< PreviousLa capsula Pascucci in fibra vegetale, un contenitore rivoluzionario, compostabile per davvero! un caffè biologico che non fa male a nessuno WWW.PASCUCCIFIBRA.COM capsulaprofessional@pascucci.it Stiamo collaborando con Fondazione Cetacea21 L'ECOFUTURO MAGAZINE luglio/agosto 2022 PERSONAGGI / di Michele Dotti Arte e creatività sono strettamente collegate alla scienza e secondo Valerio Rossi Albertini sono la chiave per diffonderla È fisico-chimico, primo ricercatore al Consiglio Nazionale delle Ricerche, docente di Divulgazione della Scienza presso l’Università Roma2, nonché autore di oltre 130 pubblicazioni su riviste internazionali. Da alcuni anni inoltre, Valerio Rossi Albertini svolge un'attività di divulgazione scientifica in numerosi programmi tv sulle reti nazionali, oltre che sul web (la sua Ted Talk sull’auto elettrica e l’inquinamento dei grandi centri urbani è la più vista di sempre in lingua italiana), attraverso giornali (firma gli articoli di scienza sul quotidiano Il Riformista) e libri, anche per ragazzi (con Mario Tozzi ha scritto il saggio ambientalista Il futuro dell’energia e con Federico Taddia un libro di divulgazione per bambini, Perché il touchscreen non soffre il solletico?). Ha partecipato fin dalle prime edizioni a Ecofuturo Festival e contribuisce da diverse stagioni al programma EcofuturoTv. Gli abbiamo posto qualche domanda sulla divulgazione scientifica e ambientale. La gioia della scoperta22 L'ECOFUTURO MAGAZINE luglio/agosto 2022 Quando è nata la sua passione per la scienza? E come l’ha coltivata? «È una vocazione che ho sempre avuto. Da bambino ero curioso di conoscere le reazioni tra tutte quante le sostanze che si trovano in casa: ammoniaca, acido muriatico, varechina, alcool, acqua ossigenata, aceto e bicarbonato. E per fortuna queste prove le facevo all'aperto, nel giardino di casa, perché non sono certo consigliabili o salutari». Per anni è stato ricercatore e docente universitario. Poi è iniziato il suo percorso come divulgatore ambientale. Cosa l’ha spinta in questa direzione? «Sono tuttora ricercatore e docente di corsi universitari, ho solo affiancato a queste due attività quella altrettanto importante della divulgazione scientifica. In realtà l’avevo fatta anche in passato, anche se non in modo così strutturato e sistematico. Credo sia ormai evidente l'importanza di diffondere consapevolezza sui problemi che ci circondano, in particolare sulle questioni ambientali di cui vediamo ormai le ripercussioni in tanti ambiti diversi. E penso anche che sia un preciso dovere civico e sociale per qualunque scienziato che si occupi di questi temi dedicare una parte del proprio tempo alla comunicazione. Come diceva Albert Einstein ‘la scienza che non è a vantaggio dell'uomo è solo perversione intellettuale’». Quali pensa che siano i principali ostacoli alla diffusione di una mentalità scientifica nel nostro Paese? Che cosa si può fare per promuoverla? «Francamente penso che gli ostacoli alla diffusione di una cultura scientifica siano in prima istanza quelli scolastici, perché il mondo si è evoluto ma il modo di insegnare la scienza è rimasto ancorato a vecchi canoni. Bisogna riuscire a incuriosire e interessare i ragazzi, che tuttora sono indotti a studiare prevalentemente per il timore dell'interrogazione. La scienza ha una capacità di attrazione e di seduzione straordinaria, quando viene comunicata nel modo opportuno. Fare imparare a memoria le formule o gli enunciati dei teoremi allontana i ragazzi dallo studio delle Scienze. Oltretutto non è così che nasce la scienza: i grandi scienziati hanno sempre cominciato le loro riflessioni a partire dall'osservazione del mondo circostante e non dalla smania di formalizzare in termini di equazioni. Inoltre, la società non è educata nel suo complesso a ragionare sui problemi in maniera razionale e scientifica. Tutto si riduce a disputa verbale, a contesa e, se è giusto – volterrianamente - che tutte le opinioni abbiano diritto di cittadinanza quando si tratta di questioni attinenti il gusto o il pensiero individuale, è altrettanto vero che i numeri non sono sindacabili perché l'aritmetica non è un'opinione. La velocità della luce non si stabilisce per acclamazione o per alzata di mano». Per rispondere alle grandi sfide del nostro tempo (clima e biodiversità in primis), dovremo riuscire a coinvolgere molte più persone sui temi ambientali. Come fare? «Molti ricercatori ed esperti stanno utilizzando i mezzi di comunicazione collettivi che la tecnologia ci ha messo a disposizione, da YouTube a Facebook che sono mezzi molto efficaci per intercettare le nuove generazioni che ignorano la televisione. Ma accanto allo sforzo individuale 23 L'ECOFUTURO MAGAZINE luglio/agosto 2022 ci deve essere un impegno istituzionale su questi temi. Qualcuno ipotizza di introdurli come materia di studio nelle scuole, altri di produrre programmi televisivi mirati a diffondere concetti che ancora stentano ad affermarsi, infine bisognerebbe dare spazio e attenzione a quei raggruppamenti spontanei che si occupano di temi ambientali, a partire dal movimento dei Fridays For Future. Personalmente ho prestato molte volte la mia consulenza a gruppi di ragazzi che si sono rivolti a me per avere chiarimenti e consigli». Oltre all’impegno come scienziato, in questi anni ha recitato, cantato, ballato… C’è qualche altra sorpresa in serbo? «La scienza, a dispetto di quello che si pensa comunemente, è una disciplina estremamente creativa e direi gioiosa. È raro trovare qualche scienziato che parallelamente non coltivi passioni per la musica o altre forme d'arte. Nel dipartimento di Fisica dove ho studiato c'era un coro polifonico diretto da un professore di fisica quantistica. Io stesso ascoltavo musica lirica fin da bambino ed è stato sempre mio desiderio quello di riuscire a cantare arie di Opera. Per quanto riguarda il ballo, è stata un'esperienza isolata, che non credo di ripetere in futuro. Sono stato convinto da Milly Carlucci, che ha straordinarie doti di persuasione, anche perché ci siamo accordati che avrei potuto avere degli spazi di divulgazione scientifica perfino in un programma di intrattenimento come ‘Ballando con le Stelle’. Infatti ho costruito delle narrazioni (che sono state anche apprezzate) sulla scienza e la tecnica fisica del ballo». Ha qualche sogno nel cassetto? «Il mio sogno è di poter continuare a diffondere la cultura scientifica. Quando sono per strada e qualcuno mi si avvicina dicendo che ha capito finalmente qualche cosa che gli era sempre sfuggito o ha imparato qualcosa di utile che aveva sempre ignorato, è la mia massima gratificazione». In questo numero parliamo di trasporti: cosa potrebbe accelerare la transizione verso una mobilità sostenibile? «Devo dire che per una volta le istituzioni si sono fatte carico di un grande problema collettivo, superando gli ostacoli culturali e le reazioni delle lobby della conservazione. La notizia che dal 2035, cioè praticamente dopodomani, le case automobilistiche non potranno più produrre motori a combustione interna è una rivoluzione straordinaria. Sicuramente ci saranno deroghe e proroghe, ma ormai il percorso è tracciato e la promulgazione del decreto da parte del Parlamento Europeo segna l'inizio di un processo irreversibile. Naturalmente questo non significa che dal 2035 non circoleranno più veicoli a combustione interna e quindi è necessario riorientarli verso l'uso di combustibili meno inquinanti. La scelta più semplice è ovviamente il gas naturale, ma ciò comporta il rimanere legati ai paesi esportatori, come la Russia per esempio. Una soluzione migliore, compatibile con le esigenze dell'ambiente e dell'Indipendenza energetica, sarebbe la diffusione del biogas. Il biogas non ha soltanto il vantaggio di essere un combustibile meno inquinante rispetto a quelli liquidi derivati dal petrolio, ma di essere anche uno strumento di economia circolare, in quanto risorsa rinnovabile e non fossile, a bilancio di CO 2 nullo». ▲ www.rivercleaning.com • info@rivercleaning.com • Tel: +39 0424 881323 PLAY VIDEO26 IL CONTESTO Mobilità che fa buon clima di Bruno Casula 30 VIA TERRA Trasporti: a tutta bio-elettrificazione di Ivan Manzo 34 VIA MARE Navi rinnovabili di Giuliano Gabbani 38 VIA ARIA Sostenibilità in volo di Francesco Del Conte 42 ACCUMULO Da barile a barile di Maurizio Melis 44 POLITICHE Mare senza strade di Fabio Roggiolani 46 STRATEGIE Interruttori a gas di Andrea Mariani 48 FONTI Biometano mobile di Fausto Marelli 50 L’AMBIENTE IN NUMERI Un mondo in viaggio di Sergio Ferraris 51 IL PUNTO Svolta verso il clima di Gianni Silvestrini FOCUS Trasporti e mobilitàL'ECOFUTURO MAGAZINE luglio/agosto 2022 26 IL CONTESTO / di Bruno Casula U n Paese vagamente più attento alla sostenibilità ma ancora legato a una mobilità autocentrica, anche a scapito delle proprie tasche e del proprio benessere. Ecco la situazione attuale dell'Italia che ripropone uno scenario molto simile a se stesso da troppo tempo. Neppure la pandemia da Covid è servita. C'è stato qualche timido segnale di cambiamento dopo la prima ondata, quando ci sono stati dei ritorni di fiamma per la bicicletta e addirittura per il caro e vecchio “andare a piedi”, ma non c’è stato un cambiamento massiccio. Vediamo se ci riusciranno la crisi energetica e i prezzi dei carburanti in aumento. La macchina rimane una delle scelte preponderanti nonostante il pieno costi il 30% in più rispetto al 2021. Mobilità che fa buon clima I trasporti via terra devono cambiare in maniera radicale se si vogliono diminuire le emissioni e aumentare la sostenibilitàL'ECOFUTURO MAGAZINE luglio/agosto 2022 27 Sono anni che superiamo i limiti dei principali inquinanti atmosferici in moltissimi contesti urbani. A maggio 2022 la Corte di giustizia dell’Unione europea lo ha ricordato con una condanna per il mancato rispetto in diversi capoluoghi dei limiti del biossido d’azoto (NO2), gas dannoso per la salute, generato soprattutto dal traffico veicolare. Secondo i dati del Rapporto Mobilità Isfort, l'Italia è tra i Paesi più motorizzati d’Europa, con oltre 600 auto ogni mille persone; al tempo stesso i nostri mezzi pubblici sono tra i più vecchi in circolazione e abbiamo meno della metà di linee metropolitane (42,5%), poco più della metà di linee tranviarie e il 56,1% di linee ferroviarie suburbane. A Roma il numero di auto supera quello delle patenti: 1,7 milioni di mezzi contro 1,5 milioni di documenti. Ogni giorno ne circolano solamente tra le 600 e le 700 mila: ci sono un milione di auto ferme che occupano uno spazio immenso. Tutto in una città dove la metropolitana, che spesso funziona a singhiozzo, copre solo 60 chilometri con tre linee. Milano, più piccola di Roma, ne ha 96. Londra, che ha una superficie poco più grande di quella capitolina, 402. Opinione mobile Eppure qualcosa si muove. Nei sondaggi tra l'opinione pubblica, una mobilità più sostenibile è il desiderio di molti italiani. Secondo il sondaggio di fine 2021 promosso da Legambiente con Ipsos nell’ambito di Clean Cities Campaign sugli stili di mobilità degli italiani, il 60% degli intervistati ritiene rilevante un’offerta integrata dei servizi di trasporto: un unico biglietto o abbonamento che valga per treni extraurbani, trasporto pubblico locale e servizi di sharing mobility. Piace l'idea della “città dei 15 minuti”, con i servizi essenziali raggiungibili in bici o a piedi, in un quarto d'ora e anche le politiche di limitazione, quasi totale, della circolazione di auto e moto con motori a combustione nei centri abitati. Diverse amministrazioni locali si stanno impegnando di più per riuscire a incentivare una mobilità in grado di soddisfare questi requisiti. Di certo, più di quanto non abbiano fatto fino ad oggi tutti gli ultimi governi, incentivando una mobilità alimentata a combustibili fossili, attraverso miliardi di euro di sussidi ambientalmente dannosi (SAD). Come confermano i dati raccolti da Legambiente nel suo ultimo Report, nel 2020 il costo dei SAD è stato pari a 34,6 miliardi; di questi, il settore dei trasporti ha beneficiato di ben 16,6 miliardi, tra sussidi diretti e indiretti. Si tratta del settore più finanziato dopo quello energetico. Cifre esorbitanti rispetto a quanto si investe nella mobilità pulita. Nuova linfa arriverà dal PNRR, da dove il Ministero per le Infrastrutture potrà gestire risorse pari a 61,4 miliardi di euro, di cui circa la metà sono investimenti ferroviari. Per quanto riguarda la mobilità elettrica, si punta a potenziare le infrastrutture di ricarica con la realizzazione di più di 21mila punti di ricarica rapida, di cui 7.500 in autostrada (da almeno 175 kW) e 13.755 nei centri urbani (da almeno 90 kW). Saranno predisposte “100 stazioni sperimentali con stoccaggio”; successivamente si favorirà il rinnovo delle flotte e lo sviluppo di una filiera per la produzione di batterie. Ci sono degli incoraggianti segnali. In Italia tutte le 14 città metropolitane italiane, tranne Palermo, hanno dei PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) approvati, o in corso di elaborazione. Piani decennali da presentare obbligatoriamente entro il 2023, che derivano da linee guida europee e sono il documento di riferimento attraverso cui capire gli investimenti necessari, che vanno insieme con l'ammodernamento dei mezzi pubblici e con il sistema di regolazione delle zone a traffico limitato, fino alle Low emission L'ECOFUTURO MAGAZINE luglio/agosto 2022 28 zone. A Milano dal 2010 al 2020 c'è stata una riduzione del numero delle automobili: si è passati da 600 ogni mille abitanti a 500, grazie a una serie di misure. Una di queste è sicuramente Area C, la zona a traffico limitato del centro storico con restrizioni di accesso per i veicoli più inquinanti, abbinata a una congestion charge, che ha ridotto il traffico e ha contribuito al rinnovamento del parco auto della città, fino a convincere molti cittadini ad abbandonare l'auto privata. Sharing mobility Rinunciare all’auto di proprietà a favore di mezzi condivisi è uno dei capisaldi della mobilità sostenibile. Superato lo shock pandemia, la mobilità condivisa ha ripreso a crescere: secondo il quinto Rapporto Nazionale dell’Osservatorio Nazionale Sharing Mobility (in attesa del sesto a fine luglio), nel 2020 scooter, biciclette e monopattini in condivisione hanno superato i valori del 2019 pre-pandemia e il car sharing li sta raggiungendo. Le iscrizioni complessive a questi servizi hanno raggiunto a livello nazionale la quota di 5.600.000, con 158 servizi attivi in 49 città (il triplo del 2015). Tuttavia, sono solo quattro le città dove sono presenti tutti i quattro mezzi in condivisione - auto, scooter, bici e monopattini: Milano, Roma, Torino e Firenze. Rimane comunque una scarsità di infrastrutture disponibili, così come l’assenza di parcheggi dedicati. Si calcola che l'investimento annuale per istituire un efficace servizio di bike sharing nei 76 capoluoghi che ancora non ne hanno uno (35mila biciclette in condivisione per sette milioni di italiani in più rispetto ad oggi), significherebbe aumentare la dotazione di risorse del Fondo Nazionale per il trasporto pubblico locale di solo lo 0,5% all’anno (attualmente è circa di 5 miliardi). Mobilità ciclistica Proprio la bicicletta, mezzo sostenibile per antonomasia, ha trovato nuova linfa nei vari periodi della pandemia, soprattutto dopo il primo lockdown. Secondo i monitoraggi di Google Maps, nel 2020 c'è stato nel mondo un aumento globale delle richieste di percorsi ciclabili pari al 69%. In Italia le immagini delle nuove piste ciclabili a Roma, Torino, Milano, Bologna, realizzate in pochi giorni per permettere a “vecchi” e nuovi ciclisti di pedalare in sicurezza (cosiddette pop-up), sono state sulle prime pagine di tutti i quotidiani. Così come il boom del bonus mobilità, stanziato nel 2020 dall'allora governo Conte: una misura che ha avuto un successo ben oltre le aspettative e che ancora oggi è in vigore. Tornando alle infrastrutture, negli ultimi due anni, sono stati fatti dei passi in avanti. I PUMS prevedono 2.626 km di nuove piste ciclabili, da sommare ai 2.341 km già esistenti in 22 città italiane. Secondo il rapporto Mobilitaria, realizzato da Kyoto Club e dall’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-IIA), in collaborazione con ISFORT, c'è stato un potenziamento delle infrastrutture in diverse città, grazie anche agli stanziamenti del MIMS. Tra i casi virtuosi ci sono Roma, che ha avuto un incremento di 69 chilometri di percorsi ciclabili, Genova (+ 29 km), Torino (+17 km), Bologna (+ 12 km) e Cagliari (+11 km). In Italia in media soltanto il 4% degli spostamenti sul totale avviene in sella a una bici. Un dato dieci volte inferiore rispetto ai Paesi Bassi (41%) e notevolmente inferiore ai numeri di Svezia, Germania, Finlandia, Danimarca e Belgio, che oscillano fra il 15% e il 20%. Persino l’Ungheria che ha deciso di investire sulla ciclabilità in tempi recenti, viaggia ormai su un dato del 14%. In definitiva, la strada per trasformare le nostre città in centri di mobilità multimodale, sostenibile e accessibile, con mezzi pubblici a emissioni zero, tram, metropolitane, sharing ed e-mobility, biciclette, è ancora lunga. Riequilibrare l’uso dello spazio pubblico restituendo strade e piazze a tutti, è una necessità. Bisogna sostenere il concetto che la mobilità debba essere soprattutto libertà di muoversi in sicurezza e in tempi ragionevoli, con mezzi non necessariamente privati e il più possibile a basse emissioni. ▲Next >