< PreviousL'ECOFUTURO MAGAZINE settembre/ottobre 2022 40 C ooperativa Insieme Benefit: da gruppo di acquisto a società cooperativa che sceglie di assicurare le rinnovabili, sperimenta le Comunità energetiche e si occupa anche di Welfare aziendale. «Eravamo un gruppo di acquisto informale che aggregava circa 400 utenti, dal 2011 siamo diventati una società cooperativa, con sede a Modena e ci occupiamo principalmente di intermediazione assicurativa. Ma abbiamo deciso di escludere alcune filiere”. Di queste e altre scelte controcorrente ci ha parlato Antonio Fierro, presidente della “Cooperativa Insieme Benefit” che tra i vari servizi offre anche la possibilità di acquistare energia rinnovabile. Quale logica c’è dietro la scelta di dedicarsi a settori assicurativi forse meno appetibili per i bilanci ma più vantaggiosi per l’ambiente e la società? «Abbiamo escluso la gran parte del mercato assicurativo perché abbiamo ritenuto opportuno che nel nostro mondo non ci dovessero essere soci delle filiere del petrolio, della caccia e delle armi scartando tutto quello che non riguarda prettamente le tematiche che hanno a che fare con il sociale e l’ambiente». La realtà della cooperazione dal basso si adatta bene alla transizione ecologica Cooperare per bene REALTÀ / di Tiziana Giacalone* L'ECOFUTURO MAGAZINE settembre/ottobre 2022 41 *Redattrice giuridica-ambientale, Nextville.it Com’è strutturata l’area assicurativa della Cooperativa? «La Cooperativa (siamo 11mila tra soci e clienti), ha sviluppato sostanzialmente due aree assicurative: una nel settore ambientale, privilegiando il settore delle auto elettriche, del fotovoltaico e dell’eolico; l’altra è dedicata alle cooperative sociali, alle associazioni e, più in generale, al mondo del volontariato. Assicuriamo soprattutto i gruppi che acquistano cibo biologico o le famiglie che decidono di mettersi insieme per avere condizioni contrattuali più convenienti per gli impianti fotovoltaici o per l’efficientamento energetico delle abitazioni». Assicurate solo le auto elettriche. Perché? «Oggi siamo uno dei maggiori assicuratori a livello italiano di possessori di veicoli elettrici. Attualmente solo il 2-3% delle vendite di macchine riguarda i veicoli elettrici. Ma noi riteniamo che il settore delle auto elettriche abbia un valore molto alto e lo abbiamo preferito alle auto a benzina, che oltre a essere molto inquinanti rientrano nelle filiere con impatti ambientali e sociali non indifferenti». Come si sviluppa il processo assicurativo di un gruppo di acquisto di energia? Cosa si assicura esattamente? E come? «Con noi un gruppo di acquisto assicura gli impianti. Il nostro ruolo è quello di general contractor. Aggreghiamo la domanda e la facciamo incontrare con l’offerta, fornendo le migliori condizioni possibili, con scontistiche e variazioni di polizza. Del resto se abbiamo un gruppo di 15-20 soci possiamo spuntare con le compagnie assicurative condizioni migliori rispetto a quelle che otterrebbe il singolo». Vediamo più da vicino una di queste convenzioni «Abbiamo sviluppato una convenzione con Dolomiti energia di Trento, che produce energia rinnovabile da idroelettrico. La convenzione è aperta alle utenze con codice fiscale, dunque ai privati, che vogliono acquistare energia verde certificata. Con Dolomiti energia la nostra cooperativa aderisce al progetto Sinergika che consente di destinare i contributi provenienti dai contratti stipulati, che spetterebbero alla Cooperativa, a progetti territoriali con ricadute sociali. Quello che non incassiamo viene depositato dalla Dolomiti in un fondo che -per nostra scelta – andrà a sostenere il la cooperativa sociale InTandem, attiva nella provincia di Modena, che si occupa del tempo libero delle persone con disabilità, favorendone l’integrazione e il divertimento». La Cooperativa promuove anche le rinnovabili sperimentando le Comunità energetiche. Come state procedendo? «Per noi le Comunità energetiche sono da promuovere ma sappiamo quanto sia complicato realizzarle perché c’è poca informazione. Abbiamo dunque deciso di realizzare la nostra prima comunità, nel comune di Campogalliano, con due impianti e tre famiglie che consumano. Il nostro obiettivo è quello di conoscere tutte le procedure e in un secondo momento sensibilizzare i nostri soci sull’opportunità di realizzare una Cer. Non realizzeremo le comunità né faremo consulenza o assistenza tecnica, ma lavoreremo per strutturare convenzioni con figure professionali che faranno tutto questo per i nostri soci». Vi occupate anche di welfare aziendale. Ci spieghi com’è avvenuto il passaggio dalle assicurazioni al welfare «Il passaggio è stato naturale. Lavoriamo con realtà grandi che diventano nostri soci. Parliamo di 500 soci o 100 volontari che hanno esigenze simili e ai quali offriamo le nostre convenzioni. Inserire il welfare è stato molto semplice. Per esempio se c’è l’interesse all’acquisto di una polizza Rca, rivolgendosi a noi è possibile acquistarla inserendo una trattenuta mensile in busta paga. Vale lo stesso per i fondi sanitari integrativi e altri servizi che portano vantaggi al dipendente e all’azienda perché il welfare consente la detassazione». ▲L'ECOFUTURO MAGAZINE settembre/ottobre 2022 42 A Solarolo, in provincia di Ravenna, c’è un'azienda che raccoglie cartucce vuote e altri rifiuti prodotti dagli uffici, come le stampanti, li rigenera e ne permette il riuso. Il suo nome è Eco Recuperi è nata nel 1997 ed è la più veterana tra le reti nazionali di raccolta differenziata di rifiuti speciali per l'ufficio. Il suo servizio "ECO-BOX" è leader nel settore della raccolta di cartucce toner e getto d'inchiostro in tutto il territorio nazionale, grazie a una rete capillare di collaboratori per la raccolta e il trattamento delle cartucce destinate alla rigenerazione. L'azienda di Solarolo mette in pratica la regola fondamentale delle tre R: Ridurre, Riciclare e Riusare: il riuso è la sua colonna portante. La vera innovazione è il sistema di tracciabilità delle cartucce, notarizzato su Blockchain, che permette di tracciare il loro percorso dalla raccolta alla rigenerazione, assicurando che tutto avvenga in Italia e che siano state Rigenerare le cartucce delle stampanti significa anche tutelare il clima ESPERIENZE / di Deborah Annolino Cartucce per il climaL'ECOFUTURO MAGAZINE settembre/ottobre 2022 43 realmente rigenerate, evitando così l'acquisto di cartucce contraffatte. Il toner rigenerato ha un costo inferiore: con un risparmio che oscilla tra il 30 e il 50 per cento è possibile acquistare cartucce con la stessa resa di quelle nuove. Giovanni Costa, amministratore unico e fondatore dell'azienda, racconta: «La qualità di stampa è garantita da aziende specializzate. Tornando alle tre R, con questo processo si risparmia anche in termini di CO₂ emessa. Si attua un percorso di ‘Economia Circolare’, che coinvolge il comparto eco-manifatturiero e gli utilizzatori finali per mantenere il prodotto all'interno del suo ciclo di vita il più a lungo possibile ed evitarne lo smaltimento precoce». Qual è impatto ambientale delle cartucce rigenerate? «Con le cartucce rigenerate l'impronta di carbonio si riduce del 53%, e quella energetica del 59%. L'impatto sulle risorse naturali invece si riduce del 52%. Questa valutazione, fatta da Clover lmaging Group nel 2022, si è concentrata sulla comparazione dell'impronta di carbonio, o carbon footprint, un indicatore che rappresenta la superficie (di terre produttive e acqua) necessaria a rigenerare le risorse consumate. Il guadagno è per l'ambiente ma anche per la nostra salute: i toner delle cartucce rigenerate sono privi di sostanze pericolose e l'impatto è del 66% in meno. Va fatto notare che il Mite ha imposto dei ‘Criteri Ambientali Minimi’ agli uffici pubblici che sono tenuti ad acquistare almeno il 30% di cartucce rigenerate. Anche nel mondo dell'elettronica i prodotti ricondizionati stanno spopolando. Dagli smartphone alle stampanti: quelli rigenerati costano fino al 50% in meno rispetto a quelli nuovi». Come vengono prodotte? «La rigenerazione inizia dalla raccolta. Sostituite le parti usurate, l'intera apparecchiatura viene ripulita e sbiancata per renderla visivamente ‘come nuova’. Seguono test di funzionalità per assicurare la resa di un prodotto originale. Le stampanti rigenerate possono garantire un'eccellente qualità di stampa e la stessa quantità di fogli di una nuova. Preferendo l'economia circolare allo smaltimento prematuro si fa un favore al Pianeta oltre che al portafogli. L'impatto ambientale è dell'80% in meno. L'impatto di una stampante nuova è pari a quello di quattro rigenerate. Grazie al recupero sono reimmesse sul mercato materie prime - plastica, metalli, silicio - che altrimenti andrebbero disperse nell'ambiente. Così come per le cartucce toner, il risparmio è in termini di emissioni. Viene prodotto il 71,4% di CO₂ in meno e il consumo di energia diminuisce del 69,5%. Inoltre, è bene ricordare - ora più che mai - l'ingente uso di acqua sfruttata dalla filiera produttiva. La produzione di una stampante rigenerata impiega il 70,3% in meno delle risorse idriche e l’86,2% in meno delle risorse minerarie. Questi i dati del confronto comparativo sullo studio del ciclo di vita di Life Cycle Assessment. Una rigenerazione di qualità si ottiene solo grazie ad un'attenta manodopera e alla costante ricerca di nuove tecnologie». Qual è il futuro di questo settore? «La strada della rigenerazione in Italia è ancora lunga. A differenza di Francia o Germania l'attenzione e la tendenza all'acquisto di prodotti rigenerati è ancora indietro. Nel '98 quando ho iniziato, in Italia erano circa 300 le aziende che praticavano la "rigenerazione". Con l'avvento dei prodotti provenienti dal mercato cinese, è cambiato tutto e oggi ne sono rimaste attive circa una ventina. Questo calo drastico l'abbiamo sentito anche noi, tant' è che il 50 per cento del nostro fatturato deriva da altre attività e servizi che si caratterizzano per un impatto ambientale minimo e una filosofia ecologica. Spero che l'attenzione verso la rigenerazione dei prodotti, in tutti i settori, torni ad essere alta tra le aziende e tra i privati ma per fare ciò è necessario un profondo cambiamento culturale a cui tutti siamo chiamati». ▲L'ECOFUTURO MAGAZINE settembre/ottobre 2022 44 O ggi l’Europa si trova a fronteggiare una crisi del gas, cercando soluzioni per contrastare la carenza di forniture da parte della Russia e rivolgendo lo sguardo verso la diversificazione energetica delle proprie fonti di approvvigionamento. Allo stesso tempo si sta impegnando nello sviluppo di pratiche sostenibili perseguendo gli obiettivi comunitari legati al mondo privato e pubblico, per contrastare il rincaro dei prezzi del gas e traguardare i target di riduzione delle emissioni. A tal proposito, a luglio 2021 all’interno del pacchetto Fit for 55 presentato dalla Commissione Europea, è stato inserito anche l’aggiornamento della Direttiva Efficienza Energetica (Energy Efficiency Directive – EED), nella quale viene proposto di ridurre l’uso dell’energia comunitaria di almeno il 9% entro il 2030 rispetto allo scenario di riferimento del 2020. Ciò equivale ad un taglio, rispettivamente del 39% sui consumi di energia primaria e del 36% su quelli finali, raggiungibile attraverso una serie di azioni e nuovi target. Obiettivi che nel REPower EU di maggio 2022 sono stati ulteriormente aggiornati puntando ad una riduzione del 13% entro il 2030, che corrisponde all’incirca a un taglio del 40% sul consumo di energia finale e 42,5% sull'energia primaria. «Vogliamo che in Europa tutti possano illuminare la propria casa, riscaldarla o raffrescarla senza rovinarsi né rovinare il Pianeta». Con queste parole Frans Timmermans, Vicepresidente della Commissione europea, ha lanciato nel Efficienza energetica, il decalogo delle buone pratiche di Renovit che aiuta privati, imprese e Pubbliche amministrazioni L’efficienza. Quella buona PRATICHE / di Francesco del ConteL'ECOFUTURO MAGAZINE settembre/ottobre 2022 45 2020 la strategia Renovation Wave e l’Italia figura tra le nazioni che più si stanno adoperando per rispettare quelli da considerare obiettivi stringenti ma raggiungibili. Già a gennaio 2021 il Ministero dell'Ambiente aveva pubblicato la Strategia italiana a lungo termine sulla riduzione delle emissioni di gas serra. Unendo tale vademecum di azioni da intraprendere ai 15 miliardi di euro previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il Paese sta adottando misure di risparmio energetico con lo scopo di abbattere le emissioni annue di gas serra e dimezzare il consumo di energia: efficientamento energetico di edifici e tribunali, un piano di sostituzione di edifici scolastici e di riqualificazione energetica, la promozione di un teleriscaldamento efficiente sono solo alcuni dei target che il governo italiano si è imposto. Tra gli operatori del settore che si stanno muovendo per facilitare la transizione energetica sia nel settore pubblico sia privato, incentivando i cittadini a pratiche quotidiane green, vi è Renovit la piattaforma italiana avviata da Snam e CDP Equity. La sua missione è quella di abilitare l’ulteriore crescita del settore, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi nazionali di efficienza energetica al 2030 e alla decarbonizzazione del sistema economico. Per raggiungere il suo scopo Renovit ha pubblicato un decalogo di buone pratiche per utilizzare l'energia in modo più efficiente, soprattutto in un contesto delicato come quello attuale. Sono stati messi a punto alcuni consigli per diverse categorie di utenti, dalle famiglie alle imprese e agli enti pubblici. I tre vademecum si pongono come guida pratica per ottimizzare il consumo di energia e a lungo termine beneficiare di un risparmio di costi salvaguardando l’ecosistema circostante. Tra i consigli dedicati alle famiglie compaiono quello di regolare al meglio la temperatura interna delle proprie abitazioni: la normativa prevede una temperatura di 20 °C più 2 di tolleranza ma, come indicato da ENEA, 19 °C sono più che sufficienti a garantire comfort; regolare la temperatura della caldaia a non oltre 60 °C; in estate, utilizzare l’aria condizionata con finestre e porte chiuse. Anche per le imprese non mancano suggerimenti tra cui quello di monitorare i consumi energetici o riqualificare i sistemi di illuminazione con lampade a basso consumo e alto rendimento, o prediligere l’installazione di impianti fotovoltaici; mentre per la Pubblica Amministrazione Renovit dedica un decalogo specifico per ripensare in una chiave più sostenibile gli edifici pubblici, in linea con le più recenti proposte della Commissione europea contenute nella Direttiva sulla performance energetica degli edifici. Tra i consigli quello di rinnovare gli impianti di riscaldamento, di raffrescamento e di produzione dell’acqua sanitaria degli edifici; installare cappotti termici e sostituire infissi e serramenti; realizzare specifiche diagnosi energetiche per individuare le migliori soluzioni di efficientamento. Che si tratti di privato, mondo delle imprese e PA la corsa verso la decarbonizzazione è una priorità dei nostri tempi e l’impegno di Renovit si inserisce nell’obiettivo per singolo Paese europeo di realizzare nuovi risparmi sul consumo finale di energia di almeno l’1,5% ogni anno dal 2024 al 2030, rispetto all’attuale 0,8%. ▲L'ECOFUTURO MAGAZINE settembre/ottobre 2022 46 Consumi insostenibili L'AMBIENTE IN NUM3RI di Sergio Ferraris I dati dei consumi ci dicono che siamo, per ora, sulla strada sbagliata. I consumi della nostra specie sono proporzionali alla quantità di risorse ambientali che sfruttiamo. Dall'inizio del 2022 al 12 ottobre 2022 (data della messa on line della rivista) abbiamo: • distrutto 4.040.682 ettari di foresta (al netto della riforestazione); • eroso 5.439.930 ettari di terra coltivabile; • emesso 28.317.850.153 tonnellate di CO 2 (direttamente dai combustibili fossili); • desertificato 9.324.538 ettari; • rilasciato nell'ambiente 7.609.129 tonnellate di sostanze tossiche. Sull'energia siamo molto poco sostenibili: • 90.312.000.000 MWh d'energia consumata; • 76.680.000.000 MWh d'energia fossile; • 566.012.000.000.000 MWh è l'energia che la terra riceve dal Sole. Oltre a ciò abbiamo anche la dimensione etica che non funziona. Infatti: • 7.980.369.279 sono le persone oggi sul Pianeta; • 864.361.146 le persone denutrite; • 1.734.151.204 le persone sovrappeso; • 819.686.698 le persone obese; • 8.691.348 le persone morte di fame (dall'inizio dell'anno). ▲ 28.317.850.153 tonnellate di CO 2 emesse da combustibili fossili 4.040.682 ettari di foresta distrutti 7.609.129 tonnellate di sostanze tossiche rilasciate nell’ambiente 9.324.538 ettari desertificati 5.439.930 ettari di terra coltvabile erosi 566.012.000.000.000 MWh l'energia che la terra riceve dal Sole 76.680.000.000 MWh d'energia fossile 90.312.000.000 MWh Energia consumata Dall'inizio del 2022 al 12 ottobre 2022 L'ECOFUTURO MAGAZINE settembre/ottobre 2022 47 il. di Livio de Santoli* Il nostro futuro I l periodo di transizione che viviamo possiede due accezioni, quella ecologica e quella digitale, che sono spesso separate. Aderire a questa concezione significa perdere di vista la più importante caratteristica della transizione, quella di proporre un modello culturale e sociale rivoluzionario. L'eredità del '900 ci consegna la difficoltà di avere una visione unitaria, avendo impostato le nostre conoscenze in modo verticale, somma di tante specializzazioni per lo più slegate tra loro e prive di interconnessioni. Applicare al nostro futuro strumenti e metodi del passato significa andare incontro a un disastro annunciato. È difficile, ma lo sforzo che dobbiamo fare dovrà essere quello di recuperare una visione complessiva delle cose, perduta nel secolo scorso. La transizione oltre al modello ambientale, economico, tecnologico, deve considerare anche quello socio-culturale. Per poterlo fare, l’approccio più evidente è quello di comprendere, con Telmo Pievani, che la storia evolutiva non può più essere stabilita come vittoria del più forte, ma del più adatto, del più collaborativo e del più inclusivo, cioè di chi ha capito che per sopravvivere occorre unirsi in comunità. Le comunità sono un dono (cum- munus) ma con un obbligo morale, l’obbligo di considerare un obiettivo comune che implica una responsabilità individuale in chiave sociale. Responsabilità che può appartenere solo a un agente libero, capace di esercitare quell’obbligo morale verso obiettivi comuni e benefici comuni, senza profitti fini a se stessi. Nel caso dell’energia, lo strumento si chiama comunità energetica e deve essere obbligatoriamente rinnovabile, per interpretare il vero senso dell’obiettivo sette dell’ONU: energia pulita per tutti, in cui i pilastri delle rinnovabili e dell’efficienza energetica definiscono il processo di decarbonizzazione urgente e impongono un nuovo comportamento dell’individuo, non più semplicemente (e passivamente) consumatore ma anche produttore attivo (quindi responsabile). Energia come bene comune. Energia come oggetto di cittadinanza attiva necessaria per assicurare la centralità del prosumer. In questo modo si affronta anche il tema dell’inclusione sociale: quella attenzione alle disuguaglianze sociali e alle discriminazioni multiple oggi inderogabili che, come detto, corrisponde alla responsabilità dell’individuo libero di scegliere, una volta accettata la sua parte attiva del processo energetico. In definitiva iniziare, attraverso rinnovabili ed efficienza energetica, un percorso di democratizzazione dell’energia, con una energia accessibile a tutti perché a basso costo, autonoma e non proprietaria, non speculativa ed ad alta intensità di lavoro. È un modello energetico fondato sull'importanza della generazione distribuita e dell’autoconsumo con una valorizzazione del territorio e delle sue risorse (vento, Sole, biomassa, ecc.), imponendo una coincidenza geografica tra produzione e consumo che è ulteriore risparmio di energia. Oltre che dare rappresentanza a un importante sostegno alle famiglie in povertà energetica, non è da trascurare la rilevante funzione in termini di consenso locale per l’autorizzazione e la realizzazione degli impianti e delle infrastrutture. ▲ Il recupero del concetto di comunità è fondamentale per il futuro *Prorettore Università "La Sapienza”, Presidente Coordinamento FREE 48 L'ECOFUTURO MAGAZINE settembre/ottobre 2022 MEMORIA / di Moreno Tomasetig I l 26 luglio di quest’anno, alla veneranda età di 103 anni, ci ha lasciati James Lovelock, scienziato indipendente inglese noto per aver formulato “Ipotesi Gaia”, che descrive il pianeta Terra con tutte le sue funzioni come un super organismo. Fu proprio la sua teoria ad ispirarmi nella creazione del fumetto intitolato ”Le avventure di Gaia la Terra” fin dagli anni ’80; per questo gli sono particolarmente grato. Lovelock fu autore di diversi libri e innumerevoli ricerche tra cui “Gaia. A new look of Secondo James Lovelock la Terra è un grande superorganismo di nome Gaia La Terra è GaiaL'ECOFUTURO MAGAZINE settembre/ottobre 2022 49 life on earth” (1979), la sua teoria fu sviluppata negli anni successivi in collaborazione con la micro biologa Lynn Margulis). James Lovelock diede il nome della divinità Gaia alla sua ipotesi, nella mitologia greca la dea personificava la Terra e non fu il primo a formulare una tale ipotesi. Già nel diciottesimo secolo il geologo James Hutton sostenne che i processi geologici e biologici della terra erano interconnessi, tesi che fu approfondita dal naturalista Alexander Van Humboldt che scoprì il meccanismo di co- evoluzione degli organismi viventi, del clima e della crosta terrestre. Negli anni ‘20 del Secolo scorso, lo scienziato russo ucraino Vladimir Vernadsky sostenne che gli organismi viventi potevano rimodellare il Pianeta allo stesso modo di qualsiasi altra forza fisica, modificando le quantità di ossigeno, azoto e anidride carbonica nell’atmosfera terrestre. Per queste scoperte Vernadsky divenne il pioniere delle scienze ambientali e dell’ecologia. Successivamente, Aldo Leopold pioniere dell’etica ambientale, convinto sostenitore della conservazione della natura selvaggia, suggerì l’idea di una “Terra vivente “, biocentrica e olistica. James Lovelock pubblicò i suoi primi articoli negli anni 1972-74, seguirono il libro “Gaia, a new look of life on earth” e l’articolo sul “New scientist” nel 1975. Nella sua prima formulazione egli sostenne che «i mari, gli oceani, la crosta terrestre e altre componenti geofisiche si mantengono in condizioni idonee grazie al comportamento degli organismi viventi, vegetali e animali. Temperatura, stato di ossidazione, acidità, salinità e altri parametri chimico fisici che sono fondamentali per la vita sulla Terra, presentano valori costanti. Questa omeostasi è l’effetto dei processi di feedback svolti in maniera autonoma da parte del biota (sistema complesso dei microrganismi)». In sintesi, secondo Lovelock, la Terra è un insieme di biota e biosfera, un complesso ecosistema che si autoregola con reazioni chimiche e geofisiche. E qui arriviamo all’azione odierna dell’uomo industrializzato, con un forte fattore inquinante dell’intera Gaia e del suo ambiente con sostanziali modifiche di fattori limitanti (temperature, composti chimici ecc.). Da segnalare che l’ipotesi Gaia è stata criticata da alcuni scienziati che non approvano la personificazione di “Gaia” e sostanzialmente tendono a separare i processi regolatori del Pianeta in distinte manifestazioni. Oltre tutto questo, dobbiamo ringraziare Lovelock per aver rilanciato in modo moderno l’idea di una Terra, casa comune, in un mondo interconnesso e interdipendente avvicinandosi ai concetti archetipici di Madre Terra che per millenni sono stati il punto di riferimento dei popoli nativi aborigeni. Oggi più che mai la Terra è la nostra casa comune e ciò che succede dall’altra parte del globo riguarda tutti (inquinamento, guerre e cambiamenti climatici ecc.). Se sapremo cogliere questa complessità insieme, in modo unitario e senza pregiudizi, potremo sviluppare grandi opportunità in modo sostenibile, vivere in pace e condividere le risorse in modo equo e solidale. In fondo, dipende tutto da noi. ▲ Bibliografia utile di James Lovelock: James Lovelock, Le nuove età di gaia (1991, Bollati Boringhieri) James Lovelock, Gaia: manuale di medicina planetaria (1992, Zanichelli) James Lovelock, Omaggio a Gaia (2002, Bollati Boringhieri) James Lovelock, La rivolta di Gaia (2006, Rizzoli) Un disegno di Moreno Tomasetig del 1984, realizzato in Giappone e ispirato dalla tesi "Gaia" di Lovelock. Gli albori della sua striscia di fumetti Gaia, che ospitiamo nelle pagine di questo Magazine.Next >