< Previous60 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2022 INIZIATIVE / di Francesco dal Conte L ’Europa, in prima linea nella spinta alla transizione energetica, si sta impegnando nell’attuare politiche e misure coordinate tra gli Stati membri con lo scopo di raggiungere i propri obiettivi climatici. Il Green Deal europeo pone le basi delle azioni che l'UE dovrà adottare per ridurre progressivamente le emissioni e conseguire la neutralità climatica entro il 2050. Tra le norme che fungono da vademecum per i traguardi da raggiungere figura “Fit for 55”, che contiene le proposte legislative per raggiungere entro il 2030 i target. In particolare, la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 55% rispetto ai livelli del 1990, con l’obiettivo di arrivare alla “carbon neutrality” per il 2050. Il pacchetto è una “guida” pragmatica che punta ad aggiornare la legislazione in materia di clima, energia e trasporti e a mettere in atto nuove iniziative legislative. Efficienza energetica e sinergie tra pubblico e privato: da qui parte la lotta al cambiamento climatico Clima tra pubblico e privatoUno dei settori principali cui si rivolge questo impegno comune europeo è quello dell’efficienza energetica, perseguita attraverso partnership tra pubblico e privato e collaborazioni di natura economico-finanziaria, oltre che di applicazione di tecniche sul campo grazie a realtà in grado di condividere il proprio know-how. È il caso di Renovit, nata dall'iniziativa di Snam e di CDP Equity, che è uno dei principali operatori nazionali del settore: valorizza competenze e progetti imprenditoriali italiani, abbinando visione di mercato e capacità tecniche e finanziarie. Attraverso società operative, Tep Energy Solution, Mieci e Evolve, punta a offrire soluzioni innovative di efficienza energetica a clienti residenziali, aziende e pubblica amministrazione, investendo direttamente negli interventi di decarbonizzazione, digitalizzazione e generazione di energia distribuita. La mission è di abilitare l’ulteriore crescita dell’efficienza energetica in Italia, contribuendo alla transizione energetica del Paese, al raggiungimento degli obiettivi nazionali di efficienza al 2030 e alla decarbonizzazione del sistema economico. Un percorso congiunto che punta ad aiutare i clienti a ridurre il proprio impatto ambientale e aumentare la propria competitività, migliorando allo stesso tempo la qualità della vita e la resilienza dei territori e delle città. Recentemente Renovit è stata certificata come società B Corp, riconoscimento riservato alle imprese che operano secondo i più elevati standard di performance sociale e ambientale, responsabilità e trasparenza. Le B Corp si distinguono sul mercato poiché guardano oltre il solo obiettivo del profitto, impegnandosi quotidianamente per massimizzare il proprio impatto positivo sull’ambiente, le persone e le comunità in cui operano. «La certificazione di Renovit come B Corp – afferma Cristian Acquistapace, amministratore delegato di Renovit – premia il nostro impegno nel promuovere la riqualificazione e l'efficientamento energetico di immobili e processi di aziende, pubbliche amministrazioni e privati, favorendo la transizione ecologica e la decarbonizzazione dei territori a beneficio di chi li abita. Inoltre «tale certificazione valorizza gli alti standard di trasparenza riconosciuti alla società negli ambiti della governance e del rapporto con gli stakeholder, a partire da dipendenti e partner industriali per arrivare alle realtà locali interessate dai nostri progetti». ▲L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2022 63 LA RIVOLUZIONE DELL’ORTO / di Andrea Battiata* L a missione di “Ortobioattivo” è diffondere modelli agronomici, sociali e nutrizionali in modo che il sistema alimentare diventi più sostenibile, dieteticamente corretto e affidabile. Con l'obiettivo di cambiare il modo in cui il cibo viene prodotto, consumato e apprezzato dalle persone, “Ortobioattivo” sta rispondendo a una serie di sfide che mettono sotto pressione le pratiche agronomiche e alimentari e i sistemi di distribuzione attuali. Il cibo è essenziale. Ci dà vita. Ci dona salute, energia, vitalità; ci aiuta a sopravvivere, a crescere e ad adattarci, ci fa stare bene insieme. Il cibo è tutto e quindi il suo futuro è prezioso. La disuguaglianza alimentare è ai massimi storici, la popolazione è in crescita e le risorse continuano a diminuire, l’inquinamento e i cambiamenti climatici aumentano inesorabilmente. Produzione Alimentare, Salute e Sostenibilità • I sistemi alimentari devono essere in grado di nutrire una popolazione mondiale in crescita che si prevede raggiungerà i 9,8 miliardi nel 2050 e gli 11,2 miliardi nel 2100; • è urgente creare diete più sane, vegetariane, che rispondano ai bisogni nutrizionali nel rispetto delle pratiche alimentari sostenibili locali e regionali con oltre 2 miliardi di persone in sovrappeso o obese e 800 milioni denutrite con l'aspettativa che metà della popolazione mondiale sarà in sovrappeso entro il 2030, • l'aumento delle malattie non trasmissibili (NCD) legate agli alimenti, (si chiamano malattie non trasmissibili patologie in buona parte croniche come diabete, aterosclerosi (quindi ischemie e infarti), tumori, affezioni polmonari e infiammazione di basso livello. Sono diventate la principale causa di morte nel Pianeta, causando il 63% dei 56 milioni di decessi) come il diabete di tipo 2, quasi raddoppiato negli ultimi 30 anni, esercitando pressioni insostenibili sui sistemi sanitari di tutto il mondo; • la produzione alimentare è la principale causa del cambiamento climatico globale: è responsabile fino al 30% delle emissioni globali di gas a effetto serra e il 70% dei prelievi di acqua dolce sono collegati all'industria alimentare; l'agricoltura occupa circa il 40% del territorio mondiale; • le attività industriali del sistema alimentare richiedono circa il 26% del consumo energetico dell'UE. Il previsto aumento del 76% della richiesta globale per carne e prodotti animali entro il 2050 potrebbe aumentare dell'80% le emissioni di gas serra; • circa un terzo di tutto il cibo viene perso o sprecato; • la contaminazione degli alimenti è altamente pubblicizzata; ciò ha portato preoccupazione da parte dei consumatori sulla complessità del sistema alimentare globale minando la fiducia nella trasparenza, sicurezza e integrità della catena alimentare. In questo contesto, le sfide del sistema alimentare possono essere affrontate solo se le reti di competenza di tutti i settori sono pienamente consapevoli di queste dinamiche. L'obiettivo di “Ortobioattivo” è dare strumenti per essere più efficaci, come agricoltori, medici e futuri leader politici e per poter aiutare a costruire una società più sana per un Pianeta più sano. ▲ Modello bioattivo *Agronomo e contadino urbano a Firenze64 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2022 IL MONDO CHE CAMMINA / di Valentina Puato* I l 14 maggio si è celebrata a livello internazionale la giornata mondiale del Commercio Equo e Solidale, un modello economico basato sul concetto di “giusto prezzo”, uno dei dieci criteri stabiliti da WFTO (World Fair Trade Organization). La paga concordata in maniera condivisa tra chi produce e chi compra è il primo imprescindibile pilastro del “patto”; inoltre, “giusto prezzo” significa riconoscere a contadini e artigiani le loro competenze e abilità, il loro valore. Un cambio culturale non scontato. Grazie a un compenso equo, possono vivere dignitosamente, avere accesso a scolarizzazione e salute, contribuendo alla comunità di riferimento. Non è un caso che i primi prodotti di Commercio Equo e Solidale - e forse quelli ancor oggi più conosciuti- siano stati quelli ex- coloniali (caffè, tè, cacao, zucchero, banane), che derivavano da secoli di sfruttamento sistematico e schiavitù, poi trasformato in dominio economico e commerciale sul Sud del mondo. Tra il 1980 e primi Il commercio equo e solidale ha insegnato ai consumatori a pretendere trasparenza nelle filiere Diritti: non solo moda Artigiane di Craft BeautyL'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2022 65 anni 2000, all’altro capo della filiera, i consumatori del Nord, non volendo essere più complici di ciò che le loro abitudini causavano, hanno preteso spiegazioni e cambiamenti dalle multinazionali a suon di inchieste e boicottaggi. Così l’opinione pubblica ha chiesto trasparenza lungo tutta la filiera, per restituire diritti e autonomia ai produttori marginalizzati. Il Commercio Equo e Solidale insegna che le scelte quotidiane fanno la differenza in ogni ambito. Lo stesso approccio è adottato anche dal Turismo Responsabile e dalla Finanza Etica, settori in cui, per altro, chi sceglie un bene o un servizio decide di investire una piccola parte nella comunità che può identificare con chiarezza, perché la filiera è certa, tracciata, “corta”. Conoscere volti e nomi di chi realizza i prodotti è caratteristico del Commercio Equo. Chi sono ora gli invisibili del mondo, i produttori “senza voce”, quelli che fanno fatica a stare nel mercato tradizionale senza scendere a patti, senza perdere quasi ogni diritto, senza finire, ancora oggi, in schiavitù? Vestiti veloci La moda è uno dei settori in cui il rischio di opacità è molto alto, sia Fast Fashion sia di Made in Italy, per l’iper-velocità di collezioni non più dettate dai ritmi delle stagioni e per la delocalizzazione. La Fast Fashion, in particolare, ci ha abituati a un consumo inconsapevole di vestiti, quasi "usa e getta", che non lascia spazio alla cura dei dettagli. Come ha reso noto EquoGarantito, ogni anno vengono prodotti 100 miliardi di capi che, in media, vengono gettati dopo solo sette utilizzi. L’80% dei vestiti che abbiamo non è stato indossato negli ultimi dodici mesi. La velocità di produzione, accumulo, prezzi appetibili per il consumatore significano probabilmente condizioni di lavoro e qualità dei materiali pessime e sostanze nocive per la salute di chi lavora direttamente i capi e di chi li indossa. La ricerca di costi sempre più bassi spinge a spostare, delocalizzare appunto, la produzione in aree in cui la manodopera è più economica possibile; contesti “leggeri” anche dal punto di vista fiscale cui spesso corrispondono tutela e sicurezza sul lavoro inesistenti. Ad aprile, come ogni anno, dopo la tragedia di Rana Plaza del 24 aprile 2013 dovuta ad un crollo strutturale di un edificio manifatturiero a Dacca, in Bangladesh, si è celebrata in tutto il mondo la Fashion Revolution, una mobilitazione dell’opinione pubblica. Il movimento internazionale del Fair Trade, le ong, le associazioni e tutti coloro che si impegnano per un mondo più equo chiedono giustizia: «Who made my clothes?» «Chi ha fatto i miei vestiti?», per pretendere che non vi sia sfruttamento e che siano tutelati i diritti di chi lavora lungo le filiere della moda, delle cui condizioni devono essere responsabili i brand. Molte sono le filiere di moda etica. Tra le esperienze di Commercio Equo e Solidale nell’ambito della moda, altraQualità, centrale italiana che lavora da vent’anni con partner produttori in tutto il mondo, rappresenta un riferimento significativo. Come espresso da Marcella Ferretti di altraQualità: «Ciò che vestiamo appare è evidente agli occhi di chi ci osserva: così, d'impatto, può essere testimone di una scelta (est)etica». Vorrei citare la testimonianza di Mrs Hoai, fondatrice di Craft Beauty, organizzazione nata nel 2003 in Vietnam con l’obiettivo di coinvolgere artigiani locali, in prevalenza donne, con cui altraQualità collabora. «Portare felicità agli altri, perché la felicità porta sempre altra felicità». Questo è il motto cui si ispirano le artigiane di Craft Beauty, orgogliose che i loro accessori siano apprezzati dall’altra parte del mondo. ▲ *Angoli di Mondo Coop. Sociale www.angolidimondo.it66 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2022 VIAGGI / di Claudio Siciliano L e maglie della rete di Libera tengono insieme innumerevoli esperienze tanto diverse tra loro, realtà geograficamente distanti ma strette dall’impegno e dalla voglia di cambiamento. Un cambiamento che passa attraverso il riutilizzo sociale dei beni confiscati ai boss mafiosi, dal valore della memoria delle vittime innocenti delle mafie, dal rispetto dei territori, dell’ambiente e delle persone. Dalle vigne dell’Alto Belice Corleonese, in provincia di Palermo, a Calalzo di Cadore nel mezzo delle Dolomiti venete, dalle terre calabre in provincia di Crotone fino alle cascine sulle colline torinesi in Piemonte, si tracciano ogni giorno percorsi di cambiamento e di antimafia. Una storia nuova alimentata da associazioni e cooperative sociali nate con l’obiettivo di tutelare l’ambiente che le ospita Campi per promuovere legalità e sostenibilità a fianco di chi le sta costruendo sui territori. Questa l’offerta di LIBERA E/state LiberiL'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2022 67 e le persone che ci lavorano, riappropriandosi di quegli spazi strappati alla comunità con la forza delle mafie e trasformandoli in luoghi attraversabili da tutte e tutti. Fermare l’impianto tossico che le mafie hanno alimentato nell’ultimo secolo attraverso lo sversamento illecito dei rifiuti, lo sfruttamento della terra dettato dalle leggi del mercato e dalla grande distribuzione organizzata, rappresenta un atto rivoluzionario. Un riscatto che tutti noi dobbiamo pretendere perché ciò che ci è stato strappato in maniera illecita deve essere restituito e trasformato in un bene comune. Oggi le realtà che gestiscono beni confiscati in Italia sono più di 1.000. Proprio a partire da queste esperienze, Libera organizza ogni anno “E!State Liberi!” i campi di Impegno e Formazione sui beni confiscati alle mafie. Le località che ospitano i campi ogni anno sono oltre 70 e rappresentano tutte, ognuna con le sue peculiarità, esempi di cambiamento dall’immenso valore. Ciascuna esperienza è stata in grado di generare qualcosa di inimmaginabile: rompere un legame di potere e mettere la ricchezza al servizio della comunità attraverso pratiche di aggregazione, nuove relazioni e ricostruendo legami di socialità, rigenerando la terra e favorendo una partecipazione attiva di chiunque voglia “sporcarsi le mani”. Sono oltre 400 le realtà impegnate oggi nella realizzazione dei campi “E!State Liberi!”: associazioni, cooperative sociali, attività commerciali e istituzioni che rendono concreta la possibilità di dare, nel proprio piccolo, un grande contributo alla lotta contro le mafie e alla costruzione di un mondo altro, un mondo più giusto. Partecipare ai campi significa anche diventare testimoni dell’impegno contro le mafie e la corruzione, riportando nei territori di provenienza un messaggio di libertà e di dignità. Solo partecipando in prima persona tutto questo è possibile. Prendere parte a questo progetto significa mettersi in gioco e toccare con mano tante storie che hanno ancora bisogno di essere vissute e narrate. Conoscere chi crede che un mondo diverso sia possibile e che a costruirlo non possiamo che essere noi stessi. I campi sono organizzati per tipologia: Libera accoglie gruppi come scout, parrocchie, associazioni, scuole ma non solo. Sono diverse migliaia le/i partecipanti dai 14 anni in su e i maggiorenni che partono, in famiglia o da soli, per conoscere sul campo altri volontari e volontarie. La durata del campo è di circa una settimana: al mattino si affiancheranno i membri delle associazioni e delle cooperative che gestiscono i beni confiscati nelle loro attività quotidiane, dalla gestione dei terreni e delle produzioni agricole, alle attività di manutenzione e abbellimento dei beni confiscati, fino a quelle di natura sociale o solidaristica. I pomeriggi e le serate sono invece caratterizzati da momenti di confronto, conoscenza e formazione, dalle testimonianze dei familiari delle vittime innocenti delle mafie alla scoperta delle bellezze che caratterizzano i nostri territori. ▲ Testimonianze «È stata una delle esperienze migliori mai vissute. Ogni momento è pieno di significato. Le storie di chi non c'è più e le persone che raccontano i beni messi a nuovo sono tutti un insieme di emozioni che ti possono cambiare nel profondo. Grazie a questo campo ho aperto gli occhi su molte cose che non conoscevo o ignoravo». (Francesco, 26 anni - Campo di Aversa) «Rimane in me, oltre la voglia di tornare, la forza di continuare a perseguire un unico obiettivo: il cambiamento. Contribuire ad ostacolare il fenomeno anche solo attraverso semplici gesti quotidiani, consentirà a noi tutti di vivere con maggiore dignità in una terra ricca di tradizioni e memoria come la Calabria». (Marco, 26 anni - Campo di Isola Capo Rizzuto) «Non servono miracoli, non servono supereroi, serve gente normale che fa il suo lavoro con impegno, determinazione ed onestà. Con poco, ma tutti insieme, possiamo fare di questo mondo, di questo Paese, di questo territorio un posto migliore». (Rodolfo, 51 anni - Campo di Sessa Aurunca) Per maggiori info: www.libera.it - info@estateliberi.it 06 69770342/45/47 - WhatsApp 345.3314241 3000 posti disponibili 150 settimane di campo 15 regioni coinvolte 70 località68 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2022L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2022 69Next >