< Previous30 L'ECOFUTURO MAGAZINE luglio/agosto 2021 l’area utilizzata per l’installazione dell’impianto eolico, senza che vi sia nessuna riduzione dell’attività agricola. Le prospettive La prospettiva dell’eolico, in base alle indicazioni del Pniec, è di raddoppiare l’attuale potenza installata sul territorio nazionale passando dagli attuali 10 GW a 20 al 2030; questo comporterebbe un ulteriore aiuto agli agricoltori derivante dal canone riconosciuto loro per il diritto di superficie degli aerogeneratori. Il tutto con un consumo di suolo complessivo per il nostro Paese pari allo 0,009% oggi e allo 0,017% con l’installato che avremo raggiungendo gli obiettivi al 2030. Il Governo con il Pnrr ha riconosciuto il ruolo strategico del biometano agricolo per il raggiungimento degli obiettivi di transizione ecologica. Gli impianti di biogas si trasformano sempre di più in piattaforme tecnologiche che si affacciano contemporaneamente a più mercati contribuendo a superare la crisi climatica. In questo contesto sarà importante rivedere gli obiettivi del Pniec, per tener conto delle effettive potenzialità del settore rinnovabile agricolo. Su questo fronte, il Cib sta promuovendo in diverse sedi il progetto “Farming For Future” con il quale traccia un percorso per diffondere innovazione e buone pratiche agricole necessarie al settore per ridurre le emissioni. Secondo le stime elaborate nell’ambito del progetto, nel 2030 si potranno abbattere le emissioni di CO 2 derivanti dalle attività agricole per circa 31.400kTon di CO 2 /anno, equivalente alle emissioni di 18 milioni di automobili. Nel Pnrr sono previsti anche 1,10 miliardi di euro per 1,04 GW di impianti agro-voltaici di medie e grandi dimensioni, che produrrebbero circa 1.300 GWh annui, con riduzione delle emissioni di gas serra stimabile in circa 0,8 milioni di tonnellate di CO 2 . In questo modo si renderebbe il settore agricolo più competitivo, riducendo i costi dell’approvvigionamento energetico, e migliorando le prestazioni climatiche- ambientali di tale settore che è responsabile del 10% delle emissioni di gas serra in Europa. Il target si potrebbe raggiungere con sistemi ibridi agricoltura-produzione di energia che non compromettano l'utilizzo dei terreni dedicati all'agricoltura, ma contribuiscano alla sostenibilità ambientale ed economica delle aziende coinvolte e al monitoraggio delle realizzazioni e della loro efficacia, con la raccolta dei dati sia sugli impianti fotovoltaici sia su produzione e attività agricola sottostante. Così facendo si potrebbero registrare dati sul microclima, il risparmio idrico, il recupero della fertilità del suolo, la resilienza ai cambiamenti climatici e la produttività agricola per i diversi tipi di colture. Per raggiungere gli obiettivi è fondamentale coinvolgere il settore agricolo nel processo di pianificazione e prevedere un iter autorizzativo semplificato che riconosca il valore di tali progetti per il territorio. ▲ *Giornalista e consulente di comunicazione tecnico scientifica31 L'ECOFUTURO MAGAZINE CONDOTTA DA Michele Dotti ed Elena Pagliai IN MODO SEMPLICE E DIVERTENTE di ecologia, innovazione tecnologica e scelte consapevoli, LA TRASMISSIONE IN OTTO PUNTATE CHE CI PARLA Con la partecipazione di LICIA COLÒ, VALERIO ROSSI ALBERTINI, JACOPO FO, MAURIZIO MELIS, LUCIA CUFFARO, FABIO ROGGIOLANI, SERGIO FERRARIS distribuita da una produzione televisiva in collaborazione Web TV Canali satellitari con copertura Italia, Europa e bacino del Mediterraneo Canale 519 di SKY (giovedi ore 21,45 / dom ore 22,20) Visibile in Italia e in Europa mediante sky - tv sat (sab ore 17 / dom ore 20) Canale 27 (domenica ore 20,30 / lun ore 16,45) SICILIA VideoSicilia - canale 93 - 629 (sab ore 20,55 / gio ore 18,05) AM - canale 14 (sab ore 19 / mer ore 22,30) TgR - canale 214 (sab ore 21,30 / gio ore 22) VideoMediterraneo- canali 11-511 (dom ore 19,30 / mar ore 10,30 / gio ore 19) TeleVallo - canale 291 (sab ore 17 / dom ore 12) TvLaTr3 - canale 616 (sab ore 21,45 / lun ore 15) TeleRadioSciacca - canale 19 e 611 (sab ore 18,30 / ven ore 21,30) TVR Xenon - canale 289 (sab ore 21 / lun ore 14) PIEMONTE GRP1 - canali 13 (sab ore 15 / dom ore 21) Tele 7 laghi - canale 95 (sab on demand) Rete Biella Tv - canale 91 (sab ore 13,15 / gio ore 22) VENETO TeleVenezia - canale 71 (sab ore 22,30 / dom ore 18,00) TOSCANA TTV - canali 16-174 (sab ore 21,45 / lun ore 18) Teletruria - canale 10-87-185-609 (sab ore 17,45 / lun ore 22) Teleriviera - canali 97-218 (sab ore 16 / gio ore 21) PUGLIA TRM - canali 111-171 (sab ore 17 / dom ore 20) TLT Molise - canali 14-110-614 (sab ore 17,00 / dom ore 20) Esse Network - canale 112 (sab ore 18 / mar ore 17) Mediterranea Tv - canali 214-698 (sab ore 18 / gio ore 18) MOLISE TLT Molise - canali 14-110-614 (da sab 6 giugno ore 22,30 /dom ore 20) UMBRIA TeleAmbiente - canale 78 (sab ore 17,50 / dom ore 20) TTV - canali 16-174 (sab ore 21,45 / lun ore 18) Teletruria - canale 10-87-185-609 (sab ore 17,45 / lun ore 22) LOMBARDIA Tele 7 laghi - canali 74-95 (sab on demand) TeleAmbiente - canale 812 (sab ore 17,50 / dom ore 20) Videostar - canale 90 (sab ore 18,40 / giovedì ore 12) Videostar2 - canale 91 (sab ore 22 / lunedì ore 13,30) FRIULI VENEZIA GIULIA RTA1 - TeleAntenna - Canale 647 (sab ore 19 / sab ore 23,00) Video Tele Carnia - canale 690 (sab ore 22,30 / mer ore 19,30) LIGURIA STV - canale 71 (sab ore 11 / lun ore 11)) Teleriviera - canali 97-218 (sab ore 16 / gio ore 21) MARCHE Video Tolentino - canale 14 (sab ore 9 / replica a rotazione settimanale) EmmeTv - canali 89-605 (sab ore 21 / lun ore 18,30) LAZIO ExtraTV - canale 94 (sab ore 18,30 / mer ore 16,30) TeleRadioOrte - canali 71-273 (sab ore 14,30 / mer ore 21,30) TeleRadioLeo - canale 603 (sab ore 21 / mar ore 16) TeleAmbiente - canale 78 (sab ore 17,50 / dom ore 20) EMILIA ROMAGNA DI.TV - canale 90 (sab ore 20,30 / gio ore 21,15) ABRUZZO TLT Molise - canali 14-110-614 (sab ore 17 / dom ore 17) CAMPANIA Tele Reporter - canali 185-198 (sab ore 15 / lun ore 18,30) TeleVallo - canali 645-686 (sab ore 18,30 / lun ore 10,30) TELE FUTURA- canale 172 (sab ore 22 / dom ore 22) CALABRIA CalabriaUno TVA - canale 116 (sab ore 18 / mer ore 18) TeleJonio - canale 73 (sab ore 19,30 / dom ore 10) BASILICATA TRM - canali 111-171 (sab ore 17 / dom ore 20) TeleVallo - canali 645-686 (sab ore 18,30 / lun ore 10,30) Mediterranea Tv - canale 623 (sab ore 18 / gio ore 18)32 L'ECOFUTURO MAGAZINE luglio/agosto 2021 PROSPETTIVE / di Giorgia Marino L a prima medicina è l’alimentazione, sosteneva Ippocrate. Un corpo in salute è un corpo che mangia bene; lo stesso si può dire per ciò che costituisce la base del nutrimento di tutte le specie viventi: il suolo. Da decenni stiamo costringendo buona parte del suolo terrestre a nutrirsi rimpinzandolo di pesticidi, di fertilizzanti di sintesi, di scarti inquinanti, di liquami, sfruttandolo allo sfinimento, degradandolo. Nel 2018 la Fao ha lanciato l’allarme: poiché i contaminanti “viaggiano” (per terra, per acqua, per aria), non esiste al mondo alcun terreno libero da agenti potenzialmente inquinanti, persino nei punti più remoti dell’Artico o L'attenzione verso una risorsa "sconosciuta" come il suolo è fondamentale per la sostenibilità e la decarbonizzazione Terra da nutrire33 L'ECOFUTURO MAGAZINE luglio/agosto 2021 dell’Amazzonia. In questo sfacelo, l’agricoltura ha una buona fetta di responsabilità. «La quantità di sostanze chimiche di sintesi nell’ambiente è oggi sconcertante». - ha dichiarato Natalia Rodriguez Eugenio, consulente della Global Soil Partnership della Fao e autrice del report “Soil pollution: a hidden reality” - «Nel 2017 sono state prodotte nel mondo 2,3 miliardi di tonnellate di agenti chimici, il doppio rispetto al 2000» (https:// bit.ly/2Udf2bG). La quantità di pesticidi utilizzati è cresciuta in tutto il mondo: tra il 2000 e il 2017, si è avuto un aumento dell’8% in Europa, dell’84% in Oceania e del 104% in Sudamerica. Più concimi chimici si usano, più diminuisce la loro efficienza; un suolo degradato non trattiene le sostanze dilavate negli strati più profondi inquinando le acque di falda. Alla chimica vanno aggiunti i danni delle lavorazioni invasive come l’aratura profonda, che distruggono la sostanza organica e la microfauna del terreno, rendendolo meno fertile e più vulnerabile ad agenti patogeni, erosione e degrado. Più un suolo è povero e degradato, maggiore sarà il suo bisogno di “aiuti” chimici per produrre il cibo. È un circolo vizioso, da cui però non è impossibile uscire a patto di cambiare radicalmente l’attuale modello di agricoltura e ricominciare a nutrire il suolo di ciò di cui ha davvero bisogno: la sostanza organica. Un universo di biodiversità In un grammo di terreno si trovano circa 1 miliardo di cellule batteriche, fino a 200 milioni di ife fungine e una vasta gamma di acari, nematodi, lombrichi e artropodi. Oltre un quarto delle specie del Pianeta vive nel suolo, un universo che rischiamo di spazzare via prima di riuscire a conoscerlo davvero. Conservare questa biodiversità non è solo una questione etica, ne va della nostra sopravvivenza: un suolo ricco di vita è in grado di produrre cibo. Proteggere o rigenerare la biodiversità dei terreni è l’obiettivo dei vari modelli di agricoltura che propongono un cambio radicale di paradigma. L’agricoltura biologica, quella conservativa e ultima arrivata, l’agricoltura rigenerativa (che si sta diffondendo nel mondo anglosassone, in Australia e Stati Uniti e anche in Italia) si differenziano nelle pratiche e negli approcci, ma hanno un obiettivo comune: restituire la sostanza organica e la CO 2 al suolo, per favorire lo sviluppo della vita microscopica che lo rende più resistente ai patogeni per poter abbandonare fertilizzanti chimici. Rigenerare è meglio «Tre quarti dei nostri terreni ha un livello di sostanza organica bassissimo. L’approccio conservativo in agricoltura non basta più, bisogna lavorare per la rigenerazione dei suoli». A parlare è Matteo Mancini, autore del libro “Agricoltura organica e rigenerativa” e coordinatore tecnico della Ong Deafal, attiva in America Latina e in Africa con progetti agricoli e forestali. Il gruppo di Deafal è stato il primo a portare in Italia le pratiche dell’agricoltura rigenerativa. «È un movimento che arriva dal mondo anglosassone, fatto di esperienze eterogenee, alcune delle quali in realtà non escludono l’uso di agrofarmaci – spiega Mancini – perciò noi di Deafal abbiamo deciso di distinguerci aggiungendo l’aggettivo organica». L’approccio di Mancini e soci è pragmatico. «Allo stato attuale, con i terreni indeboliti e degradati, abbandonare tutte le molecole di sintesi non è possibile. Il nostro obiettivo è lavorare per rendere gli ambienti produttivi sempre meno suscettibili all’attacco dei patogeni e il modo migliore per farlo è aumentarne la fertilità. La differenza principale rispetto all’approccio classico dell’agricoltura biologica è che il nostro focus è sulla massimizzazione delle risorse aziendali. Cerchiamo, in un’ottica di economia circolare, di sfruttare tutti i sottoprodotti delle imprese e del territorio per produrre concimi, ammendanti, biostimolanti: dal siero di latte, dalla samsa, dalle vinacce, dalla crusca e naturalmente dal letame». Anche le pratiche di allevamento sono razionalizzate. «Il pascolo brado non è efficiente – spiega Mancini – e può essere dannoso per il suolo. Se gli animali, lasciati liberi, trovano delle erbe particolarmente gradite vanno sempre nello stesso posto finché non le esauriscono. Noi li mettiamo al pascolo in modo rotativo, spostandoli dopo 24-48 ore e consentendo al terreno di riprendersi. Gli animali possono essere uno strumento di rigenerazione del suolo formidabile, purtroppo è stato oggi interrotto il legame che tradizionalmente c’era tra aziende agricole e allevamento». La visione dell’Aor (Agricoltura Organica e Rigenerativa) se da un lato guarda alla ricerca scientifica e alle moderne tecniche di coltivazione, dall’altro ritorna a una visione integrata e tradizionale del lavoro agricolo, capace di restituire dignità a un settore oggi in crisi. «Il problema è il modello agroalimentare globale, basato su monocolture di soia e mais. Non è immaginabile abbandonare la chimica se prima non cambiamo radicalmente questo modello. Quello che possiamo fare – conclude Mancini – è lavorare per la rigenerazione del suoli così da avere produzioni più resistenti e meno bisognose di agrofarmaci. E impegnarci per un modello di produzione che restituisca indipendenza economica agli agricoltori e non li costringa a scegliere le monocolture richieste dal mercato globale». Biogasfattobene Fornire agli agricoltori i mezzi e le tecniche per coltivare in modo sostenibile – sia economicamente sia ambientalmente - e prendersi cura del suolo è l’obiettivo di quella che il Cib, il Consorzio Italiano Biogas, ha battezzato “agricoltura del Biogasfattobene”. Un insieme di pratiche –sistematizzate nell’iniziativa Farming For Future - che integrano tecniche di lavorazione senza aratura profonda, copertura del terreno e agriforestazione con l’uso del digestato (il residuo del processo di digestione anaerobica di scarti di origine animale o biomasse vegetali) come fertilizzante e fonte di sostanza organica. «La sostanza organica – spiega Guido Bezzi, responsabile dell’Area Agronomia del Cib - è uno degli elementi principali della fertilità poiché offre nutrimento per i microrganismi e aumenta la capacità di ritenzione di nutrienti e acqua, fungendo da aggregatore delle particelle di suolo. L’utilizzo efficiente di effluenti zootecnici o digestato e tecniche di lavorazione conservativa consente l'aumento della sostanza organica, favorisce la microbiologia del suolo riducendo l'incidenza dei patogeni e la restituzione di elementi nutritivi per la coltura in sostituzione dei fertilizzanti chimici». La peculiarità di questa via italiana all’agroecologia è l’integrazione nell’economia delle aziende agricole della produzione di bioenergie, come biogas e biometano ottenuti da processi di digestione anaerobica di vari tipi di scarti (effluenti zootecnici, biomasse, sottoprodotti di origine animale). Diventando parte integrante del ciclo produttivo di un’azienda agricola, le bioenergie contribuiscono a un uso più efficiente del suolo innescando un circolo virtuoso dal punto di vista ambientale ed economico. Possono infatti essere il mezzo per differenziare le colture e incrementare le rotazioni, aiutando così la biodiversità; valorizzano i sottoprodotti, evitando sprechi e rifiuti; producono un fertilizzante naturale come il digestato. Creano valore aggiunto per l’azienda che può rendersi indipendente da apporti esterni e dai diktat del mercato globale, reinvestire in innovazione e aumentare la fertilità di quello che è il patrimonio più prezioso e non replicabile: il suolo. ▲ https://www.consorziobiogas.it/ https://farmingforfuture.it/ https://www.agricolturaorganica.org/Eco-Postcard® e Eco-Decors® sono le esclusive cartoline dal “cuore vivente” su cui nasce una pian� na vera! Realizzate in cartoncino riciclato e carta cer� ficata FSC, al loro interno contengono una speciale torba e i semi. Basta un pò d’acqua più volte al giorno per vedere spuntare i primi germogli e poi travasare. 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Di fianco al cambiamento dello stile di vita, alla cessazione dell’uso dei combustibili fossili e all’esplosione delle fonti pulite, una grande mano può arrivare dal settore agricolo e da quello che è definito “biogas”. L’agricoltura del futuro, per rispondere alle richieste di materie prime, destinate ad Nel futuro dell'agricoltura il biogas acquisterà un ruolo importante, anche per la decarbonizzazione Futuro a tutto gas 37 L'ECOFUTURO MAGAZINE luglio/agosto 2021 aumentare in seguito alla crescita della popolazione mondiale, dovrà da una parte emettere meno gas serra e dall’altra rispettare la qualità del suolo e alimentare una filiera sempre più circolare. Gas bio e rinnovabile Il biogas viene ricavato in agricoltura tramite digestione anaerobica: un processo biologico naturale che sfrutta il lavoro di particolari microrganismi. Il biogas estratto, composto prevalentemente da (bio) metano (per circa il 50-65%), da CO 2 e in piccola parte da altri gas, rientra nella schiera dei “gas rinnovabili” e trova diverse applicazioni in campo energetico. Può, per esempio, essere utilizzato per riscaldare gli edifici connessi ai gasdotti, funzione importante che permette di immetterlo nelle reti che abbiamo a disposizione, oppure può essere sfruttato dal settore dei trasporti (anche quelli pesanti) e da quello dell’elettrificazione. Parliamo, dunque, di una tecnologia pronta all’uso e testata, che presenta molteplici benefici sotto gli aspetti ambientali, economici e sociali. Fine dell’aratro Nel 2018 le emissioni provenienti dall’agricoltura italiana ammontavano a 38.4 Mt di CO 2 (equivalente), ed erano così suddivise: 8.3 Mt generate dai consumi energetici e 30.1 Mt collegate in modo diretto all’attività di produzione e allevamento. In generale, stiamo parlando di circa il 9% del totale delle emissioni italiane. Secondo il CIB, il Consorzio Italiano Biogas che oggi conta al suo interno oltre 750 aziende agricole produttrici di biogas, l’agricoltura gioca un ruolo fondamentale nella battaglia climatica e oggi ha di fronte un’opportunità unica: ridurre le emissioni e sviluppare una filiera virtuosa di biometano per rafforzare le aziende agricole, evitare l’abbandono delle zone rurali e contribuire attivamente al contrasto del fenomeno di desertificazione dei suoli e del dissesto idrogeologico. Per sfruttare quest’opportunità, il CIB ha ideato il progetto “Farming for Future”. Si tratta di un nuovo modo di fare agricoltura: attraverso infatti “10 azioni” sostenibili il Consorzio descrive come integrare alla produzione di energia da biogas quella prettamente alimentare, con una serie di ricadute positive per il ripristino della fertilità dei suoli, minacciata dagli attuali processi agricoli. In pratica, le tecniche agronomiche di tipo convenzionale, come l’aratura profonda, non tengono conto dei bisogni di un terreno sempre più messo sotto pressione dalla domanda di prodotti alimentari e dal massiccio uso di fertilizzanti artificiali (concimi chimici e pesticidi). In questo modo, da una parte stiamo assistendo a una perdita di sostanza organica nel terreno per via dell’ossidazione (fenomeno che emette CO 2 ), e dall’altra viene registrato il rilascio di nitrati che inquinano le nostre acque e di ammoniaca (NH 3 ) e ossido di azoto (N 2 O) che alterano l’equilibrio atmosferico. La proposta del CIB per andare “oltre l’era dell’aratro” è semplice. Innanzitutto, occorre adottare un approccio di lavorazione ridotto del terreno, studiato in funzione delle caratteristiche del suolo in questione e della rotazione colturale. Poi, va sfruttato il “digestato”. Dagli scarti del settore agricolo, come detto, possiamo ottenere biogas che, dopo un'ulteriore fase di lavorazione, viene trasformato in biometano, utile per scopi energetici, e in digestato: un concime naturale che reintroduce i nutrienti fondamentali di cui il terreno necessita, rendendo il suolo fertile e produttivo. Una soluzione a “prova di biodiversità”, capace non solo di evitare l’emissione di nuovi gas serra in atmosfera, ma anche di rendere più efficiente la preziosa attività di stoccaggio del carbonio che il suolo svolge. «L’inserimento nell’azienda agricola della digestione anaerobica gioca il ruolo di effettivo ‘facilitatore’ di questa conversione agroecologica – ci ha spiegato Lorella Rossi, responsabile area tecnica del CIB -. La valorizzazione di effluenti zootecnici, residui e sottoprodotti, la diffusione delle seconde colture con incremento netto della fotosintesi per unità di terra, il ricorso a nuove tecniche di coltivazione sino al ritorno alla fertilizzazione organica grazie al digestato sono le possibili ‘azioni di spinta’ verso l’agroecologia. È sbagliato pensare che una produzione agricola ‘intensiva’, o qualcosa di simile, sia concettualmente da ‘condannare’. È esattamente il contrario. La produzione agricola deve diventare ancor più ‘intensiva’. Nel senso che è possibile produrre di più per unità di terra, inquinando di meno e impiegando sempre meno risorse per unità di prodotto generato». Pnrr Se analizziamo per intero il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) con la lente della transizione energetica, ci accorgiamo che il documento presentato dal governo non è adeguato all’impegno che l’Europa si è assunta con l’istituzione del Green Deal, come tra l’altro denunciato già da diverse associazione di settore. Tuttavia, ci sono degli aspetti positivi. Uno è di sicuro lo stanziamento di 1,92 miliardi di euro sul biometano. «Siamo molto soddisfatti che all’interno 38 L'ECOFUTURO MAGAZINE luglio/agosto 2021 del Pnrr trovi spazio un significativo progetto sulla filiera del biometano in agricoltura – ha sostenuto il CIB -. Le misure contenute nel Piano costituiscono un importante volano di investimenti verso progetti immediatamente cantierabili nella filiera agricola che permetteranno alle aziende di affacciarsi a nuovi mercati e sperimentare così nuove tecnologie e innovazioni». Il percorso tracciato dal Pnrr riconosce agli impianti di digestione anaerobica integrati nelle aziende agricole un ruolo strategico per stimolare la transizione agroecologica e fornire una risposta alla crisi climatica, senza intaccare la produzione agricola. «Le nostre aziende agricole saranno sempre più protagoniste, ma gli agricoltori hanno bisogno di processi di semplificazione e di una normativa chiara che permetta la produzione di biogas e biometano e una diffusione ancora maggiore della digestione anaerobica in agricoltura», ha infine ricordato il CIB. Inoltre, l’azione stimolata dal Piano potrebbe consentire anche di centrare l’obiettivo dell’11% entro il 2030 di gas rinnovabili sul totale della domanda finale europea di gas, proposto nel Rapporto “Setting a binding target for 11% renewable gas” da “Gas for Climate” , un consorzio fondato nel 2017 che conta tra i suoi membri 11 aziende europee che operano nel trasporto del gas e due associazioni che riuniscono il settore dei gas rinnovabili (il CIB ne fa parte). Secondo il Rapporto, per riuscire a tagliare del 55% le emissioni climalteranti dell’Unione entro il 2030 almeno l’8% del gas utilizzato in Europa dovrà essere biometano, mentre il restante 3% dovrà essere rappresentato dalla filiera dell’idrogeno verde. Le risorse del Pnrr costituiscono un primo passo per avviare questo percorso di transizione agroecologica, anche perché devono essere sfruttate entro il 2026. Per arrivare pronti al 2030 servono ulteriori misure di indirizzo e di accompagnamento, senza dimenticare che la filiera del biogas deve essere inserita in un contesto di crescita dell’intero settore rinnovabile. Con la crisi climatica che bussa sempre più forte alle porte dell’Italia e che rischia di trasformare in deserto un quinto del suolo italiano (in particolare il Sud Italia) nel giro di qualche decennio, come ricorda il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), non possiamo pensare di tenere in panchina parte degli strumenti che abbiamo a disposizione per la lotta al riscaldamento globale. ▲Next >