< Previous50 L'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2021 VIE DEL MARE / di Fabio Roggiolani* A nno 2004. Di primo mattino sulle banchine del porto di Livorno si incontrano due Tir con una scritta enorme “DUEL: ippopotamo o rinoceronte”? Sono sul molo ma hanno tragitti diversi alla volta di Palermo: uno salirà sul traghetto delle GNV per prendere l’autostrada del mare e l’altro percorrerà l’autostrada di terra. Chi arriverà prima? Chi spenderà meno? Chi inquinerà meno? La sfida la lanciai come responsabile dell’Ufficio del programma dei Verdi. Fu raccolta dal sindacato FITA degli autotrasportatori. Per arbitri c’erano i direttori della stampa specializzata (giornali, radio e tv). Fu un evento di grande portata. Sulla nave c’erano decine di commentatori e il camion era seguito da un pullman di giornalisti. Il verdetto è storia: https://bit.ly/3voSYsw Il Tir sulla nave spende un terzo in meno (senza incentivi), arriva in due terzi del tempo (8 ore di anticipo) e con un bilancio del carbonio, nonostante il pessimo carburante usato da tutte le navi, 20 volte favorevole (questo tipo di nave trasporta fino a 500 semirimorchi o Tir contemporaneamente). Il sabato successivo, con una diretta dalle banchine di Livorno guidata da Beppe Rovera, Verdi e FITA annunciano il verdetto favorevole al Mare, inaugurando la stagione di crescita “Per mare con le ruote”, che in sei mesi trasporterà le merci in ambito nazionale con questa modalità a surclassare i container e spopolerà di Tir la Salerno-Reggio Calabria. In Italia, con 8.000 chilometri di coste, il trasporto via mare dovrebbe essere preponderante. Ma non è così Sorpassi marini51 L'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2021 Il mare perde vincendo E Poi? Tutto si ferma a quel successo o quasi. Il ministe- ro costituisce la RAM, una società in house per le Au- tostrade del Mare ma i gestori delle autostrade italiane a pagamento non sono così favorevoli al concorrente marittimo così come l’ANAS, gestore dell’autostrada gratuita Salerno-Reggio Calabria e gli armatori, anche se con qualche eccezione, sembrano arruolati mental- mente da chi pensa che mobilità e grandi opere siano tali solo se di cemento armato. Il risultato è che siamo fermi al 2004 e da allora Tir sempre più pesanti e nume- rosi hanno messo a dura prova viadotti e infrastrutture pensati per ben altri pesi e traffici, fino alla tragedia del Ponte Morandi di Genova. Neppure nei giorni post tra- gedia, con la Liguria spezzata in due sul piano trasporti- stico, viene in mente di riavviare i collegamenti maritti- mi; i porti della Liguria hanno 24 attracchi solo intorno a Genova. Spostarsi nel Paese dei santi e dei marinai si fa ormai solo su terra anche se il mare è l’origine della sto- ria e della ricchezza culturale anche italiana. 8.500 km di coste, oltre 50 porti con la possibilità di ospitare gran- di navi e almeno 20 capaci di attracchi per navi gran- dissime. Oltre 400 porti di piccole e medie dimensioni, oggi abbandonati o semiabbandonati e un tasso di pa- tenti nautiche ormai ridotto a poche decine di migliaia a fronte delle decine di milioni di quelle automobilistiche al punto che quasi nessuno sa più guidare una barca. Per gli aerei lo Stato stanzia annualmente quasi 2 miliardi di euro, per le ferrovie almeno 10 miliardi l’anno e al- meno altrettanti al trasporto pubblico locale terrestre e un’infinità di risorse va alle autostrade. Per il mare mai si sono superati i 500 milioni l’anno. Sfugge ai più, che senza contributi statali non esisterebbero che poche tratte di trasporti pubblici perché in un Paese lungo e accidentato soltanto poche di esse si ripagano con gli in- troiti della bigliettazione, ma il mare è stato dimenticato e quei pochi soldi sono assolutamente insufficienti per tenere connesse le isole alla terra. Il prezzo economico e ambientale che paghiamo è immenso. Ci comportiamo come se avessimo un territorio continentale e non una penisola. Abbiamo la seconda flotta al mondo ma continuiamo a chiedere il ponte sullo stretto di Messina. Dal Salento alla Calabria si potrebbe andare in due ore via mare invece di otto via terra. Potremmo andare da Ancona a Trieste, oppure da Civitavecchia a Nizza, o da Carrara a Marsiglia senza passare dalle impervie e pericolose autostrade liguri; il marketing che ci ha reso succubi del pensiero terragnolo ci ha fatto semplicemente dimenticare il mare. Poco o nulla abbiamo ottenuto da DUEL dopo il 2004 ed è forse la più brutta delle nostre sconfitte. Ovviamente non smetteremo di provarci. Ma con il Recovery Fund stiamo per compiere il delitto perfetto verso il mare, nonostante ci abbiamo provato per anni. ▲ * Cofondatore di Ecofuturo Il mare cancellato dal simbolo dell’Italia repubblicana https://bit.ly/3cvrJ73 Il mare protagonista della nascita dell’Italia antica e moderna, il mediterraneo era chiamato dai Romani Mare Nostrum https://bit.ly/3s1QqOM Dopo il medioevo, la rinascita con le repubbliche marinare https://bit.ly/3tlwt6652 L'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2021 PROGETTI / di Niccolò Tacconi Pronto soccorso ecologico Venezia è una città complessa sia per la logistica sia per l'ecologia. Arriva l'idro-ambulanza ecologica A settembre di qualche anno fa, passeggiavo per Venezia con mia madre Gaja e sua cugina Marinetta, profonda conoscitrice e amante della sua città, che ci forniva dettagli invisibili all’oc- chio inesperto sull’architettura di palazzi e monumenti. Davan- ti al Ponte dei Sospiri, disse: «In realtà, durante la Repubblica veneziana era difficile che si mettesse a morte qualcuno, salvo che non arrecasse dan- no alla Laguna». Queste parole mi fecero effetto. Malgrado Venezia fosse una potenza mondiale, i suoi abitanti conservavano coscienza e rispetto 53 L'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2021 per la Laguna che li accoglieva, nutriva e protegge- va. Mi guardai intorno: la folla incurante dei turisti, il viavai di mille motori per i canali, i gas di scarico, il rumore, il verde spento e torbido delle acque lagu- nari. All’epoca, pensai, saremmo stati in molti a vali- care il Ponte dei Sospiri. Poco tempo dopo, Marinetta si ammalò di tumore. Per assisterla mia madre Gaja e sua sorella Dominique per due anni fecero la spola da Roma, fronteggiando le difficoltà legate alla mancan- za di mezzi della Sanità veneziana. Le idro-ambulanze sono poche e l’Asl non ha fondi per ampliare il parco esistente. Marinetta è deceduta nel 2019; con lei, ri- cercatrice a Ca’ Foscari, sparisce una fetta di memoria della città lagunare. Oggi, mia madre e sua sorella, si alternano per accudire Vanna, la mamma di Mari- netta che ha 104 anni ed è storia vivente di Venezia. Marinetta ha lasciato un’eredi- tà; ci è sembrato giusto donare qualcosa a Venezia perché il suo ricordo continui a solcarne i ca- nali. Idro-ambulanza ecologica Nasce così il desiderio di un’i- dro-ambulanza e ci siamo vo- luti lanciare un’ulteriore sfida: la propulsione ecologica. Un gesto per far sterzare la mobi- lità di Venezia verso il rispetto che all’epoca dei Dogi si nutri- va per la Laguna. Prendo con- tatto con Fabio Roggiolani di Ecofuturo: se qualcuno può indicare le ditte capaci di risol- vere l’enigma tecnico, è lui. Va- lutiamo varie ipotesi, tenendo in considerazione sia la filiera sia le necessità dell’ambulanza. L’elettrico è silenzioso e sen- za emissioni ma rimane il dubbio sull’estrazione del litio, la produzione di elettricità da fonti fos- sili e l’insufficienza delle batterie per l’ambulan- za. Nonché la difficoltà di ricaricarle in tempi brevi. LNG e diesel Fabio ci mette in contatto con Roberto Roasio di Eco- motive Solutions, ditta che “ibrida” i motori diesel per andare anche a biometano. L’idea ci convince per que- sti motivi: • i motori diesel performano molto bene con il me- tano ed è possibile riadattare un motore già esi- stente; • la tecnologia è affidabile per un lavoro prolungato; • si tratta di una filiera corta: il biometano è prodot- to dalla fermentazione di scarti agricoli. Il risultato della digestione diventa concime per il suo- lo. Senza combustibili fossili, il carburante può venire direttamente dalle campagne venete! Sfide tecniche e collaudo Ci siamo confrontati con il cantiere Lizzio di Vene- zia, considerando in primo luogo uno scafo usato, ma non trovandone andremo sulla costruzione ex-novo. Ecomotive solutions riadatterà il propulsore diesel con doppia alimentazione a bio-metano. Dovremo affrontare il collaudo del RINA e speriamo che l’ente supporti questa innovativa soluzione in un momento storico in cui c’è un’urgenza conclamata di soluzioni resilienti ed ecologiche. Ci spiega Roasio: «le sfide tecniche che ci attendo- no sono: creare un’imbarcazione adatta per essere allestita come idro-ambulanza, con spazio a bordo adeguato a ospitare i serbatoi di Biometano necessari al funzionamento eco- logico del motore; realizzare una piccola infrastruttura che consenta il rifornimento in Biometano; ve- rificare la disponibilità di Biome- tano presso un produttore locale, al fine di avere rifornimenti rego- lari e attivare un caso concreto di economia circolare; convertire il motore seguendo le direzioni che il RINA ha fornito a Lizzio ed Eco- motive in precedenti esperienze in parte assimilabili a questo pro- getto; garantire sicurezza e piena operatività all’idro-ambulanza in assetto finale». Lavoreremo con passione per dare corpo al sogno di Marinetta, questo non sarà un “esperimento improbabile”, ma un mezzo effi- cace e utilizzabile nella routine quotidiana. Orizzonti del progetto Il progetto farà da apripista per trasformare la mo- bilità lagunare, usando un combustibile poco inqui- nante e rinnovabile come il biometano. La tecnologia esiste, bisogna ottenere la collaborazione dell’ente certificatore e far comprendere i vantaggi a proprie- tari e armatori delle imbarcazioni. Abbiamo 150 mila euro su 250 mila necessari. Facciamo appello per sostenere un progetto con un crowdfunding che avrà valenza sociale portando soc- corso nella Laguna, pionieristico nel contribuire a una sostenibilità navale e simbolica nel far sì che il ricordo di Marina Magrini si trasformi in un’imbar- cazione che metta la prua verso un futuro migliore. ▲ Per i trasporti marini sono possibili soluzioni che coniugano efficienza e sostenibilità54 L'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2021 CONTAMINAZIONE / di Assunta Gammardella Il Pianeta blu da difendere Più che sul suolo viviamo su un enorme "oceano" che ci tiene in vita ma che sottovalutiamo D allo spazio, la Terra appare come un’immensa distesa oceanica; composta dal 97% di acqua raccolta negli oceani che occupano il 70% della superficie terrestre. Sono il nostro “polmone blu”, producono il 50% dell’ossigeno che respiriamo, grazie alla fun- zione del fitoplancton e assorbono circa un terzo della CO 2 presente in at- mosfera. Sono regolatori del clima, una risorsa economica e alimentare e “la prima fonte di diversità biologica esistente al mondo”. Nonostante la loro funzione vitale, sono seriamente messi in pericolo e si continua a degradar- li e trattarli come discariche. Ad accumularsi sui fondali c'è una grande quan- tità di residui non biodegradabili. Non si tratta solo di isole galleggianti, il 10% della marine litter resta in superficie, il 90% affonda nelle acque profon- de. Tra la spazzatura marina c’è la plastica. Microplastiche e microfibre, il pericolo quasi invisibile Alcuni tipi di plastica non si biodegradano ma si fotodegradano in tanti pez- zetti più piccoli. Questi frammenti di dimensioni inferiori a 5 millimetri (al- cuni 150 volte più piccoli di un capello umano) possono anche essere disper- si direttamente dall’uomo perché usati in cosmetici e prodotti per l'igiene personale o prodotti dal consumo di pneumatici (micro- plastiche primarie). Quando finiscono nell’ecosistema marino, le microplastiche iniziano ad assorbire sostanze inquinanti e tossiche presenti nell’ambiente e vengono ingerite dagli organismi che le scambiano per cibo. Gli inquinanti si accumulano nei loro tessuti in concentra- zioni sempre crescenti via via che si risale la catena ali- mentare (bioaccumulo o biomagnificazioni) fino a rag- giungere l’uomo. Un danno per la nostra salute ma anche per la fauna marina, nella quale producono un senso di finta sazietà fino a provocare la morte per inedia. I resi- dui marini, in particolare quelli di plastica, causano pro- blemi a circa 800 specie. Le microplastiche sono ovun- que: nella pioggia, nel ghiaccio artico, nel pesce, nell’ac- qua che beviamo e tra le più diffuse ci sono le fibre. Il 35% è rappresentato dalle microfibre dei tessuti sintetici. Un solo lavaggio in lavatrice ne rilascia circa 700 mila. La discarica del Mediteranneo Anche il Mar Mediterraneo è minacciato da questo tipo di inquinamento. È un mare semichiuso, dove confluiscono più facilmente i rifiuti. Rientra tra le prime zone di accu- mulo di marine litter dove si concentra il 7% delle micro- plastiche a livello globale. Un recente studio ha rivelato che lo stretto di Messina è l’area con la più alta densità di detriti marini a livello mondiale. In alcune zone si concen- trano più di un milione di oggetti per chilometro quadra- to, la maggior parte di plastica. Non va meglio nel Mar Adriatico che rientra tra le aree con la maggiore densità di rifiuti, sia galleggianti sia sul fondo del mare e sulle spiagge. Pulire i fiumi per liberare i mari Il 90% dei rifiuti che raggiunge il mare arriva dai corsi di acqua. Per salvare il mare occorre pulire i fiumi dai detri- ti plastici. Una possibile soluzione è installare barriere alle foci dei fiumi in modo da bloccare i rifiuti prima che raggiungano il mare. Vanni Covolo, Ceo di River Clea- ning, ha ideato un sistema con dispositivi galleggianti in grado di intercettare i residui e trasportarli a riva in un’a- rea di stoccaggio. «Nessuno prima – racconta Covolo - aveva pensato di raccogliere i rifiuti senza controindica- zioni. Tutti gli altri dispositivi provocano problemi all’e- cosistema, alla fauna e bloccano il transito dei natanti. River Cleaning Plastic, invece, è a impatto zero, non in- terferisce con la vita della fauna marina, è autoalimenta- to, usa l’energia direttamente dalla corrente del fiume, e consente la navigabilità». Anche a livello tecnico è com- petitivo, secondo il Ceo di River Cleaning: «Ha la carat- teristica di aspirare dal basso verso l’alto i detriti galleg- gianti in modo da raccoglierli tutti. Le barriere anti pla- stica installate sull’Aniene e sul Tevere, nonostante i test, non sono riuscite a raccogliere molto perché il sistema era inefficace. È stato un po’ come mettere una rete anti granuli con la maglia troppo larga. La nostra soluzione, invece, va in profondità e crea un muro. La rotazione dei singoli devices sposta il detrito senza fargli bypassare la pag 54,55 foto di: Simone Fazio56 L'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2021 barriera, lo preleva, lo fa scorrere senza lasciarlo sfug- gire, lo trascina fino al bordo dove viene recuperato. Funziona come una sorta di rullo trasportatore». Van- ni Covolo ha pensato anche di intercettare i residui gal- leggianti oleosi. River Cleaning Oil è un dispositivo che attraverso delle panne assorbenti, posizionate su strut- ture di supporto, riesce a recuperare gli oli. «Per i cor- si di acqua più inquinanti come il canale di Panama o Suez – spiega Covolo - abbiamo creato un sistema in- novativo che è una sorta di aspirapolvere che con un tubo aspira l’acqua sul pelo, il primo mezzo centimetro. Dopo l’aspirazione, si passa al filtraggio in modo da scindere l’acqua dall’olio». Perché tutto ciò non trova applicazione? «Su lar- ga scala è sicuramente costoso, - conclude il Ceo di River Cleaning - servono investitori anche per poter partecipare a bandi internazionali. A livello globale, ci vorrebbero leggi che obblighino gli Sta- ti a installare questi dispositivi perché spesso un fiume attraversa due Stati e nessuno vuole paga- re. L’idea è riuscire a posizionarli su piccoli cana- li convincendo le municipalità ad occuparsi dello smaltimento dei rifiuti». ▲58 L'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2021 IL PUNTO / di Marirosa Iannelli* O gni anno, il 22 marzo, ricorre la Gior- nata mondiale dell’Acqua, istituita nel 1992 dalle Nazione Unite e prevista all'interno delle direttive dell'Agenda 21, risultato dell’allora Conferenza di Rio. Il 2020 è stato ricordato come il decennale dal- la storica risoluzione Onu 64/192 che ha sancito il diritto umano all’Acqua e, in seguito, il diritto ai servizi igienico-sa- nitari dopo decenni di lotte, partite dai movimenti sociali sudamericani con Cochabamba in testa. Quest’anno, in Italia, ricorre il decimo anniversario dal referendum per l’acqua pubblica: oltre 26 milioni di cittadini hanno chie- sto che non ci siano più profitti su una risorsa che è «un diritto umano essenziale al pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani». Eppure, nonostante gli anni di lavoro delle istituzioni internazionali, delle organizzazioni non governa- tive, dei movimenti e delle ammini- strazioni locali, lo scorso dicembre in piena crisi pandemica e con lo spet- tro dei cambiamenti climatici sempre presente, per la prima volta nella storia, l’acqua è stata quotata in Borsa, considerata pari a qualsiasi altra merce come l’oro o il petrolio. Sarà scambiata nel mercato dei “futures” di Wall Street, le sarà attribuito un vero e proprio prezzo sogget- to a oscillazioni e a possibili speculazioni. Questo è il frutto di forti criticità degli ultimi decenni, dovu- te alle crescenti forme di privatizzazione in tutto il mondo che rendono l’Oro blu, un bene economico da scambiare, una commodity, sottoponendola alle logiche del profitto. Questa Operazione speculativa rischia di vanificare tutti gli sforzi fatti per la risolu- zione del 2010 sul diritto umano all’Acqua, proprio in un ambiente dove il suo accesso non è ga- rantito in modo universale e in un periodo storico, a causa del Covid-19, dov’è maggiormente essenziale alla salute di ogni individuo del Pianeta. #ValuingWater, il Valore dell’Acqua, è il tema scelto quest’anno dalle Nazioni Unite per celebrare il 22 marzo 2021, argomento calzante visto lo scenario globale. Citando le parole del nuovo Relatore Speciale dell’Onu sul diritto all’Acqua, Pedro Arrojo-Agudo, «il va- lore dell’acqua non è il suo prezzo e bi- sogna stare molto attenti a non cadere in questa errata interpretazione». L’Acqua ha un valore enorme e complesso per le nostre famiglie, il cibo, la cultura, la salute, l'istruzione, l'e- conomia e l'integrità del nostro ambiente naturale. Non possiamo permetterci di trascurare nessuno di questi aspetti, né rischiare di gestire male questa ri- sorsa finita e insostituibile. ▲ * Presidente Water Grabbing Observatory Il 22 Marzo è la Giornata mondiale dell’Acqua. Si tratta di un appuntamento valido? Il valore dell'Acqua59 L'ECOFUTURO MAGAZINE marzo/aprile 2021 L'AMBIENTE IN NUMERI a cura di Sergio Ferraris Fornendo a queste persone acqua sicura e servizi igienici e cienti si taglierebbe il 55% della mortalità infantile dovuta a diarrea legata a carenze idriche e igieniche, salvando 163.000 bambini ogni anno. 800 milioni di queste persone vivono nelle città. 4,2 miliardi non possiedono servizi igienici adeguati 2,2 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso all'acqua pulita e sana 3 miliardi non hanno gli strumenti per lavarsi le mani. Sono 840.000 le persone che muoiono ogni anno perché costrette a bere e lavarsi con acqua sporca o contaminata Il tempo medio per procurarsi l'acqua per queste persone è di circa 4-6 ore al giorno, compito che ricade sulle donne e i bambini, specialmente le bambine. Popolazione totale 7,5 miliardi 02000004000006000008000001000000 Un milione di litri d’acqua tra 0,5 e 1 milione di litri di acqua procapite 100 mila litri di acqua procapite PIL PROCAPITE 62.000 $ 42.300 $ 2.100 $ 3 m i l i a r d i 4 , 2 m i l i a r d i 2 , 2 m i l i a r d i 8 0 0 m i l i o n i Acqua povera U n aspetto sottovalutato degli indicatori riguardanti le risorse idriche è quanto siano legati alla povertà. Si tratta di un circolo vizioso. Meno si ha disponibilità d'acqua, meno probabilità si hanno di uscire dalla povertà a causa delle pessime condizioni di vita, dei danni sanitari che da esse derivano e dalle mancate opportunità che l’acqua offre di sviluppare qualsivoglia attività economica, a partire da agricoltura e allevamento.Next >