sito web era stato attivato il 6 agosto 1991 e le mie immagini del campo di concentramento d'Auschwitz incontravano le parole di Primo Levi tratte da "Se questo è un uomo" in una pubblicazione sul computer autonoma, non decisa da alcun editore se non l'hosting sul sito "La città invisibile". L'anno successivo registravo il dominio web a mio nome e nel 1996, sempre, a colpi di copia&incolla e "blocco note", grazie a me, l'Ulivo fu la prima forza politica italiana ad avere un ufficio stampa on-line con testi e foto. Potrebbe sembrare un fatto da poco, ma in quegli anni in tutto il mondo era arrivata una nuova epoca: quella della disintermediazione. Artisti, L'informazione può essere gestita dagli algoritmi, purché siano "negoziabili" Byte si stampiL'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2022 47 musicisti, letterati e fotografi iniziarono a gestire direttamente i propri contenuti verso il pubblico senza usare critici letterari, commercianti d'opere d'arte, case discografiche e agenzie fotografiche. Tutti, a parte i giornalisti che allora si cullavano nel mito di essere intoccabili dalle nuove tecnologie, iniziavano a usare il nuovo mezzo. È del 2000 la prima cooperativa di fotografi che dalla Svezia vendeva fotografie a tutto il mondo via modem, mentre il digitale iniziava a caratterizzare i contenuti. A cavallo dei due secoli arrivarono i visori a realtà virtuale, le fotografie panoramiche a 360°, quelle in movimento 3D, gli mp3 con Napster, mentre le chat con Yahoo e il programma per nerd e hacker mIRC consentiva un nuovo rialzo nella socialità digitale, rispetto alle email e alla rete Fidonet del decennio precedente. Tutti oggetti informatici che contenevano la speranza di gestire contenuti dal basso, come del resto iniziava a fare “Wikipedia” che in poco tempo arrivò a surclassare l'”Enciclopedia Britannica”. Nel frattempo i grandi media italiani facevano orecchie da mercante con i giornalisti che si voltavano dall'altra parte mentre l'informatizzazione dei processi interni delle filiere editoriali avanzava. Grafici, dimafonisti, linotipisti e fotografi venivano espulsi dalla filiera editoriale nella più completa indifferenza dei quartieri alti del giornalismo. In quegli anni, realizzando il primo ufficio fotografico interamente informatizzato inserito in una maniera organica in un sistema editoriale di un grande settimanale, mi resi conto "dal vivo" di cosa succedesse con l'arrivo del digitale in redazione. Nei primi anni Duemila le cose stavano ulteriormente cambiando. Nella realizzazione di uno dei primi portali multilingue dedicato agli italiani all'estero con uno dei primi e-commerce del Bel Paese, ci si rese conto che erano necessari un 50% di informatici per supportare il restante 50% di produttori di contenuti. È netto il mio ricordo delle reazioni dei colleghi giornalisti a queste notizie: «non succederà, siamo al vertice della filiera editoriale. Senza di noi la filiera è niente», rispondevano. Nel frattempo la resistenza all'innovazione digitale in Italia era forte. La vicenda del digitale terrestre ne è un esempio. Questa tecnologia, nonostante il nome, era più arretrata della IPTV (la televisione tramite Internet) che era stata scelta nello stesso periodo dalla BBC, cosa che diede una spinta al rafforzamento della rete. La scelta di un sistema monodirezionale fu fatta da Silvio Berlusconi, allora Presidente del Consiglio, che era ben conscio del fatto che l'utilizzo del web avrebbe fatto una concorrenza spietate alle sue reti, come ha dimostrato l'ascesa di Netflix, il quale a sua volta ha letteralmente cannibalizzato un gestore fisico di supporti digitali come Blockbuster. Anche di fronte a tutto ciò il mondo del giornalismo non ha proferito parola. Verso il 2010 arrivano i primi segnali netti. I giornalisti che realizzavano le note d'agenzia della Borsa di Londra vengono licenziati e i lanci d'agenzia sono affidati a giornalisti pachistani i quali sono dotati di un'ottima conoscenza dell'inglese e della matematica. Del resto devono osservare i movimenti di borsa davanti a un monitor (cosa che si può fare sia a Londra, sia a Islamabad), ma soprattutto costano un ventesimo di un loro collega britannico. La fortuna dei pachistani durò poco. L'intelligenza artificiale Cinque anni dopo, infatti, furono a loro volta licenziati per far posto a un collega ancora meno costoso e in grado di lavorare 24 ore su 24: l'intelligenza artificiale (AI). Siamo intorno al 2015 e le cronache sportive, i report di borsa e i risultati elettorali sono generati dall'AI ed è esemplare l'affermazione dell'amministratore delegato della BBC in occasione delle elezioni del 2018 subito dopo le quali l'AI generò, nella notte, oltre 500 articoli sui risultati elettorali a livello locale, in tutto il regno di Sua Maestà, in pochi secondi. «Una produzione in questa quantità di articoli e con questa velocità sarebbe stata impossibile L'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2022 48 per gli umani, siamo fieri di essere riusciti a ‘insegnare’ lo stile di scrittura della BBC all'AI». E mentre Jeff Bezos comprava “The Washington Post” e metteva in redazione, a parità di ruolo decisionale, gli ingegneri elettronici con i giornalisti - ne ha assunti oltre 250 in pochi anni - i giornalisti italiani continuavano a ignorare l'innovazione digitale che ormai si avviava a ingoiare anche loro che ancora si consideravano al vertice della filiera giornalistica. Nel 2016, infatti Elon Musk, inventa l'algoritmo GPT-3 che cede poco dopo a Microsoft, perché più interessato a sviluppare l'AI per la guida autonoma delle autovetture. Microsoft sviluppa questo algoritmo che dallo scorso anno è in grado di scrivere un articolo da 6 mila battute partendo da un input umano di due righe, ma non solo. È possibile chiedere a GPT-3 di produrre diversi articoli di stile diverso i cui paragrafi si possono poi assemblare come si fa con il Lego a seconda del bisogno. E si tratta di un algoritmo in grado di attingere a un livello di conoscenza impossibile per gli umani. GPT-3 infatti ha memorizzato 17 miliardi di pagine web mettendole in connessione attraverso 170 miliardi di relazioni. Una quantità di dati impossibili da memorizzare. Praticamente una ridondanza che crea ridondanza. È sufficiente vedere i dati del digitale che pubblichiamo a pagina 54 per rendersi conto del mare d'informazioni nelle quali siamo immersi e del quale si può "nutrire" l'AI. Eppure una via ci sarebbe. Algoritmi dittatoriali Negoziare l'algoritmo come afferma il giornalista Michele Mezza: «L’algoritmo dovrà pertanto essere sempre accessibile, disponibile nei suoi elementi costitutivi, tracciabile nelle sue evoluzioni e integrazioni e negoziabile». Quindi gli algoritmi che regolano l'informazione diffondendola, gestendola, indirizzandola verso persone appartenenti a diversi gruppi e, come abbiamo visto creandola, dovranno essere accessibili, perché racchiudono in se stessi gli aspetti gestionali della democrazia stessa in quanto è l'essere informati che consente alla democrazia di esistere. Si pensi ai cambiamenti climatici. “The Guardian”, sotto ogni articolo sul clima, scrive: «Non ci si può più nascondere e non si può più negare. […] “The Guardian” ha rivelato come il crollo del clima causato dall'uomo stia accelerando […] «Informiamo su tutto ciò perché crediamo nell'uguaglianza delle informazioni. Le persone, così, possono tenere traccia degli eventi globali che modellano il nostro mondo, comprendendo il loro impatto su persone e comunità, traendone ispirazione per intraprendere azioni significative. Milioni di persone possono beneficiare dell'accesso aperto a notizie veritiere e di qualità, indipendentemente dalla loro capacità di pagarle». Accesso, equità, gratuità dell'informazione anche se digitali e gestite dall'algoritmo negoziato. Questo dovrà essere il futuro dell'informazione digitale. Esattamente l'opposto di quella odierna "ingabbiata" nei social, nel motore di ricerca - il singolare è voluto - e nelle chat che, anche se dorate e accoglienti, sono pur sempre delle gabbie. ▲L'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2022 49 E cofuturo ha sempre creduto nel potenziale della comunicazione digitale. Dal 2017 ha iniziato a realizzare gli streaming in diretta delle sessioni e delle Tavole rotonde del Festival delle ecotecnologie, permettendo a chi non poteva raggiungere la location di seguirlo a distanza e allo stesso tempo di far intervenire da remoto anche i relatori. Il fine dello streaming di un evento è quello di raggiungere il maggior numero di persone, aumentare la visibilità dei contenuti, garantire una partecipazione al pubblico virtuale che può fare domande, dare un giudizio, lasciare un commento. Grazie alla competenza del giornalista scientifico e amico Sergio Ferraris e alla lungimiranza dei cofondatori del Festival, Ecofuturo, dalle prime edizioni, ha un archivio virtuale di tutte le sessioni che si sono tenute durante gli anni. Nel canale YouTube è possibile rivedere tutti gli interventi e tutte le interviste. Ecofuturo è stato uno dei pionieri della comunicazione virtuale attraverso la rete Ecologia digitale VIRTUALE / di Elena Pagliai Next >