< Previous11 L'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2023 O gni tanto mi chiedo quanto abbia senso, con la crisi ecologica che rende la nostra esistenza sempre più precaria, raccontare storie di chi fa piccoli passi. Non sarà troppo tardi per iniziative su scala ridotta? Non dovremmo forse puntare tutte le (poche) fiches rimaste in una giocata spettacolare come tentativo di cambiamento collettivo? Non sarà l’ammissione dell’impotenza di fronte all’inazione di una classe politica pavida, di un sistema politico e di governance antiquato e inadatto a fronteggiare le sfide contemporanee? Anche se c’è qualcosa di vero in queste riflessioni, finisco sempre per concludere che continua ad avere senso raccontare le storie di cambiamento di persone o piccole comunità perché hanno - molto più dei grandi processi sistemici - una potenza narrativa impressionante. Una storia piccola, se ben raccontata, ha la capacità di innescare cambiamenti molto più grandi. Ho ripensato a questi aspetti di recente, quando ho letto la storia della “Casa della Capinera”, che la collega Maria Enza Giannetto ha raccontato su Italia che Cambia. Si tratta di un rifugio, che prende il nome dal famoso romanzo verghiano, diventato un vero e proprio presidio di ambientalismo, ecologia, turismo ambientale, biofilia ed ecologia affettiva che sorge alle pendici dell’Etna. Un progetto che sembra racchiudere i cambiamenti che vorremmo. Tutto è iniziato con la vittoria del bando dell’ente parco per prendere in gestione la Casa della Capinera, perché proprio in questi boschi attigui a monte Ilice si svolge una parte della vicenda. Le prime attività sono state dedicate alla pulizia straordinaria del bosco e del sottobosco da vere e proprie discariche con il sostegno del Comune di Trecastagni. I volontari e le volontarie stanno creando mappe tattili e braille, un parco giochi con attrazioni per bambini in carrozzina, ipovedenti o non vedenti, sentieri sensoriali per avviare un progetto di turismo inclusivo. L’associazione Chiarìa, anima del progetto, sta sperimentando pratiche di ecologia affettiva e immersioni in foresta per adulti e minori con disabilità psichica, sensoriale e motoria, per ragazzi seguiti dal Ministero della Giustizia o accolti all’interno della rete SAI (richiedenti asilo o rifugiati). La Capinera ospiterà una Biblioteca Tematica sulla letteratura scientifica a fondamento delle scelte e del “linguaggio” Chiarìa: biofilia, intelligenza naturalistica, outdoor education, scienze naturali e forestali, ecologia affettiva, con una sezione dedicata alla letteratura per l’infanzia e una sezione di libri tattili sulla natura realizzati da bimbi non vedenti e da coetanei vedenti. E ancora, laboratori di ecologia affettiva e laboratori con le scuole, campi estivi per stimolare la biofilia e l’intelligenza naturalistica. I progetti già avviati o in cantiere sono tantissimi. L’idea è di rendere la Capinera un luogo di condivisione soprattutto per quelli che condividono il mantra dell’associazione «Albero ergo sum. Per seminare il Bosco di oggi e di domani». E se fosse una metafora di un cambiamento molto più grande? ▲ Raccontare le storie di chi fa piccoli passi verso il cambiamento significa stimolare anche i macrosistemi Piccole storie ITALIA CHE CAMBIA a cura di Andrea Degl’Innocenti* *Giornalista ambientale, socio fondatore di Italia che CambiaSOLUZIONI INTELLIGENTI PER UN MONDO SOSTENIBILE13 L'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2023 Il decreto sulle Comunità energetiche è arrivato ma si inserisce in un contesto ostile alla decarbonizzazione Grimaldello energetico È arrivato il decreto sulle Comunità Energetiche Rinnovabili, che potranno partire. Si tratta di un provvedimento molto atteso che è stato bloccato a Bruxelles, pare per la necessità di dirimere se l’incentivo alle imprese si potesse configurare come “aiuto di Stato”. Guarda caso questo paletto si è trovato e, per fortuna risolto, proprio sulle fonti rinnovabili, mentre qualche anno fa sulle disposizioni del “capacity market”, ossia gli incentivi per le centrali alimentate a fonti fossili che dovrebbero essere pronte in caso delle necessità della rete, nessuno obiettò sugli aiuti di Stato. Due pesi e due misure. Di sicuro, il tetto che “impedisce” alle imprese di superare certi limiti di incentivazione nelle CER, è penalizzante per uno degli attori che potrebbe essere un catalizzatore delle CER. Oggi i problemi del decreto sono altri. Due sono gli ostacoli sul medio e lungo periodo: l’allaccio di produzione e consumo alla cabina primaria e il limite di un MWe per gli impianti di produzione. Il primo, impedirà lo sviluppo massiccio delle CER nelle aree metropolitane, mentre il secondo è un limite anacronistico, specialmente con il peggiorare della situazione climatica che ostacolerà in primo luogo le imprese che spesso possiedono superfici sui tetti o nelle zone limitrofe agli stabilimenti, in grado di ospitare potenze ben maggiori. L’impressione è che il legislatore abbia voluto bloccare le CER e abbia fissato dei limiti per confinarle in un quadro stretto per consentire uno sviluppo sul breve e medio periodo della generazione fossile. Insomma, si possono toccare solo i pezzi di mercato marginali. Si spiega così la lentezza del Governo nello svincolo dei procedimenti autorizzativi per le rinnovabili, incagliati da lungo tempo e i ritardi nell’impostazione di una seria politica industriale sulle fonti verdi, con il provvedimento FER2 sulle rinnovabili innovative, fermo da tempo. Degli hub per l’eolico off shore non c’è traccia e non si vedono all’orizzonte provvedimenti per l’efficienza energetica. Nel frattempo qualcosa sta cambiando, in peggio, nelle due aziende energetiche di Stato. Enel sta dismettendo una serie di asset rinnovabili esteri fondamentali, come il fotovoltaico in Cile e la geotermia negli USA ed Eni sta investendo e scoprendo enormi riserve di gas fossile nel Mar Mediterraneo e a ridosso del Canale di Suez. Tutto a portata di navi gasiere e di rigassificatori che, casualmente, sono stati autorizzati in tempi molto veloci. In sostanza, il quadro che si sta delineando per l’Italia è quello di poche e ridotte rinnovabili e molto gas. Speriamo che un’impetuosa crescita delle CER faccia da traino a tutte le rinnovabili, freni il gas fossile e metta la parola fine alla farsa nucleare, usata come cortina fumogena per allungare la vita del gas fossile stesso. Con le CER impiegate come grimaldello e la crescita della produzione energetica dal basso si potrebbero innescare per la prima volta processi di democrazia energetica. ▲ ENERGIA a cura di Sergio Ferraris* *Giornalista scientifico, caporedattore “L’Ecofuturo Magazine”15 L'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2023 * Ecodivulgatrice, scrittrice e conduttrice tv Piccoli cosmetici, grandi risultati. Ecco i prodotti concentrati fai da te per la cura naturale del corpo Piccola bellezza “P iccolo è bello” anche nel caso della cura del corpo e della cosmesi naturale. La qualità non è infatti necessariamente legata alle grandi quantità. I prodotti concentrati, quando realizzati con attenzione e maestria, non solo consentono di evitare sprechi, ma ottimizzano anche lo spazio e contribuiscono al risparmio in casa. Sperimentare l’autoproduzione con ingredienti naturali porta a risultati visibili sulla pelle e contribuisce a promuovere uno stile di vita più ecologico. Desideri una pelle incredibilmente morbida al tocco? La soluzione è a portata di mano. Con solo due ingredienti si può produrre una mousse corpo con proprietà rigeneranti, lenitive e nutrienti. Inizia misurando 50 g di burro di karité e 30 g di gel d'aloe vera (di tipo cosmetico, non va bene quello della pianta dato che non si conserva) e ponili in un barattolino con tappo. Lavora con energia con un cucchiaino per incorporare aria e mescolare i due ingredienti, conferendo una consistenza leggera e spumosa. Applica un po’ di mousse sulla cute e massaggia, ricordando che è concentrata e ricca di proprietà. La puoi usare in modo versatile come crema corpo, burrocacao, dopobarba, struccante occhi e viso, impacco lenitivo dopo una bruciatura solare e, in piccole quantità, come crema viso sulla pelle precedentemente inumidita in modo che rimanga più leggera. Ha una durata di circa quattro mesi. Conservala in un luogo fresco e asciutto per preservarne al meglio le proprietà. Avere tutto il necessario per l'igiene del corpo in un unico prodotto è possibile grazie al sapone di Aleppo, un tesoro da scoprire nelle erboristerie. Questo antico sapone all’alloro offre una soluzione completa per la cura del corpo, fungendo da shampoo, docciaschiuma, sapone per le mani. Per utilizzare il sapone di Aleppo per lavare i capelli, basta passarlo direttamente sulla chioma durante la doccia. La sua formulazione delicata pulisce efficacemente le capigliature senza compromettere la naturale idratazione. Inoltre, è particolarmente efficace nel trattare problemi come la cute grassa, le desquamazioni e la forfora. Le sue proprietà antisettiche aiutano a mantenere la pelle libera da batteri nocivi, mentre contribuisce alla normalizzazione della pelle, favorendone il nutrimento. Per sperimentare i benefici di una pulizia delicata e naturale puoi autoprodurre in pochi secondi un detergente viso adatto a ogni tipo di pelle. All’interno di un dosatore per le spezie riciclato inserisci 5 cucchiaini di farina di avena e 4 cucchiaini di amido o farina di riso. L'applicazione di questo detergente è semplice e piacevole. Basta miscelarne una piccola quantità con acqua per creare una pasta leggera e applicarla sul viso con movimenti circolari delicati. Dopo un breve massaggio, risciacqua con acqua tiepida per sperimentare una pelle pulita e luminosa. Questo gesto, se ripetuto tutti i giorni, stimolerà il rinnovamento cellulare, lasciando la pelle più luminosa e levigata. Con questi tre prodotti concertati otterrai grandi risultati con un piccolo sforzo. Sono perfetti anche come regalo per le persone care. ▲ AUTOPRODUZIONE a cura di Lucia Cuffaro*La capsula Pascucci in fibra vegetale, un contenitore rivoluzionario, compostabile per davvero! un caffè biologico che non fa male a nessuno WWW.PASCUCCIFIBRA.COM capsulaprofessional@pascucci.it Stiamo collaborando con Fondazione Cetacea17 L'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2023 * Vicepresidente Ass. Chimica Verde Bionet, R&D manager Green Evolution La frammentarietà di un’economia come quella italiana può essere un vantaggio Fantasia & Economia “P iccolo è bello” non è, o meglio, non sembra il tema centrale nei pensieri dei decisori del Pianeta. L’Italia è forse il Paese al Mondo dove “piccolo” ancora oggi vuol dire eccellenza. Un’economia così frammentata è difficile da sostenere, anche nei piani dei governi più volenterosi. È forse proprio la frammentazione che sta salvando l’economia italiana in mancanza di quelle risorse naturali di facile estrazione e trasporto che hanno invece le potenze globali e che stanno sfruttando a danno dei locali. Fantasia non è una parola del gergo degli economisti ma è la base della lotta per sopravvivenza in Natura e per chi sa utilizzare le risorse energetiche o i beni necessari, alla base delle grandi economie globali anche emergenti come quelle dei paesi arabi o degli stati africani. Noi italiani siamo campioni in questo, forse senza la dovuta consapevolezza, andando in giro per il Pianeta a parlare di tecnologie innovative. Molte volte non riusciamo a valorizzare la nostra storia e le nostre competenze. Un esempio: l’Italia è rinomata per la produzione di centinaia di formaggi, ma la pecora e la capra nostrana hanno anche un’altra risorsa un tempo di sopravvivenza, il loro vello, ora invece venduta per la maggior parte in Cina (10 mila km di distanza). Non è adatta per l’abbigliamento: per questo si chiama lana tecnica. Raccolta per pochi centesimi per non diventare un rifiuto da pagare, in Cina evidentemente ha un altro valore. Eppure, recuperando la tradizione e valorizzando le proprietà specifiche di quel vello, si potrebbe creare economia sfruttandone le proprietà naturali termo-isolanti. La comunità Filo&fibra di San Casciano dei Bagni in Val d’Orcia in Toscana, nata per recuperare la tradizione centenaria di lavorazione della lana da pastorizia e dei suoi prodotti (chi non conosce il pecorino di Pienza?) sta recuperando con successo crescente un antico modo di preparare, cuocere e conservare le proprietà organolettiche del cibo con la “cassetta di cottura”; ma la lana alla base di quel termo- isolamento necessario, deve farla lavorare altrove per mancanza della filiera tessile specifica. La sua cassetta in multistrato di lana “tecnica” per slow cooking è promossa anche da Slow Food e ha iniziato le vendite negli USA. In Sardegna, dove si tosano 3 milioni di pecore per milioni di kg/anno di vello, oggi soprattutto esportato in Cina, l’azienda Brebey ha trovato la formula vincente, con numerosi riconoscimenti internazionali, per termo isolare tetti e pareti delle abitazioni e non solo, scampando il pericolo delle tarme e grazie ad una mescola che prevede l’uso di un’altra fibra per la quale l’Italia era rinomata per la produzione fino al Dopoguerra: la fibra di canapa. Materia che può essere riciclata o trasformata in fertilizzante una volta assolto il suo compito. Due filiere, quella della lana tecnica e quella della canapa, che si fatica a recuperare per dar luogo a prodotti efficienti e duraturi, che andrebbero a sostituire quelli industrializzati. ▲ BIOECONOMIA a cura di Marco Benedetti*19 L'ECOFUTURO MAGAZINE novembre/dicembre 2023 * Director Green Innovation Division – Zucchetti Centro Sistemi La dimensione delle “piccole” economie non significa marginalità o debolezza Economia piccola N el 1973 l’economista Ernst F. Schumacher pubblicò un saggio di economia intitolato “Piccolo è bello”. Già allora si chiedeva quale fosse la via giusta per la gestione di una crescita economica allora logica oltre che inevitabile: la natalità cresceva a livello mondiale, nuovi prodotti di massa facilitavano la quotidianità e gli stipendi del boom industriale aumentavano il benessere. Il piccolo e bello, però, non ha veramente attecchito. La finanza rapace che ha imposto «il mondo inventato del villaggio globale», secondo una felice definizione di Francesco Guccini (cfr. Addio), ha richiesto alle aziende incessanti crescite a due cifre, nessun limite e controllo sui profitti, neanche su quelli conseguiti senza particolari meriti. Quando ci viene detto che il PIL cresce ci sentiamo bene. Se cala o cresce meno delle attese, ci sentiamo male senza renderci conto che non è un dottore a prescrivere “la cura” di una crescita senza limiti, ma la finanza e raramente le finalità che persegue corrispondono a necessità reali. Si sono creati enormi agglomerati industriali che arrivano a produrre di tutto acquisendo “competenze”, cioè aziende, attraverso i cinque continenti. Per produrre un microprocessore da pochi euro si progetta il chip in Europa o in America, lo si invia in Cina per assemblarlo, poi in Vietnam per incapsularlo e in India per programmarlo. E noi siamo qui a riflettere su “piccolo e bello”. Siamo fuori dal tempo oppure siamo visionari che vedono in una dimensione a misura d’uomo l’unico futuro, anche economico, possibile? La domanda per quanto mi riguarda è retorica. Non esiste alcuna possibilità di gestione efficace a lungo termine di agglomerati economici multinazionali e multi prodotto giganteschi. Le variabili di natura economica, politica, sanitaria e climatica sono tali e tante da non permettere il loro controllo. Pensate, per esempio, ai continui fallimenti delle COP sul controllo delle emissioni e del cambiamento climatico. È già complicato trovare delle linee guida comuni fra opposizione e maggioranza in uno stesso Paese, come può essere possibile mettere d’accordo tutti i paesi del mondo e adottare efficaci strategie comuni? È piuttosto difficile, in un breve articolo, spiegare perché piccolo sia bello ma è piuttosto semplice far comprendere perché sia “brutto” il gigantismo del quale le nostre società sono permeate. Qualsiasi cosa funziona, la sentiamo nostra e ce ne prendiamo la responsabilità, se la teniamo a dimensioni controllabili. Ce lo insegnano la matematica, la filosofia e il Vangelo: «perché, dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore» (Lc 12,34). Non credo sia in dubbio che il nostro tesoro sia in primis dove viviamo, dove sono i nostri affetti e dove capiamo quello che facciamo perché operiamo in condizioni di piena conoscenza. Ecco perché piccolo è bello e credo che solo tanti “piccoli” faranno la differenza a livello globale. In questo senso, la Carbon Tax che in Europa entrerà in vigore nel 2025 è un ottimo esempio di come ventotto Stati di un continente relativamente piccolo, possano dare il via a una possibile rivoluzione globale. ▲ IMPRESA E SOSTENIBILITÀ a cura di Averaldo Farri* Foto di SingkhamNext >